Creed III
Metro Goldwyn Mayer Pictures Photo credit: Eli Ade © 2023 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved CREED is a trademark of Metro-Goldwyn-Mayer Studios Inc. All Rights Reserved.

Tempo, concentrazione, controllo non sono solo i tre pilastri della boxe per Adonis Creed, ma le regole di ogni film che fa del ring il suo centro e la sua identità. Tempo, concentrazione e controllo: valgono anche per Creed III?

Per la terza volta torna sul grande schermo la saga che eredita lo spirito di Rocky, l’underdog più celebre della storia del cinema, dando continuità al tema del riscatto sociale ma ricollocandolo dentro il contesto afroamericano.

Tutto ricomincia da dove era partito, in un cerchio che solo in apparenza si chiude con numerosi riferimenti ai film precedenti ma che in realtà mira a diventare qualcosa di nuovo, qualcosa in mano a Michael B. Jordan. Il protagonista, come fece Sylvester Stallone per Rocky II, III, IV e Balboa, firma la regia, sperando di proseguire la saga con un “Universo Creed”. Debutta con la sua opera prima senza rinunciare al partner artistico di sempre, Ryan Coogler – autore dei primi due capitoli di Creed – che in questo caso compare nelle vesti di co-sceneggiatore e produttore.

La battaglia di Los Angeles

È il 2002, un giovane Adonis Creed esce di nascosto da casa per andare alla finale dei Golden Gloves dell’amico Damien Anderson. Sono come fratelli, poco più che adolescenti, con un passato doloroso alle spalle che li unisce in modo indissolubile. Damien quella notte riesce a vincere il titolo sul ring, ad appena 18 anni, ma sulla via del ritorno una pistola non dichiarata fa il resto: il ragazzo viene arrestato, Adonis fugge e passa il resto della vita a dimenticare tutto.

Quasi due decenni dopo Damian (Jonathan Majors) ricorda invece ogni cosa. Appena uscito di prigione è determinato a riprendersi la sua vita, quella che per tutto quel tempo ha vissuto il piccolo Adonis.

I am coming from everything, vengo a riprendermi tutto. È con questa affermazione, che suona come minaccia, che Damien si rivela davvero, portando Creed III al suo centro drammatico, lo scontro con il passato, “La battaglia di Los Angeles”.

Un film a strati

Michael B. Jordan l’ha dichiarato, vuole portare Creed su un altro livello, per questo mostra un Adonis nuovo, più maturo. Un padre premuroso, un marito attento e amorevole, un manager di successo, con una scuderia di nuovi pugili pronti a vincere e difendere titoli e cinture. Ho lasciato la boxe, ma la boxe non ha lasciato me, afferma.

Eppure tutto quel che succede fuori dal ring, per quanto necessario alla ridefinizione del personaggio, sembra un susseguirsi di strati, da strappare per arrivare al nucleo, al momento in cui Adonis finalmente deciderà di indossare di nuovo i guantoni e affrontare un’ultima volta il peso che porta dentro.

Nel farlo, Michael B. Jordan interpreta una mascolinità nera che mette in discussione se stessa e gli stereotipi che la vogliono forte, emotivamente repressa, aggressiva e violenta. Né Creed né Anderson lottano per vendetta, ma per riappacificarsi con il passato. Ognuno lo fa secondo il proprio carattere, sfruttando la condizione di sfavorito (underdog), per sferrare i colpi migliori.

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Jonathan Majors in CREED III A Metro Goldwyn Mayer Pictures film Photo credit: Eli Ade © 2023 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved

Il ring e la macchina da presa

Coreografare la danza dei pugili, dentro e fuori il perimetro delle corde, è una delle sfide più belle del cinema, da sempre. E benché esista un prima e un dopo Toro Scatenato (Martin Scorsese, 1980) per qualsiasi scena sul ring, Michael B. Jordan si cimenta in questa sfida attingendo ai grandi esempi del passato, Rocky prima di tutto, ovviamente.

Immancabile è la sequenza del training montage, la sintesi degli allenamenti prima del grande match, che si sdoppia per Creed e Anderson e ricalca persino la scena allo specchio con Apollo (Creed).

È soprattutto però nello scontro finale che si arriva al momento atteso per tutto il film, quello in cui – quasi per regola non scritta – il regista, chiunque sia, deve aggiungere qualcosa di suo alla rappresentazione consolidata. Jordan sceglie di farlo ispirandosi agli anime, a quegli scontri senza fine tra arcinemici, usando persino lo slow motion frequente in questo tipo di animazione.

Aggiunge inoltre degli elementi surreali, metaforici, per sottolineare – anche quando non necessario – ciò che davvero c’è in ballo durante lo scontro fra i due co-protagonisti.

Jonathan Majors, infatti, è impossibile da relegare al ruolo di spalla. Il suo volto, la sua intensità, fisica e psicologica e il suo talento dominano ogni scena, fino a mettere in ombra lo stesso Jordan, nonostante tutti i tentativi del divo-regista-protagonista di brillare.

I difetti del film, in effetti, sono tutti riconducibili alla sola smania di Jordan di farsi notare, di far innamorare il pubblico almeno una frazione di quanto lui sembri innamorato di sé. Di fronte al fuoco di Majors, la stella di Jordan sulla Walk of Fame (ottenuta il 1° marzo) si fa piccola piccola.

Creed III però non può che guadagnarne.

Michael B. Jordan stars as Adonis Creed in CREED III A Metro Goldwyn Mayer Pictures film Photo credit: Eli Ade © 2023 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved CREED is a trademark of Metro-Goldwyn-Mayer Studios Inc. All Rights Reserved.

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