Dash & Lily - CREDITS: Netflix

Dash & Lily è la nuova serie Netflix a tema natalizio

Da settimane ormai Netflix ha iniziato a propinare sul suo palinsesto le commedie romantiche a tema natalizio. Tra queste, il 10 Novembre è uscita la serie televisiva Dash & Lily. Si tratta di una sola stagione da otto episodi in cui viene raccontata l’inconsueta corrispondenza natalizia tra due adolescenti molto diversi tra loro. Dash, ragazzo cinico che considera le festività natalizie il “peggior periodo dell’anno”, e Lily, ragazza ottimista, sognatrice e soprattutto grande amante del Natale.

Se per molti aspetti segue i canoni stereotipici del genere, oltre all’espediente del quadernino, che fornisce un retrogusto vintage alla loro frequentazione, un altro aspetto innovativo che ho riscontrato sta nella rappresentazione multiculturale e inclusiva.

Le origini asiatiche

La protagonista Lily è di origine giapponese e non mancano i riferimenti alle sue origini nipponiche. L’elemento più interessante è che questi elementi non sono meramente decorativi ma sono veicoli di contenuti densi di significato. In una delle loro dares (lett. sfide), Lily spedisce Dash in una cucina con delle vecchine giapponesi per preparare i mochi.

Dash (Austin Abrams) prepara i mochi –  © Netflix

Tramite la  preparazione del tradizionale dolce giapponese, Lily riesce a far capire a Dash cosa significa saper essere spontanei e “seguire il flusso”. Insegnamento messo da lui in atto in un contesto problematico nella sua vita, ossia il dialogo con il padre. Altri esempi sono presenti nell’ultima puntata. Mentre Lily prepara i bagagli, la madre le menziona il tradizionale osoji: rituale delle grandi pulizie dell’anno che simboleggia la possibilità di accantonare il passato per ripartire nell’anno successivo. Dopo aver bevuto del sake in famiglia, Lily durante il rito al tempio riesce a mettere in pratica l’insegnamento facendosi valere con i suoi familiari e facendo presenti le loro mancanze. Agisce come non aveva mai fatto prima, anche grazie agli insegnamenti acquisiti durante la corrispondenza con Dash.

L’importanza della rappresentazione culturale

La comunità asiatica è piuttosto sottorappresentata nei film e nelle serie televisive americane, nonostante sia molto diffusa sul territorio statunitense. Inoltre, quando ciò avviene spesso incarna degli stereotipi che sminuiscono e mortificano la comunità intera. Uno dei casi più noti in questo senso è il film Sixteen Candles per quanto riguarda il personaggio di Long Duk Dong. Netflix spesso e volentieri si è fatto portavoce dei diritti civili (si pensi alla sponsorizzazione del Milano Pride di qualche anno fa) e di intersezionalità. Non sempre, però, ha proposto contenuti che fossero realmente inclusivi nel loro modo di raccontare le minoranze.

Midori Francis (Lily) in Dash & Lily - credits: Netflix
Midori Francis (Lily) in Dash & Lily –  © Netflix

Un caso è quello della dilogia To All the Boys I’ve Loved Before (Tutte le volte che ho scritto ti amo), basata sulla serie dell’autrice di origine coreana Jenny Han. Il primo film è stato criticato per la scelta di protagonisti maschili bianchi, ma anche l’identità coreana della protagonista, Lara Jean, è evidente solo nel consumo di Yakult e nell’aver indossato una volta l’hanbok.

Tra l’altro le due sorelle di Lara Jean, Margot e Kitty, sono interpretate da due attrici d’aspetto caucasico. Anna Cathcart (Kitty), ha lontane origini cinesi. Janel Parrish (Margot) è hawaiana di origine Han (Cina). Possibile che su tre sorelle una sola abbia gli occhi a mandorla? Insomma, il risultato in questo senso è stato davvero deludente. Al contrario i parenti dal lato materno della madre sono tutti attori asiatici, è evidente dunque in questa produzione una maggiore accuratezza e attenzione.

L’omosessualità

Diego Guevara (Benny) e Troy Iwata (Langston), Dash & Lily - credits: Netflix
Diego Guevara (Benny) e Troy Iwata (Langston), Dash & Lily –  © Netflix

Langston, il fratello di Lily, è omosessuale. Il suo ex ragazzo mostrato in una foto è afrodiscendente mentre il ragazzo che frequenta, di nome Benny, è di origini portoricane. È piuttosto inedito vedere sugli schermi ragazzi omosessuali non caucasici. Ma c’è di più, Langston non viene rappresentato come una “macchietta”. Vengono mostrati i suoi pregi e i suoi difetti senza scendere nella rappresentazione canonica e in una effeminatezza ostentata. È un ragazzo che, dopo la brutta rottura di una relazione a distanza, fa fatica a legarsi ma vive una sessualità libera e spensierata tramite il ricorso alla chat d’incontri gay per eccellenza: Grindr. Quando si lega a Benny tutti le sue insicurezze emergono e, grazie al confronto con la sorella, vengono superate con il ricongiungimento finale tra i due.

 L’ Ebraismo

Ci sono due personaggi secondari, ne vengono menzionati a malapena i nomi, che risultano cruciali per il nostro discorso. Sono i due amici ebrei che fanno parte di una band jewcore, di genere punk ma con testi inerenti all’ebraismo, che organizzano un concerto per Hanukkah. La danza scatenata e liberatoria di Lily avverrà su di un loro brano che racconta della discriminazione subita dagli ebrei in Russia, preceduto da un discorso introduttivo sul significato della festività celebrata in quel periodo.

Nonostante sia una commedia natalizia la menzione della celebrazione di Hanukkah dimostra una grande apertura e soprattutto coerenza con la rappresentazione della città di New York, in cui la comunità ebraica è molto radicata, in particolare nel quartiere di Williamsburg.

Una serie che si distingue dalla massa informe

Ci sono una serie di personaggi secondari che fanno parte della comitiva di amici di Dash come Boomer, che incarna il classico ruolo dell’amico/aiutante afroamericano. Priya, su cui non ci sono particolari approfondimenti culturale ma il nome sanscrito ci suggerisce l’origine indiana. Sofia, di cui si intuiscono le origini ispaniche tramite un dialogo telefonico con la madre. Tutti questi personaggi, come specificato in precedenza, non sono caratterizzati in modo particolare ma contribuiscono a creare un quadro variegato, multietnico e inclusivo che è totalmente coerente con il crogiolo di culture che è New York City.

Dash e Boomer (Dante Brown) –  © Netflix

La serie Dash and Lily è riuscita a distinguersi dalla massa informe di commedie natalizie grazie a questa apertura e attenzione senza pretese particolari, dimostrando che un prodotto mainstream, nonostante i vincoli dettati dal genere (quello della commedia romantica adolescenziale) e dal tema natalizio, può essere innovativa dal punto di vista dell’inclusività. E grazie a questo espediente può risultare più autentica, proprio perché tante persone diverse possono sentirsi partecipi, seppur in modi e forme diverse, in questa storia.

L’efficacia della narrazione proposta dalla serie sta nell’inserire degli elementi rappresentativi e renderli funzionali all’interno della trama o coerenti con i personaggi a cui sono attribuibili, rendendoli in questo modo più credibili e creando un potenziale effetto di riconoscimento nella fascia di pubblico di minoranza che fruisce della serie proposta.

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Chiara Caputi
Nata sotto il segno dei Gemelli il che significa che in me convivono tutto e il contrario di tutto: la letteratura (dalla medievale alle contemporanea), il cinema, il teatro, le serie tv, i fumetti, l'opera, le arti visive e i programmi trash del palinsesto di Real Time. Scrivo di tutto perché «homo sum, humani nihil a me alieno puto»; con un approccio intersezionale e di genere perché credo che le prospettive di tutti e tutte hanno un valore, anche se non ci riguardano personalmente. Il curriculum vitae dice che faccio il dottorato in America, ma non è niente di serio.

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