Cancheràs, di Barbara Monti e Luca Ralli, Barta.
Cancheràs, di Barbara Monti e Luca Ralli, Barta.

Cancheràs è la prima opera che Barbara Monti pubblica con Barta: un racconto personale che l’illustratore Luca Ralli fa totalmente suo. L’unione dei due dà vita all’intima rilettura di un lutto, in forma di graphic novel, che prende forma come un viaggio all’interno del proprio labirinto, in cui vecchie fotografie e ricordi dolorosi vengono custoditi, ma non dimenticati.

Come rappresentare qualcosa che ci fa soffrire

Non è semplice raccontare il ricordo di un momento difficile, specialmente se è totalmente autobiografico e proprio per questo non troppo cristallino, bensì frastagliato e volutamente opaco. Barbara Monti, scrittrice e traduttrice di videogiochi, in Cancheràs ritrova il dolore per la perdita di suo padre, scomparso prematuramente a causa di un cancro. Luca Ralli (che con Stefano Benni ha pubblicato Pantera e Fen il fenomeno, Feltrinelli) prende il racconto tragico e lo stende sulle tavole tra chiari e scuri, incastonati in quadri geometrici che quando rompono la cornice fuoriescono come lava onirica. Il buio non fa mai paura in Cancheràs, neanche quando a far capolino dal nero è solo una flebile voce. Le vicende del passato e i momenti della protagonista con suo padre si traslano secondo la personale percezione della memoria.

«Mio papà quando aveva quarantasette anni, era forse aprile del duemila, non ricordo bene, ha iniziato a lamentarsi perché gli faceva male il culo. Per un po’ abbiamo pensato, anche lui lo pensava, che questo suo mal di culo fosse un mal di culo psicosomatico, perché non ce l’aveva sempre. Quando suonava, per esempio, mio papà suonava insieme a un gruppo, scrivevano canzoni rock così e così, e quando suonava, con la bandana rossa come Santana che gli copriva la pelata, quando suonava mio papà saltava sul palco e sembrava proprio che stesse bene. Dopo invece si è saputo che invece non stava bene già da un po’, solo che nessuno se n’era accorto che gli era venuto il cancro. L’avremmo saputo solo a giugno, o giù di lì. Non sono brava con le date».

Cancheràs, di Barbara Monti e Luca Ralli, Barta.

Il linguaggio utilizzato dall’autrice è schietto e scorrevole, proprio come se stesse raccontando il passato ad un amico incontrato per caso dopo anni. Le parole, per quanto semplici ed essenziali, pesano sul foglio disponendosi come le immagini, nere, lineari, eppure cariche di vissuto emotivo. Il dialogo tra storia e disegni ha un effetto forte e purificatore su chi legge, ovviamente fa malissimo, ad ogni pagina, ad ogni piccolo mostro pronto a mettere chi rimane davanti al presente. Eppure è impossibile non leggerlo tutto d’un fiato, per stare meglio, e lasciarsi andare in un sorriso.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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