Caleidoscopio Netflix
Kaleidoscope. Giancarlo Esposito as Leo Pap in episode “Blue” of Kaleidoscope. Cr. Courtesy of Netflix © 2022

Non numeri ma colori, gli episodi di Caleidoscopio possono essere guardati in ordine casuale o scegliendone uno proprio, che sia cronologico o da classica detective story, con i flashback puntuali a ogni colpo di scena. A ulteriore conferma del fatto che ciascuno degli otto episodi possa essere guardato a sé, senza intaccare il resto, è il fatto che ogni utente Netflix abbia una lista diversa, con l’eccezione del finale, l’episodio Bianco, idealmente uguale per tutti.

L’intera promozione della serie vende la formula caleidoscopica, a partire da titolo, ancor prima che il contenuto. È un gioco, un puzzle da costruire a piacimento, al di là di quel che viene fuori.

Il grande colpo

In termini tecnici, Caleidoscopio è una serie “heist”, ossia una storia che ruota attorno a un grande colpo da mettere a segno, un gruppo di abili ladri e molta azione intorno. L’elemento che mette insieme il gruppo e attira l’attenzione del pubblico è sempre il/la mastermind, ruolo in questo caso in parte ricoperto Giancarlo Esposito (Leo Pap/Ray Vernon). È lui cioè che pianifica nei minimi dettagli e con grande intelligenza il grande colpo da 7 miliardi di dollari. Dire di più sarebbe un fastidioso spoiler.

Easter egg, avanti e indietro nel tempo

In base all’ordine che si sceglie o che capita, la storia di questo eterogeneo gruppo di ladri si stratifica con dettagli minimi ma essenziali: oggetti, gioielli, volti, disegni su t-shirt. Sembrano insignificanti easter egg e invece nascondono colpi di scena. È chiaro, tuttavia, che un ordine cronologico c’è ed è parte integrante della storia, soprattutto quando si scava nel passato dei protagonisti. Abituato a una struttura lineare, il pubblico tende a sommare gli indizi che individua man mano, perciò viene da chiedersi se l’esperimento abbia davvero senso, se lo scopo con cui si guarda la storia è quello di “rimetterla in ordine” in ogni caso.

In breve

Caleidoscopio fa per voi se cercate una serie in cui Giancarlo Esposito sia finalmente protagonista e se le incursioni fra passato e presente – piccoli spoiler di cui ci si accorge dopo – non disturbano la vostra visione anzi incrementano la vostra curiosità. Troverete in questi otto episodi un divertente passatempo che tuttavia, anche per la loro struttura, inciampano in una scrittura che, per reggere l’esperimento, dovrebbe essere perfetta e di una logica inattaccabile. Purtroppo non lo è, ma conquista ugualmente fino al binge-watching.

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Classe 1993, sono praticamente cresciuta tra Il Principe di Bel Air e le Gilmore Girls e, mentre sognavo di essere fresh come Will Smith, sono sempre stata più una timida Rory con il naso sempre fra i libri. La letteratura è il mio primo amore e il cinema quello eterno, ma la serialità televisiva è la mia ossessione. Con due lauree umanistiche, bistrattate da tutti ma a me molto care, ho imparato a reinterpretare i prodotti della nostra cultura e a spezzarne la centralità dominante attraverso gli strumenti forniti dai Cultural Studies.

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