Bernardo Bertolucci The Dreamers
The Dreamers - I sognatori, diretto da Bernardo Bertolucci

Circa venti film sono bastati a Bernardo Bertolucci per entrare nella storia del cinema, italiano e internazionale, come uno dei più grandi registi di sempre. Inizia come aiuto regista di Pier Paolo Pasolini in Accattone, continua con un cinema inestricabilmente politico, perché riflesso delle sue convinzioni. Si avvicina alla Francia della Nouvelle Vague, diventando da questa parte delle Alpi, ciò che di più vicino abbiamo mai avuto a Godard, Truffaut e gli altri giovani rivoluzionari del cinema. La Francia gli resta nel cuore e il suo sguardo occidentale, sempre presente a se stesso, si rende volutamente esplicito e lucido anche in film che fuggono dall’Europa, esplorando il deserto e l’Asia orientale. È uno degli autori inarrivabili del nostro cinema. Vogliamo ricordarlo con tre film da riscoprire.

Il conformista (1970) Valeria Verbaro

Un occhio meccanico, quello della macchina da presa, che segue tutto da lontano, osservando a distanza come il suo crudele protagonista Marcello (Jean-Louis Trintignant), spia fascista con un compito da assolvere. È la prima immagine che affiora tra i ricordi de Il conformista di Bernardo Bertolucci, molto più dei primi piani luminosi e plastici creati da Vittorio Storaro. Quei campi lunghi, spazi grandi, vuoti e freddi – che del fascismo hanno anche il rigore architettonico – si scontrano con una storia calda, fremente di rabbia e vendetta che fermenta sotto l’ordine, la perfezione estetica, del film. Tutto sempre su un piano metaforico, in cui Bertolucci non si sbilancia mai in scene troppo letterali, lasciando che sia il Cinema a parlare, con le sue immagini e i suoi non detti. E così colui che voleva conformarsi si riscopre in realtà il più spregevole di tutti, nascosto ai suoi stessi occhi, ma mai a quelli del regista.

Il conformista (1970)

L’ultimo imperatore (1987) – Emanuele Bucci

L’affresco di Bertolucci datato 1987 sulla vita di Pu Yi, nato all’alba del Novecento, imperatore della Cina a tre anni per finire anziano giardiniere nel Paese ora maoista, non è solo un sontuoso kolossal da 9 premi Oscar (tra cui film e regia). È il trionfo della poetica del cineasta sospesa tra rievocazione storica e immersione nelle profondità psichiche dell’individuo. Dove tanto le vicende collettive quanto l’anima dei singoli sono carne e sangue impastati nelle contraddizioni. Nella parabola del protagonista, tra il presente nei campi di lavoro della Repubblica Popolare Cinese e un passato che è scorso troppo rapido per un adulto rimasto bambino, ci sono le aporie del secolo breve. Le sue rivoluzioni, guerre, atrocità, liberazioni che rovesciano sistemi millenari e mutano i re in pedoni. Come Pu Yi, inetto nato potente, riformatore velleitario, fantoccio collaborazionista, figlio-marito mancato, sovrano inghiottito e rigettato come cittadino comune. Determinato dalla Storia e mai del tutto esaurito da essa nella sua singolarità.

L’ultimo imperatore (1987)

The Dreamers (2003) – Silvia Pezzopane

The Dreamers uscì nelle sale italiane nell’ottobre del 2003: fu il primo film al cinema per cui mi chiesero i documenti, era vietato ai minori di quattordici anni, ma io ne avevo quindici da qualche mese. Fu anche il primo film di Bertolucci che guardavo e segnò un indelebile, conturbante, poetico punto di non ritorno. In una Parigi che si infiamma nella primavera del ’68, Matthew, giovane americano appassionato di cinema, conosce Isabelle e suo fratello gemello Théo. Mentre i genitori sono fuori per lavoro, i due lo invitano a stare qualche giorno da loro: i tre si isolano dalla realtà circostante immergendosi nella conoscenza l’uno dell’altro, perdendosi in un groviglio di sesso, amore, gelosie, film, libertà. Una luce gialla e calda li scopre nudi, insieme, prima della rivolta che arriverà per separarli. Il sentimento che lega i due fratelli, romanticamente morboso ai limite dell’incesto, è come una ballad in cui Matthew non riuscirà mai ad inserirsi davvero. Alla fine dovrà accettare di provenire da un altro mondo, figlio di un modo di vivere che non si allinea a quello borghese, con nulla da perdere, dei gemelli. Le immagini vellutate di The Dreamers sono indelebili, così come l’intreccio di corpi, parole, sensualità, lontano dal mondo esterno, che li aspetta per spezzarli.

Bernardo Bertolucci, The Dreamers

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