Dogtooth, Yorgos Lanthimos - CREDITS: Lucky Red

Dogtooth arriverà finalmente nelle sale italiane dopo quasi dieci anni dalla sua presentazione. Il terzo lungometraggio di Yorgos Lanthimos è stato infatti presentato al 62º Festival di Cannes nel 2009. Sarà Lucky Red a portare questo incredibile film nelle sale italiane a partire dal 27 agosto. Una mossa molto intelligente che arriva proprio per ripopolare i cinema nella prima settimana di vera riapertura post-Covid.

Ironia dell’isolamento in Dogtooth

Non è ben chiaro se la scelta di Lucky Red sia un voluto riferimento alla condizione mondiale o una fortunata coincidenza. Fatto sta che Dogtooth racconta appunto una condizione di reclusione forzata. Tre fratelli, due ragazze e un ragazzo, chiusi in casa per scelta dei genitori, per preservarli dalla contaminazione con il mondo esterno.

Nulla a che vedere con il lockdown sanitario che si è reso necessario negli ultimi mesi. Ciò non toglie che adesso il pubblico italiano potrebbe aver maturato anche una sensibilità diversa attraverso cui vivere e interpretare il film.

Dogtooth (2009) - CREDITS: Lucky Red
Dogtooth (2009) – CREDITS: Lucky Red

Una distribuzione coraggiosa

Lucky Red spicca negli ultimi anni per il numero di titoli interessanti e “rischiosi” su cui ha scommesso e vinto. Nel 2016 con Moonlight come qualche mese fa con Les Misérables di Ladj Ly, per esempio, questa distribuzione riuscita a portare in Italia storie straordinarie e imperdibili, anche se apparentemente lontane dalle abitudini del pubblico italiano. Ha creduto in registe e in progetti straordinari come Ritratto di una giovane in fiamme di Céline Sciamma o Il corpo della sposa di Michela Occhipinti.

Con Dogtooth Lucky Red si assume l’ulteriore rischio del tempo che passa, di un film creato e finito da oltre dieci anni, dopo un cambiamento essenziale nella filmografia di Lanthimos, cioè il passaggio alla lingua inglese e l’internazionalizzazione delle sue storie. L’impatto che avrà sul pubblico sarà inevitabilmente diverso da La favorita, un brutale ritorno alle origini che si mostra però necessario per apprezzare pienamente il regista. Non ci resta che attendere e riempire di nuovo le sale.

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