Alessio Tommasoli

Chiamatemi pure trentenne, giovane adulto, o millennial, se preferite. L'importante è che mi consideriate parte di una generazione di irriverenti, che dopo gli Oasis ha scoperto i Radiohead, di pigri, che dopo il Grande Lebowsky ha amato Non è un paese per vecchi. Ritenetemi pure parte di quella generazione che ha toccato per la prima volta la musica con gli 883, ma sappiate che ha anche pianto la morte di Battisti, De André, Gaber, Daniele, Dalla. Una generazione di irresponsabili e disillusi, cui è stato insegnato a sognare e che ha dovuto imparare da sé a sopportare il dolore dei sogni spezzati. Una generazione che, tuttavia, non può arrendersi, perché ancora non ha nulla, se non la forza più grande: saper ridere, di se stessa e del mondo assurdo in cui è gettata. Consideratemi un filosofo - nel senso prosaico del termine, dottore di ricerca e professore – che, immerso in questa generazione, cerca da sempre la via pratica del filosofare per prolungare ostinatamente quella risata, e non ha trovato di meglio che il cinema, la musica, l'arte per farlo. Forse perché, in realtà, non esiste niente, davvero niente  di meglio.

Miles Davis, un’ombra nera sul palcoscenico dei ricordi

Se solo ritrovassi il biglietto di quel concerto. Sono sicuro di averlo conservato da qualche parte. Ho visto ieri su Internet che qualcuno lo vendeva a 70 euro. Non lo venderei mai, ma...

John Bonham: la bellezza dell’imperfezione

È il 25 ottobre del 2018, alla casa d'aste newyorkese Christie's viene battuto il martelletto. Un solo colpo, sordo, ma tanto potente da vibrare a decine di migliaia di chilometri di distanza,...

Jimi Hendrix, l’uomo che diede suono al fuoco

Estate '67, California, Festival di Monterey. È il primo grande evento di rock della Storia, organizzato dagli artisti stessi.Gli Who hanno appena concluso la performance a loro modo, devastando strumenti, amplificatori, lasciando...

Beatles, musica per una nuova generazione

“Amami, amami, lo sai che io ti amo, sarò sempre sincero, quindi, per favore, amami". È il 5 Ottobre, le radio iniziano a trasmettere questa canzone e gli adolescenti ne vengono travolti provocando in loro un misto...

Led Zeppelin: il debutto di una leggenda

Le fiamme del 1968 Daphne aveva solo dodici anni. Quell'estate sua madre l'aveva mandata in un collegio internazionale, a Copenhagen. Erano anni turbolenti, in particolare quell'anno, in particolare quell'estate, quella del 1968. Già tre...

The doors: la storia di un’amicizia e del mito che l’ha distrutta

Oliver Stone se l’è immaginata più o meno così l’inizio di quell'esperienza: Ray e Jim s’incontrano sulla spiaggia di Venice in California e si siedono in ginocchio sulla sabbia, uno di fronte all'altro....

“Ten”: l’esordio dei Pearl Jam prima del colpo di fucile

Si pensa spesso a quella notte di Aprile del 1994 e a quel colpo di fucile. Secco, sordo. Come il battito di una grancassa pestata da una Converse sdrucita. Come il finale...

Billy the Kid: l’assassino che ci fa bussare alle porte del paradiso

C’è una strana ricorrenza questa settimana. Qualcosa che riguarda gli USA, ma che, in qualche modo, arriva fino a noi. Anzi, ci arriva in un modo ben preciso: attraverso il cinema e...

Alessio Tommasoli

Chiamatemi pure trentenne, giovane adulto, o millennial, se preferite. L'importante è che mi consideriate parte di una generazione di irriverenti, che dopo gli Oasis ha scoperto i Radiohead, di pigri, che dopo il Grande Lebowsky ha amato Non è un paese per vecchi. Ritenetemi pure parte di quella generazione che ha toccato per la prima volta la musica con gli 883, ma sappiate che ha anche pianto la morte di Battisti, De André, Gaber, Daniele, Dalla. Una generazione di irresponsabili e disillusi, cui è stato insegnato a sognare e che ha dovuto imparare da sé a sopportare il dolore dei sogni spezzati. Una generazione che, tuttavia, non può arrendersi, perché ancora non ha nulla, se non la forza più grande: saper ridere, di se stessa e del mondo assurdo in cui è gettata. Consideratemi un filosofo - nel senso prosaico del termine, dottore di ricerca e professore – che, immerso in questa generazione, cerca da sempre la via pratica del filosofare per prolungare ostinatamente quella risata, e non ha trovato di meglio che il cinema, la musica, l'arte per farlo. Forse perché, in realtà, non esiste niente, davvero niente  di meglio.