Carey Mulligan - The Great Gatsby

Carey Mulligan in The Great Gatsby (Baz Luhrmann, 2013)

Il volto dolce ma risoluto di Carey Mulligan è uno dei più interessanti nel panorama cinematografico attuale. Negli ultimi sedici anni è diventato sempre più familiare, tanto da apparire poi perfetto e straniante nel suo ultimo ruolo, Cassie la vendicatrice.

Con Promising Young Woman (ne parliamo qui), infatti, forse la carriera di Mulligan ha fatto davvero il grande salto, ma ricordate da dove è iniziata?

Gli esordi

Giovanissima, era una delle ragazze Bennet nell’Orgoglio e Pregiudizio di Joe Wright (2005). Kitty, per l’esattezza, forse la meno ricordata. Tra il 2009 e il 2010 l’abbiamo vista in ben 6 film, fra cui l’acclamato An Education (Lone Scherfig, 2009), per cui vinse il BAFTA e fu candidata all’Oscar. In questa storia di “formazione” interpretava Jenny Miller, protagonista di un racconto autobiografico della giornalista britannica Lynn Barber.

Le collaborazioni con grandi registi

Dopo le importanti nomination, nel 2011 arriva una prima svolta grazie a due film diventati in breve tempo dei cult. È infatti la riservata e affascinante Irene, controparte perfetta del Pilota Ryan Gosling in Drive di Nicolas Winding Refn (Palma d’Oro a Cannes). E nello stesso anno è anche Sissy Sullivan, sorella di Brandon (Michael Fassbender) in Shame di Steve McQueen. Un ruolo difficile, profondo e disturbante, in relazione a una trama e a un personaggio maschile che volontariamente scuotono il pubblico.

A cascata arrivano quindi altre importanti collaborazioni con grandi registi. Nel 2013 Baz Luhrmann trova in lei la perfetta Daisy per il suo Grande Gatsby. Solo a guardarla già si prova quel sentimento che muove Gatsby, quell’affetto misto a nostalgia per qualcosa che non ci appartiene né mai ci apparterrà.

Sempre nel 2013 arriva anche la collaborazione con i Fratelli Coen, A proposito di Davis, e poco dopo con Thomas Vinterberg (Via dalla pazza folla, 2015). Subito dopo però Mulligan sceglie la via del cinema indipendente americano: una seconda svolta della sua carriera.

La svolta indipendente

Mudbound, Dee Rees (2017)
Mudbound, Dee Rees (2017)

Se consideriamo Suffragette (Sarah Gavron, 2015) ancora come un film di passaggio da una fase all’altra, la vera pietra miliare degli ultimi anni è Mudbound.

Mudbound (2017) è un film straordinario, non solo indipendente ma anche prettamente femminile. Dee Rees ne cura la regia, Rachel Morrison ne cura la fotografia e Mako Kamitsuna il montaggio. È il racconto di diversi conflitti, in cui rientra anche, coerentemente, il conflitto tra il maschile e il femminile. Un film che Netflix ha salvato dall’oblio, acquistandolo dopo il Sundance Film Festival. E qui il ruolo di Mulligan è intenso, intimo e commovente.

Sempre Netflix, inoltre, ha recuperato di recente un altro titolo indipendente che negli ultimi anni era svanito: Wildlife. È l’esordio alla regia di Paul Dano, con Carey Mulligan e Jake Gyllenhaal protagonisti di questo dramma familiare dalle tinte pastello. Anche questo da salvare assolutamente in watchlist.

Per nostra fortuna, infine, Netflix sembra una piattaforma particolarmente sensibile al talento di Carey Mulligan, quindi la si può trovare anche in La nave sepolta (2021), accanto a Ralph Fiennes e nelle mini serie Collateral.

La vera attesa, tuttavia, è ovviamente per Promising Young Woman che, come già detto, apre persino un’altra fase della carriera dell’attrice. In Italia, però aspetteremo fino a fine giugno per vedere questo titolo in sala.

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