Cipria e Caffè

Cipria e Caffè è l’ultimo doppio album di Peppe Barra, uscito lo scorso 25 maggio. Un artista universale, che da oltre 40 anni incarna una delle figure più autorevoli del teatro e della canzone napoletana. Un doppio cammino. Una duplice personalità, quella donata da questo personaggio straordinario. Nato e cresciuto in teatro, nutrito dall’arte, Peppe Barra ci inebria i sensi con la sua voce, toccandoci lo spirito ed il cuore. 

Cipria e Caffè

La sua musica non si ascolta. Si sente, si respira e si sospira. Un’esaltazione di sensazioni dissonanti tipiche di una corrente futurista-dadaista, arricchita da note profondamente barocche che contraddistinguono una città come Napoli, che gioisce e che patisce, costantemente alla ricerca della sua conformità.

Questo grande lavoro musicale avvolge ed accarezza l’anima, proprio come una madre fa con un figlio, nell’ attesa del suo dolce dormire. Proprio come fa la città partenopea, con tutte le sue creature. Un incontro intellettualmente sofisticato tra il presente ed il passato. Un dialogo ideale tra il Cristianesimo e l’Oriente, che riesce a dar vita ad un disco senza tempo, annullando le distanze. Il connubio perfetto tra amore e psiche. Spiritualmente sacro e carnalmente profano. Questo è Cipria e Caffè.

La Cipria: un’immagine soffice, un trucco che rievoca le parrucche cotonate e la dimensione del barocco, contesto che appartiene da sempre, in modo ancestrale, a Peppe Barra. 

Il caffè: rappresenta il teatro, l’istinto, una parvenza di eccitazione naïf, di gusto folle, e di acida euforia, che viene fatta assaporare dal cantante, lentamente, o come veleno o come medicina.

Un insieme di brani che raccontano una contaminazione, un barocco ricreato, ricco di stati d’animo dai quali non ci si può liberare, che cullano, coinvolgono ed emozionano intensamente. Procidana è un soffio di vento caldo di tenera poetica e ricordo primordiale. Se ce stesse na parola è un dolce abbraccio materno, un incantevole battito di ali di farfalla, esattamente come quella raffigurata sulla copertina dell’album.

Barra riesce a materializzare un’emozione, la rende palpabile, viva, capace di far commuovere per un pensiero soffocato troppo presto e per una parola, ormai detta troppo tardi.

Avvalendosi delle voci di Tosca e di La Nina (nome d’arte di Carola Moccia), riesce ad infondere, con l’antico e con il nuovo, il potere mistico ed ammaliante di Napoli e della sua arte. Questo lavoro rappresenta Terra atavica, fuoco che arde e che brucia. È bagaglio tonante di memoria storica incorruttibile ed inconfondibile, che viene rielaborata saggiamente attraverso l’anima sperimentale, colta ed avanguardista del cantante.

La produzione artistica del disco è stata realizzata da Mario Conte e Paolo Del Vecchio, fondamentali collaboratori dello stesso Barra sia in studio che sul palcoscenico.

Nelle note di copertina. Il tributo di Renato Zero

Renato Zero si fa poeta e decide di omaggiare personalmente Peppe Barra, dedicandogli parole sublimi scritte in versi:

“Una voce. una città.
Voce mutabile, clandestina. 
Di rabbia e d’amore. 
Di pigrizia riflessiva, che scoraggia gli attacchi del tempo, e preserva dal grigiore dell’abitudine nel vivere passivamente. Peppe è la sveglia.
Il richiamo. Lo stimolo. L’ altra verità.
Diretto. Schietto. Verace. 
Un proiettile che va diritto al cuore ma non uccide: guarisce. 
Lui, l’artista e l’uomo, le due facce della stessa inquietudine e perseveranza. 
Il figlio d’arte, cresciuto a pane e saggezza da quella mirabile musa che fu Concetta.
Peppe, eccolo. Capace di tornare bimbo quando vuole. A cavallo di quella purezza, pur di sconfiggere l’ipocrisia di un mondo stretto, corto e maldestro. 
Io sono stato un suo devoto estimatore, prima di riuscire a strappargli l’amicizia.
Oggi sono qui a tessere le sue lodi ma soprattutto a compiacermi di non essere “il solo”…

Renato Zero

“Cipria e Caffè”, in nuovo album di Peppe Barra, disponibile dal 25 Maggio.

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Annamaria Martinisi
Sono il risultato di un incastro perfetto tra la razionalità della Legge e la creatività del cinema e la letteratura. La mia seconda vita è iniziata dopo aver visto, per la prima volta, “Vertigo” di Hitchcock e dopo aver letto “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain. Mi nutro di conoscenza, tramite una costante curiosità verso qualunque cosa ed il miglior modo per condividerla con gli altri è la scrittura, l’unico strumento grazie al quale mi sento sempre nel posto giusto al momento giusto.

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