Qualcuno ricorderà sicuramente che, non troppo tempo fa, il premio Oscar messicano Alfonso Cuarón con la sua produzione di Le Pupille (2022) portò Alice Rohrwacher alla nomination all’Academy Award nella categoria del miglior cortometraggio. Quel che spesso, invece, si dimentica è che quel corto faceva parte di un accordo pluriennale di Cuarón con Disney per la produzione di tre film natalizi. Così dopo Le Pupille è arrivato The Sheperd (Iain Softley, 2023) e adesso An Almost Christmas Story (2024) diretto da David Lowery.
Già regista di A Ghost Story, The Green Knight e Peter Pan e Wendy, e adesso al lavoro su Mother Mary, con Anne Hatahway, Lowery si è quindi cimentato in un lavoro in CGI, che in realtà unisce diversi tipi di animazione, grazie alla rivoluzione tecnologica che per l’animazione ha rappresentato Spider-Man: Across the Spider-Verse lo scorso anno.
La trama di An Almost Christmas Story
La storia di An Almost Christmas Story, anche quella originariamente scritta nella sceneggiatura di Alfonso Cuarón e Jack Thorne, nasce da una notizia reale. Quella del piccolo Rocky, un gufetto ritrovato nel tronco dell’albero di Natale del Rockefeller, a New York, nel 2020. David Lowery ha poi lavorato su una nuova stesura, in cui lui stesso ha apportato delle modifiche, come la voce narrante del taglialegna che apre il film, doppiato in originale da John C. Reilly.
Il corto, in cui Rocky diventa Moon, immagina dunque la storia di un avventuroso e un po’ imprudente volatile, che disobbedendo al padre si allontana troppo nei suoi voli e, ferito a un’ala da un altro rapace notturno, trova rifugio nell’albero poi tagliato e trasportato dal bosco a Manhattan. Qui ha inizio un’avventura particolare, che coglie in breve tempo, con dolcezza e ironia, l’essenza della città e della sua riconoscibilissima atmosfera, soprattutto durante le Feste.
Moon incontra Luna (Estella Madrigal), una bambina che come lui cerca di tornare a casa dalla metropoli confusionaria e soffocante. Non prima di averlo però tratto in salvo e riportato nel suo bosco.
Come suggerisce il titolo, non è una “vera” storia di Natale, è quasi una storia di Natale. Perché a parte gli addobbi, le luci e i Christmas Carols, il vero tema che il film affronta è il ritorno a casa. Il significato profondo di ciò che, almeno da questa parte del mondo, rappresenta il Natale altro non è che la sensazione che ci sia sempre una casa a cui tornare, un posto sicuro in cui rifugiarsi, un luogo o una persona a cui affidarsi totalmente, lasciando cadere almeno per un po’ tutte le proprie difese.
L’animazione di An Almost Christmas Story
L’aspetto più interessante di An Almost Christmas Story è quello tecnico. L’animazione in CGI, realizzata grazie alla collaborazione con Nicholas Ashe di Maere Studios, ricrea Manhattan come fosse il modellino di un progetto scolastico. Tutto è fatto di cartone, di oggetti di recupero, di cose e oggetti della quotidianità a cui la creatività dà un’altra forma.
L’aspetto è quello di un film in stop motion, tuttavia ogni frame è digitale. È una magnifica illusione che, come ha spiegato il regista a IndieWire, è stata realizzata con un semplice trucco. Se le immagini scorrono a 24 fotogrammi al secondo (la velocità convenzionale al cinema), ma uno stesso segmento di movimento viene mantenuto per due fotogrammi alla volta – con le sequenze di movimento dimezzate rispetto alla velocità di scorrimento – si ottiene un effetto molto simile allo stop motion stesso.
Il risultato è sorprendente e, unito alla tenerezza di questa storia, rende An Almost Christmas Story la pausa ideale da una giornata piena di pensieri o stress. Venti minuti in cui lasciarsi emozionare.
An Almost Christmas Story ha ottenuto la qualifica di partecipazione agli Oscar 2025 ed è in streaming su Disney+ dal 15 novembre.
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