"Donne in viaggio. Storie e itinerari di emancipazione" di Lucie Azema, Edizioni Tlon

Esce oggi in tutte le librerie Donne in viaggio. Storie e itinerari di emancipazione, di Lucie Azema, per Edizioni Tlon. Mescolando racconti di viaggio ed esperienze personali, Lucie Azema decostruisce la visione maschile dell’avventura.

Il libro

Anche se il viaggio è un atto fondante comune a tutta l’umanità, per secoli partire all’avventura è stato un privilegio riservato soltanto agli uomini. I viaggi delle donne sono stati contrastati, resi invisibili, ridicolizzati o addirittura proibiti. La polarizzazione dei ruoli associati al maschile e al femminile si estende fin dagli albori all’ambito viaggio.

Ma, sorprendentemente, la questione dell’accesso delle donne al viaggio e all’avventura è un argomento ancora poco esplorato dagli studi femministi. Eppure, esso è fondamentale: viaggiare e scrivere dei propri viaggi vuol dire servirsi della propria libertà di movimento, riappropriarsi dei racconti del mondo e, nello stesso tempo, del proprio racconto.

Attingendo a storie vere tratte dalla letteratura di viaggio e dalla propria esperienza personale (dieci anni di arrivi e partenze), in Donne in viaggio la scrittrice e giornalista francese Lucie Azema racconta, con uno sguardo ambizioso e implacabile, le grandi esploratrici del passato, evoca territori erotizzati, denuncia la visione maschile dell’avventura e riflette sulla tensione tra viaggio e maternità (desiderata e non), mostrando come ancora oggi il viaggio delle donne sia difficile e controverso, ma sempre più necessario.

Donne in viaggio è un saggio ricchissimo e appassionante, destinato a diventare un tassello importante per lo studio critico di una tradizione letteraria, quella della letteratura di viaggio, che più di ogni altra ha rappresentato una “fabbrica di mascolinità”. Obiettivo dell’autrice non è quello di fornire una lista esaustiva di viaggiatrici, ma di sistematizzare i loro scritti inserendoli in una riflessione femminista più globale.

Ciò che rimane sono i ricordi fiammeggianti e i diari di bordo di alcune di loro che hanno osato sfidare gli ostacoli incontrati sul loro cammino: Jeanne Barret (1740-1807), prima donna ad aver fatto il giro del mondo, si finse marinaio per far parte dell’equipaggio dell’esploratore Louis-Antoine de Bougainville; Alexandra David-Néel (1868-1969) si travestì da mendicante per entrare a Lhasa, la capitale del Tibet, vietata agli stranieri; la giornalista americana Nellie Bly (1864-1922), che in un atto di sfida circumnavigò il globo in 72 giorni nel 1890; l’oceanografa e fotografa Anita Conti (1899-1997), la prima donna francese a salire a bordo di una nave militare nel 1939.

Tutte queste viaggiatrici hanno creduto e credono nella possibilità di un altrove, tutte tendono a una libertà intransigente, e tutte rifiutano di essere destinate ai doveri legati al loro genere: «Hanno dovuto rompere non solo le catene che avevano attorno, ma anche quelle che avevano dentro. Così facendo, hanno provato non solo a essere libere di viaggiare, ma anche libere per viaggiare. Queste saranno le due dimensioni che segneranno il nostro diario di viaggio».

L’autrice

LUCIE AZEMA (1989) è una giornalista, viaggiatrice e femminista francese. Dopo aver vissuto in Libano, in India e in Turchia, si trasferisce a Teheran nel 2017. Ha collaborato con «Courrier Expat» e «Courrier international». Donne in viaggio, uscito in Francia per Flammarion nel 2021, è il suo primo libro.

Occupare il posto che avremmo preso facilmente se fossimo stati uomini: ecco l’obiettivo di un approccio femminista al viaggio. Imparare ad abitare il proprio mondo, le proprie frontiere, poi alimentare il desiderio di occupare lo spazio al di là di quei limiti intimi grazie a tutto ciò che ne abbiamo attinto: ecco come. La ricerca di una coerenza personale che s’innesta nello spazio – come se tutte le dimensioni (quelle dell’esterno e dell’interno) formassero una serie di cerchi concentrici – è il vero cammino che porta alla liberazione. E, in questo modo, mettere l’«io» nel «noi», il diverso nell’ordinario, non avere più né inizio né fine. Per questo il viaggio è anche un esercizio di umiltà: rifiutare di essere dominati vuol dire rifiutare di dominare. Vuol dire creare un rapporto da pari a pari con il mondo, un’armonia condivisa, un equilibrio tra l’essere umano e la natura, tra l’essere umano e il resto delle creature viventi, in una logica di coabitazione, di coevoluzione.

LUCIE AZEMA

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