A Love Song for Latasha - Credits: Netflix

Presentato al Sundance nel 2019 ma approdato su Netflix come produzione Originale pochi mesi fa, A Love Song for Latasha è in corsa agli Oscar 2021

A Love Song for Latasha è un cortometraggio documentario (20’) che racconta la vita e i sogni di Latasha Harlins, quindicenne afroamericana uccisa a Los Angeles nel 1991. Il suo corpo senza vita, sparato alle spalle, stringeva ancora i due dollari con cui avrebbe pagato il succo d’arancia al negozio vicino casa. Non era la prima volta che la proprietaria della bottega minacciava con le armi i ragazzini neri che entravano a fare spese, ma nessuno era convinto che avrebbe davvero premuto il grilletto. Sono cose a cui fai l’abitudine, dice la voce fuori campo: il modo in cui tutti ti guardano e ti seguono, temendo che rubi qualcosa, o in cui improvvisamente ti costringono a uscire dai negozi.

Eppure fa sempre male. Fa nascere una rabbia che implode e, alla fine, distrugge sempre e solo le vite di chi è oppresso, non di chi opprime.

In quel marzo 1991, tuttavia, l’intera città brucia della medesima rabbia. La morte di Latasha, uccisa per 1 dollaro e 79 centesimi, si intreccia con il pestaggio di Rodney King da parte della polizia. Pochi mesi dopo parte inesorabile la cosiddetta Rivolta di Los Angeles.

Mentre, tuttavia, la storia del tassista massacrato della polizia è molto più nota, tanto da essere ripresa anche da Spike Lee in Malcolm X o in American Crime Story (Il Caso O.J.), Latasha spesso viene dimenticata.

Ecco allora che a riportarla alla nostra attenzione è un documentario significativamente voluto, oltre che da Netflix, da una distribuzione indipendente (e con particolare attenzione al cinema femminile) fondata da Ava DuVernay: ARRAY Now.

A Love Song fo Latasha - Credits: Netflix
A Love Song fo Latasha – Credits: Netflix

La scelta dietro lo stile di A Love Song for Latasha

Esiste un video della morte di Latasha, lo stesso che fu mandato in onda per giorni dai telegiornali statunitensi. Così come esiste il video di Rodney King o di George Floyd. Mostrarlo però significa mostrare il terrore e la barbarie di un’assassina a sangue freddo. Mostrarlo significa dare risalto alla morte, mentre si vuole raccontare una vita.

Per questo nel documentario non lo vediamo. Nei momenti più drammatici, le immagini diventano illustrazioni astratte che seguono il ritmo delle due voci fuori campo. Ad alternarsi sono infatti Ty e Shinese, rispettivamente la migliore amica e la cugina di Latasha. A loro è dedicato il corto ed è affidato il compito di raccontare chi fosse questa quindicenne, quali fossero i suoi sogni e le sue aspirazioni nella vita.

I loro volti, di donne mature oggi, li vediamo solo alla fine. Prima sono sostituiti da attrici e comparse che incarnano tanto il loro passato quanto il concetto che rappresentano: intere generazioni di ragazze e ragazzi le cui ali sono state tarpate dal razzismo sistemico.

La canzone d’amore del titolo allora è sì per Latasha ma è anche per Breonna e per chiunque, giorno dopo giorno, ancora ne condivide il tragico destino. #sayhername

A Love Song for Latasha è disponibile su Netflix. Continua a seguire FRAMED per altri aggiornamenti sugli Oscar 2021.

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