Caterina Caselli e le sue cento vite: è proprio questa la sensazione che si ha dopo aver visto il docu-film dedicato alla cantante, scritto da Renato de Maria con Pasquale Plastino e distribuito nelle sale italiane da Nexo Digital dal 13 al 15 Dicembre. L’impressione che questa donna abbia vissuto più di una vita, forse cento per l’appunto.
Si sveste raccontando i suoi lati più riservati e facendo venir meno il dogma: “nessuno mi può giudicare”. Una voce ribelle ed esplosiva, e una grinta da vera leonessa: Caterina Caselli non è solo una cantante ma tutto ciò che una donna vorrebbe essere, e, ad essere sinceri, tutto ciò che vorrebbe essere anche un uomo.
Caterina Caselli. Puro avanguardismo.
Partita da Modena con pochissimi spiccioli è riuscita, da vera self-made – woman, a farsi spazio nel Mondo della canzone italiana, semplicemente con il dono della sua voce e l’intraprendenza che l’ha contraddistinta.
Un’ icona di stile, tanto da lanciare la moda del caschetto biondo, peculiarità grazie alla quale viene soprannominata “casco d’oro” (emulato da moltissime ragazze dell’epoca), e ad essere considerata un’autentica portatrice di puro avanguardismo.
Erano gli anni ’60 e ’70, e Caterina Caselli si batteva già per tematiche estremamente attuali, soprattutto a tutela del talento dei giovani, per far si che questi ultimi potessero essere maggiormente considerati, non solo dallo spettacolo, ma dalla società.
Un passo indietro dal palcoscenico. E mille passi avanti con la SUGAR.
Attraverso un racconto in prima persona, la ragazza dal casco d’oro si svela in un dialogo intenso, tracciando il profilo di una donna che ha saputo sfruttare la propria vocazione per la musica, e non solo.
La sua indole forte si manifesta soprattutto quando, a seguito del matrimonio con il proprietario della casa discografica SUGAR, decide di fare un passo indietro.
“Non volevo che si pensasse che il mio successo dipendesse dal fatto che fossi la moglie di Piero Sugar e così ho deciso di fare un passo indietro per il bene della mia famiglia”. Con questa affermazione, e sulle note di Insieme a te non ci sto più, la cantante lascia il palco per sempre, dedicandosi esclusivamente alla ricerca di nuove personalità musicali.
Ci riesce eccome, rivelando un fiuto sensibilissimo nello scovare il talento, anche laddove altri discografici non erano riusciti a captarlo, e diventando una delle più brave produttrici discografiche del Paese.
La musica italiana nel Mondo. Dal palcoscenico al grande schermo.
Alternando aneddoti intimi e testimonianze pubbliche, nella narrazione del documentario si intravedono moltissimi dei talenti che Caterina Caselli è riuscita a scoprire, consentendo al pubblico di poterli conoscere. Tra questi non si può non citarne alcuni importantissimi: Paolo Conte, Franco Battiato, Andrea Bocelli, Elisa e i Negramaro.
Il caso Bocelli è stato uno dei migliori traguardi dell’intera casa discografica SUGAR. Per Caterina Caselli la musica italiana doveva essere internazionale, ed è ciò che ha ottenuto. Ha subito creduto nella magnificenza della voce del tenore e la conferma di questa convinzione le fu data dal trionfo record per Bocelli, che riuscì ad incantare tutta New York con più di 70 mila persone ad applaudirlo.
Interessante nel documentario anche lo scambio di battute con Paolo Conte: lei racconta di una totale ammirazione artistica nei confronti del cantautore.
“Ma come piove bene sugli impermeabili”, frase che la Caselli definisce “killer”, e che viene creata e cantata da Conte, è considerata un vero e proprio fil rouge tra italia e Francia. È grazie al cantautore, infatti, che la musica italiana viene traslata fino allo Stato francese, realizzando così il desiderio più grande della produttrice.
Non solo canzoni, ma anche cinema. Non a caso in Django Unchained di Quentin Tarantino, nei titoli di coda, si può scorgere il nome della cantante Elisa con il brano Ancora qui, sull’adattamento del grande Ennio Morricone, utilizzato come colonna sonora del film. E tutto questo grazie all’intuizione visionaria di Caterina Caselli, che le ha permesso di arrivare sempre in anticipo rispetto ai suoi colleghi.
La falsa fortuna ed il vero talento
Nel documentario la cantante è caratterizzata da una modestia disarmante. Raccontandosi, parla del successo ottenuto come il risultato di una serie di eventi fortuiti. Proprio come i brani che l’hanno portata in auge. Canzoni che erano state precedentemente rifiutate da altri come Adriano Celentano, Equipe 84, e che hanno fatto la sua fortuna, solo per “pura casualità”.
Ma la verità è che, se quei brani non fossero stati interpretati da lei, molto probabilmente sarebbero caduti nel dimenticatoio più recondito. Se Nessuno mi può giudicare è un testo che viene cantato tutt’ora, anche da chi non sa proprio cosa siano gli anni ’60, è perché vi si percepisce tutta la ribellione e la potenza che solo una donna così travolgente e determinata poteva metterci.
Caterina Caselli appartiene all’immaginario collettivo rappresentando un’artista che ha saputo occupare la scena nel modo giusto e al momento giusto. Una ragazza che, seppur partendo da una realtà modesta e con diverse difficoltà familiari, come la malattia del padre, è riuscita ad affermarsi sia nell’amore che nel lavoro, ed infine nella vita.
Nel film Caselli afferma: “È molto difficile all’inizio sapere chi sei, non serve avere una grande voce, serve unicità”. E la sua unicità risiede nel fatto che i suoi brani conquistano ancora, a distanza di 50 anni.
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