Alessio Tommasoli

Chiamatemi pure trentenne, giovane adulto, o millennial, se preferite. L'importante è che mi consideriate parte di una generazione di irriverenti, che dopo gli Oasis ha scoperto i Radiohead, di pigri, che dopo il Grande Lebowsky ha amato Non è un paese per vecchi. Ritenetemi pure parte di quella generazione che ha toccato per la prima volta la musica con gli 883, ma sappiate che ha anche pianto la morte di Battisti, De André, Gaber, Daniele, Dalla. Una generazione di irresponsabili e disillusi, cui è stato insegnato a sognare e che ha dovuto imparare da sé a sopportare il dolore dei sogni spezzati. Una generazione che, tuttavia, non può arrendersi, perché ancora non ha nulla, se non la forza più grande: saper ridere, di se stessa e del mondo assurdo in cui è gettata. Consideratemi un filosofo - nel senso prosaico del termine, dottore di ricerca e professore – che, immerso in questa generazione, cerca da sempre la via pratica del filosofare per prolungare ostinatamente quella risata, e non ha trovato di meglio che il cinema, la musica, l'arte per farlo. Forse perché, in realtà, non esiste niente, davvero niente  di meglio.

I’M OPEN, COME IN – Intervista a Joe Intenso

Per la nostra rubrica dedicata agli incontri con giovani talenti del panorama musicale italiano, parliamo oggi con Joe Intenso: alcune essenziali domande per iniziare ad entrare nel suo mondo. Chi è Joe Intenso? Bella...

I’M OPEN, COME IN – Intervista a Spera

Per la nostra rubrica dedicata agli incontri con giovani talenti del panorama musicale italiano, parliamo oggi con Spera: alcune essenziali domande per iniziare ad entrare nel suo mondo. Chi è Spera? Sono un cantante/rapper...

Sanremo cambia le mode o le segue?

Eccoci arrivati ancora una volta al nuovo Festival di Sanremo. Anche se di nuovo sembra ci sia poco, soprattutto la solita annosa domanda che lo accompagna, al suo inizio e alla sua...

Piero Pelù, molto più che una sterile provocazione

Alla 68° edizione del Festival del cinema di Venezia, nel 2011, viene presentato il film Pivano blues - Sulla strada di Nanda, un documentario su una delle più complesse figure della cultura...

3 febbraio: “Il giorno in cui la musica morì”

È una fredda serata di febbraio. In un locale di Clear Lake, nell'innevato stato americano dell'Iowa, è appena terminato un concerto di rock'n'roll. Si sono esibiti tre giovanissimi artisti, Dione and the...

Luigi Tenco, il “suicidato della società”

“Signore e signori, buonasera. Diamo inizio alla seconda serata del Festival di Sanremo con una nota di mestizia per il triste evento che ha colpito un valoroso rappresentante del mondo della...

Trap Game – I sei comandamenti del nuovo hip hop

Cos'è veramente questa musica trap che fa parlare le nuove generazioni, innervosire le vecchie, disgustare quelle a metà, e di cui, in qualsiasi modo, tutti parlano? Un fenomeno che in molti hanno provato...

Tutto è finto tranne le lacrime: David Lynch e quella scena di Mulholland Drive

Ci sono momenti, nella vita, che hanno la forma perfetta di un finale. Anche se si trovano nel bel mezzo di un'esperienza, o della vita stessa. Anche se la temporalità cronologica li...

Alessio Tommasoli

Chiamatemi pure trentenne, giovane adulto, o millennial, se preferite. L'importante è che mi consideriate parte di una generazione di irriverenti, che dopo gli Oasis ha scoperto i Radiohead, di pigri, che dopo il Grande Lebowsky ha amato Non è un paese per vecchi. Ritenetemi pure parte di quella generazione che ha toccato per la prima volta la musica con gli 883, ma sappiate che ha anche pianto la morte di Battisti, De André, Gaber, Daniele, Dalla. Una generazione di irresponsabili e disillusi, cui è stato insegnato a sognare e che ha dovuto imparare da sé a sopportare il dolore dei sogni spezzati. Una generazione che, tuttavia, non può arrendersi, perché ancora non ha nulla, se non la forza più grande: saper ridere, di se stessa e del mondo assurdo in cui è gettata. Consideratemi un filosofo - nel senso prosaico del termine, dottore di ricerca e professore – che, immerso in questa generazione, cerca da sempre la via pratica del filosofare per prolungare ostinatamente quella risata, e non ha trovato di meglio che il cinema, la musica, l'arte per farlo. Forse perché, in realtà, non esiste niente, davvero niente  di meglio.