Aloy
Aloy, Horizon Forbidden West. Photo by kisaraslegacy

Il 18 febbraio 2022 è uscito Horizon Forbidden West, videogioco sviluppato da Guerrilla Games e pubblicato in esclusiva da Sony. Si tratta di un secondo titolo, ossia un prosieguo di Horizon Zero Dawn (uscito il 28 febbraio 2017).

Fin da subito l’avventura di Aloy è diventata uno dei pilastri dei titoli basati su mondi aperti (open world), con un impatto visivo e artistico davvero notevole, su cui gli sviluppatori hanno speso molto tempo e impegno, sia nel design dei personaggi, sia nei paesaggi e nelle particolari macchine basate sulle forme degli animali.

Chi è Aloy

La protagonista, Aloy, emarginata fin da piccola, è la figlia adottiva di Rost, della tribù dei Nora. Negli ultimi tempi il mondo videoludico sta producendo e creando protagoniste femminili ben scritte e caratterizzate, e non è scontato se si tiene conto che per molti anni i protagonisti dei videogiochi erano quasi sempre e solo maschili (con poche eccezioni, spesso sessualizzate, come Lara Croft).

Alcune saghe hanno introdotto la possibilità di scelta fra un protagonista maschio e una femmina (come alcuni Assassin’s Creed), altri ancora non hanno nemmeno sottolineato questa distinzione binaria, come Cyberpunk 2077. Insomma se si guarda la storia dei videogiochi molte cose sono cambiate e questo non può che rendere felici, specie quando si gioca con personaggi come appunto Aloy: non si tratta della classica donna pronta ad uccidere chiunque solo per il suo obiettivo, la sua storia l’ha resa sì forte per le difficoltà a cui è stata sottoposta, ma anche gentile, empatica e molto coraggiosa.

Aloy, pur trovandosi addosso un’enorme responsabilità, non si esime dall’aiutare chi trova in difficoltà, nonostante non sia una persona particolarmente incline a fare amicizie facilmente, ma per i suoi amici farebbe di tutto. In Horizon Forbidden West la caratterizzazione di Aloy è stata ancora più approfondita, riuscendo a far emergere il suo lato più ironico e umoristico, soprattutto quando si ritrova a conversare con i compagni che hanno deciso di aiutarla nella sua impresa. Mentre nel primo gioco iniziamo l’avventura con una Aloy sola, nel secondo questo cambia e possiamo contare su altri personaggi, dimostrando appieno l’evoluzione della protagonista.

La creatrice di Horizon Forbidden West, Angie Smets, a proposito di personaggi femminili nei videogiochi, dichiara:

“Circa il 42 per cento dei giocatori sono donne. Siamo riusciti a creare un personaggio che piace ai giocatori indipendentemente dal fatto che siano maschi o femmine”

Da Aloy e la rivoluzione, Vanity Fair, Mario Manca
Aloy, Horizon Forbidden West. Photo by kisaraslegacy

Aloy e Vanity Fair 

Prima di passare all’iniziativa di Sony Italia, è doveroso citare un’altra iniziativa che ha sorpreso forse ancora di più: la copertina di Vanity Fair dedicata interamente ad Aloy. Si tratta della prima copertina digitale (in assoluto) della rivista, che dichiara il perché della sua scelta (per vedere il link completo del post, andate qui):

“Una nuova cover con una intervista che aprirà Vanity Weekend, la nuova newsletter con una selezione di recensioni, consigli, suggestioni per il fine settimana. […] A inaugurare l’iniziativa digitale, abbiamo scelto un’icona altrettanto digitale: Aloy. Un’eroina che, nel mondo dei videogiochi, sta facendo la rivoluzione in termini di rappresentazione spostando l’attenzione dalla differenza di genere al valore della diversità. […] Con questo simbolo di empowerment vi diamo il benvenuto nella nuova copertina digitale di Vanity Fair e in Vanity Fair Weekend.” 

Il tutto è stato seguito da un lungo ed interessante editoriale di Mario Manca in cui potrete leggere anche le parole della senior writer del videogioco Annie Kitain. Abbiamo estratto una piccola parte delle parole di Manca che sottolineano il perché Aloy sia entrata in modo così dirompente nell’immaginario collettivo:

“Aloy non è né madre né sposa, né comprimaria né aiutante, ma una donna forte e coraggiosa che, in un mondo in cui le differenze di genere non esistono più, utilizza le sue armi per scoprire sé stessa portandosi dietro tutte le debolezze, le paure e le riserve che appartengono alla complessità psicologica del genere umano.”

Annie Kitain infatti sottolinea come il team di sviluppo si sia concentrato sulla psicologia e i conflitti interiori dei suoi protagonisti, non avendo mai dato all’aspetto estetico di Aloy un valore primario: Aloy ha un aspetto iconico, ma vogliamo davvero concentrarci sui suoi conflitti, su cosa la guida, con quali paure convive e quali speranze coltiva per il futuro” dichiara Kitain.

Non tutti i giorni si vede il personaggio di un videogioco finire sulla copertina di una famosa rivista, è sicuramente un evento che rimarrà nella storia dei videogiochi in quanto forme d’arte contemporanee in grado di arrivare un po’ dappertutto, creando un forte dialogo. Non si tratta più di semplice intrattenimento, ma di una forma d’arte in grado di trasmettere valori, messaggi, spesso con una risonanza tale da superare gli altri media.

Sony e l’operazione marketing ben riuscita

In tutto questo è interessante analizzare il modo in cui Sony ha promosso il gioco, innanzitutto attraverso la pubblicità: può esservi capitato, in quest’ultimo mese, di aver visto la pubblicità di Horizon Forbidden West verso sera, persino durante le partite più seguite su DAZN. Sony non ha badato di certo a spese, poiché inserire pubblicità in certi orari è sicuramente un’operazione intelligente e costosa.

Ma c’è un’altra operazione che ha sorpreso molti fan, ossia la costruzione di una statua di Aloy che è stata posizionata a Firenze, in Piazza della Neve, nel complesso delle Murate. La statua riporta questa iscrizione: “Un’icona di coraggio, tenacia e intraprendenza tiene il posto a tutte le donne della storia che hanno condiviso questi valori e meriterebbero una statua

Ciò che ha fatto Sony Interactive Entertainment Italia è stato utilizzare un’operazione di marketing per trasmettere un messaggio importante, però qualcuno ha commentato dicendo che “l’hanno fatto solo per soldi” e sì, di base queste operazioni servono a promuovere il gioco, però perché non utilizzare il marketing anche a fin di bene? Ossia per veicolare messaggi importanti alle giovani generazioni?

“La storia di Aloy ci racconta la capacità, da parte dell’industria videoludica, di trasportare nella dimensione del videogioco storie e temi universali, mettendo al centro il giocatore, e permettendogli di vivere e giocare storie profonde e articolate, vestire i panni di personaggi incredibilmente sfaccettati, senza perdere mai di vista l’opportunità di sognare – spiega Marco Saletta, General Manager Sony Interactive Entertainment Italia – Un modello di riferimento straordinariamente stimolante per le giovani generazioni e uno sguardo su un futuro possibile, stavolta non solo per il contesto videoludico”.

Toponomastica femminile e la rappresentazione delle donne nel patrimonio culturale italiano

A questo proposito, l’associazione Toponomastica femminile (coinvolta in molti progetti nazionali ed Europei) ci fornisce dati importantissimi: “Solo il 5 per cento delle strade italiane è dedicato a donne, di cui un 60% circa si riferisce a nomi di sante e martiri e a denominazioni mariane. Nel restante 40% hanno un certo peso i personaggi leggendari, mitologici, letterari e le denominazioni tradizionali. Le figure più ricordate appartengono alla storia nazionale e/o locale, alla letteratura e al mondo dello spettacolo; le donne di scienza, delle arti figurative, del mondo del lavoro e dello sport lo sono in misura molto minore.

(Invito a guardare il sito www.vitaminevaganti.com e l’articolo Non siamo di Pietra da cui sono tratte le informazioni e interviste qui citate.

Si tratta di una situazione di fortissima disparità, ed è proprio in questo frangente che la statua di Aloy non rappresenta solamente la promozione di un videogioco, ma molto di più. La presidente dell’associazione, Maria Pia Ercolini, ha infatti dichiarato: “Il potere più grande della toponomastica è creare modelli, rimandare a immaginari, oltre a rappresentare una volontà. L’iniziativa di Sony Interactive Entertainment Italia apre un canale di comunicazione preferenziale con le giovani generazioni sull’importanza di modelli culturali, una riflessione su quali vogliano conservare, e a quali vogliano dare valore”

Aloy è diventata un’icona nel mondo videoludico, la sua diversità la rende unica, la sua forza la porta a sfidare le tradizioni sociali alla ricerca della verità su  se stessa, la sua empatia la porterà ad avere una prospettiva unica sul mondo e sul passato. Tutto questo dimostra che il mondo videoludico può essere in grado di toccare tutti, persino chi non gioca, attraverso queste operazioni ben pensate e rivolte al futuro.

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Giulia Arcoraci
Nata a Milano il 05/05/1997, laureata in Scienze dei beni culturali e ora studentessa della magistrale in scienze storiche all’Università di Pavia. Il museo è la mia seconda casa, mastico cultura da quando sono bambina. In particolare sono appassionata di arte (principalmente arti extraeuropee), storia, videogiochi e anche un po’ di cinema. Cerco di vivere al meglio la vita culturale di Milano, senza perdermi mostre d’arte o altri eventi. Credo nell’importanza della storia come memoria, un continuo monito a non ripetere gli errori del passato, oggi spesso sottovalutata, mi occuperò di mantenerla viva attraverso la scrittura. Dai miei lavori potrete aspettarvi professionalità, qualche strambo aneddoto storico e, perché no, tante mostre d’arte!