ARMAGEDDON TIME
James Gray's ARMAGEDDON TIME, a Focus Features release. Courtesy of Anne Joyce / Focus Features

La rivoluzione in questione avviene nel protagonista, Paul (il bravissimo Michael Banks Repeta), che sceglie di non essere quello che tutti si aspettano da lui, disobbedendo alle regole e alle pressioni di un periodo storico in fermento. La storia della sua famiglia e la paura di deluderla, all’interno del Sogno Americano e delle sue contraddizioni, alimentano la fiamma del cambiamento. Nel dramma colpiscono i toni gentili del regista James Gray, che attinge alla sua biografia per raccontare quella voglia di scappare, ancora inappagata e viva solo nei pensieri di Paul, pronta ad affermarsi in un prossimo futuro che non ci viene mostrato, ma che immaginiamo perfettamente.

Armageddon Time – Il tempo dell’apocalisse è la rappresentazione di un tempo, di un’amicizia, di un periodo che ha formato nuove mentalità, come quella dell’autore del film.

Flushing, Queens, 1980

Paul vive nel Queens con i suoi genitori, frequenta una scuola pubblica (non come suo fratello che va alla rinomata Kew-Forest School) e ha un amico, Johnny (Jaylin Webb). In un difficile contesto di rivalsa e aspettative forzate l’unica persona a cui il bambino fa affidamento è suo nonno Aaron (Anthony Hopkins), che lo spinge a perseguire i propri sogni ma soprattutto lo sprona a diventare un uomo giusto. Nello scenario delle elezioni presidenziali del 1980 seguiamo due mesi della vita di Paul, decisivi in quanto cambieranno per sempre il suo modo di guardare il mondo che lo circonda.

La ricerca di affermazione sociale da parte dei genitori, Esther e Irving (Anne Hathaway e Jeremy Strong) ricade come un peso sulla vita del ragazzo, disobbediente e creativo per vocazione, costantemente pronto a provocarli pagandone le conseguenze. L’obiettivo del successo è il risultato dei traumi dei padri, come Aaron, di origini ucraine con la madre sfuggita alla persecuzione antisemita.

Armaggeddon Time ha inizio il primo giorno delle scuole medie di Paul, poco prima di una vera e propria apocalisse, quella che dissolverà tutto ciò che conosce e che ama nel dolore della perdita.

James Gray’s ARMAGEDDON TIME, a Focus Features release. Courtesy of Anne Joyce/Focus Features

Il giudizio della società

Paul ammira Johnny perché, nonostante l’opinione del loro insegnante, è un ragazzo intelligente e pieno di idee. I due condividono la passione per la musica, il primo sogna di diventare un grande artista, il secondo un astronauta. A dividerli è l’opinione comune, la discriminazione che parte dal colore della pelle e l’altezzosità di una borghesia ignorante e razzista, all’alba di un’era reaganiana tutt’altro che “nuova”.

Johnny è afroamericano e arriva a scuola in autobus da Hollis, una zona che in molti pronunciano come fosse un luogo spaventoso al quale è meglio non avvicinarsi. A differenza di Paul vive con sua nonna e nessuno ha grandi aspettative nei suoi confronti, anche perché il primo che dovrebbe crederci, il professor Turkeltaub, lo tratta come se fosse diverso, e questo non fa che alimentare la rabbia del ragazzo.

Nell’ottica di una vita più privilegiata, anche Paul purtroppo deve fare i conti con la necessità di nascondere le proprie origini, Graff non è neanche il suo vero cognome, modificato per non farlo sembrare troppo “ebreo”. Attraverso i suoi rapporti più sinceri, quello con il nonno e con Johnny, emergono una serie di controsensi che fanno sentire Paul bloccato all’interno di un futuro che sembra già deciso. Gli incubi e i sogni si fondono nella sua mente iniziando a gettare le basi per un cambio di rotta.

James Gray’s ARMAGEDDON TIME, a Focus Features release. Courtesy of Anne Joyce/Focus Features

Quando arriva la rivoluzione (spoiler)

Nonostante la tenera rappresentazione del rapporto tra nonno e nipote, e la tensione costante in cui Paul vive, maturando un vivo odio per i genitori, la rappresentazione di Gray si arresta sul più bello. Quando la famiglia decide di mandarlo nella stessa scuola privata del fratello e fare in modo che l’amicizia con Johnny diventi solo uno sfortunato incidente di percorso, il protagonista realizza cosa vuole davvero. Non quegli ambienti preimpostati accuratamente costruiti per lui, non quella politica opprimente, non i compagni di scuola con padri arricchiti che gli insegnano ad insultare chi non è come loro.

Nella visione delle stanze vuote del suo passato, che gli appaiono in una sequenza che decreta la fine netta della sua infanzia, corre via, verso una strada che ha deciso andando contro tutti. Non vediamo effettivamente cosa accade dopo, la narrazione autobiografica indica una strada precisa che ipotizziamo, quella del regista James Gray e del suo percorso artistico, ma il film, frutto di memorie e momenti passati, opta volutamente per un finale in divenire, che può appagare o meno, rimanendo “gentile”, ma senza lasciare il segno.

Nonostante questo Armageddon Time rimane un coming of age da non perdere, soprattutto per la presenza di Anthony Hopkins, in un ruolo che vi spezzerà il cuore.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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