Eroine_Cover
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EROINE. COME I PERSONAGGI DELLE SERIE TV POSSONO AIUTARCI A FIORIRE è il volume realizzato da Marina Pierri, scrittrice e critica televisiva, e pubblicato da Edizioni Tlon, sulla potenza di un’analisi archetipica dei personaggi femminili della serialità televisiva più recente.

Affidandosi al mondo del femminismo intersezionale e a quello della psicologia del profondo, realizza una guida che può aiutarci a leggere in modo alternativo determinati prodotti audiovisivi, comprendendone anche i focus e le spinte volute dalla scrittura dietro ai soggetti.

A fronte della numerosa letteratura dedicata alla figura dell’eroe e del suo “viaggio”, Marina Pierri compensa ricostruendo una guida per capire l’esperienza eroica del femminile. Mentre l’uomo è solito “ascendere”, la donna “discende per poi ascendere”.

Punti di riferimento

Per questo credo che i Viaggi dell’Eroina contemplino tutti il momento spaventoso in cui la protagonista sfida la superficie per addentrarsi in profondità, lì dove si trova un’autenticità libera dai condizionamenti.

Il suo studio si poggia su tre schemi: quello di Murdock ne Il Viaggio dell’Eroina, quello di Kim Hudson in The Virgin’s Promise e quello di Victoria Lynn Schmidt in 45 Master Characters. Concentrandosi sugli anni ’10 della serialità televisiva, Marina Pierri fa riferimento al concetto di archetipi-personaggio, che, nella progressione eroica, rappresentano una modalità di compiere il proprio viaggio. Tali archetipi possono assumere le forme di Guida e Ombra, in riferimento alle proprie doti.

EROINE. COME I PERSONAGGI DELLE SERIE TV POSSONO AIUTARCI A FIORIRE, Marina Pierri

Il (nostro) viaggio

Tre di noi, in redazione, hanno letto, appreso, ripercorso e scandagliato EROINE. Abbiamo allineato le nostre conoscenze alle analisi contrapposte e complementari. Tre di noi, donne, autrici, critiche cinematografiche, hanno fatto loro una parte di EROINE, prendendo in esame personaggi fondamentali per l’idea di viaggio al femminile, in relazione alle proprie serie TV preferite.

RUSSIAN DOLL – LA DISTRUTTRICE

Nadia Vulvokov (Nastasha Lyonne), a 36 anni appena compiuti, guarda il suo riflesso all’interno di un bagno che sembra appartenere a un’altra dimensione. Con la voce roca di due pacchetti di sigarette al giorno e un’energia libera, ruggente e senza filtri, si fa largo tra gli invitati della sua festa. Quella stessa notte muore. E si ritrova nello strano bagno, ancora e ancora, in un loop senza tregua e al di là dello specchio, in cui la morte non è che un passaggio intermedio, non più l’opposizione alla vita. Da un lato, allora, Russian Doll è ciò che si definisce una narrazione escatologica. Dall’altro è anche l’incarnazione di un percorso psicologico ben preciso, che Jung identificherebbe interamente con l’archetipo dell’Ombra e Marina Pierri definisce come Distruttrice.

Russian Doll, Netflix – CREDITS: Web

Nel Viaggio dell’Eroina l’avvento della Distruttrice è un momento essenziale, anche se spaventoso: è l’incontro con il vero Sé, scevro di ogni sovrastruttura e di ogni bugia autonarrata. È il centro nevralgico di ogni Eroina, ossia il momento in cui si determinano un prima e un dopo, per poter finalmente proseguire verso la meta con una vera consapevolezza di sé. La Distruttrice si risveglia in noi in situazioni di caos e impotenza, di fronte a un nuovo vuoto che non sappiamo come attraversare. Allora ci costringe a radere al suolo per ricostruire, in un atteggiamento che Pierri attribuisce solo all’Eroina e non all’Eroe.

È lei che infatti rivoluziona l’Esistente per affermare se stessa, mentre lui lo plasma (a sua immagine). Solo arrivando a riconoscerci nel nostro personale specchio, il Viaggio dell’Eroina può proseguire anche per noi, e in questo risiede anche il fascino esercitato dalla serie. Come la Matrioska del titolo, Russian Doll è tante cose, una dentro l’altra. Siamo noi a scegliere cosa trarne in base a quale nostra bugia stiamo internamente combattendo.

POSE – L’AMANTE

Per capire l’archetipo-personaggio dell’Amante è necessario prima scardinare una forma di preconcetto proprio delle narrazioni in cui la donna aspira ad un ideale amore romantico che possa completarla. È la predominanza dello sguardo maschile a imporre un tale appiattimento dell’archetipo-personaggio in questione. Ampliando l’analisi oltre l’eteronormatività e i canoni prettamente patriarcali della narrazione dell’Amante, si arriva all’amore come principio imprescindibile per la propria autodeterminazione.

Blanca Rodriguez-Evangelista (interpretata da MJ Rodriguez), tra le protagoniste della serie TV Pose, è l’AMANTE-GUIDA. Donna trans, “madre” non biologica dei “figli” della sua Casa, afrolatina e sieropositiva: per Marina Pierri è l’esempio perfetto di eroina che discende prima di ascendere, risorgendo grazie all’amore nella sua accezione più “luminosa”. Blanca spezza i tratti della sua identità legati al patriarcato e si riconnette al femminile. Tutti gli elementi dell’amante emergono nel contesto sofferto e conflittuale dei ball e delle Case avversarie. Infatti il personaggio di Blanca incarna un profondo amore per sé e per chi fa parte della sua vita.

Accogliendo a piene mani ciò che la vita le riserva trova la forza di essere una leader costruendo con trasparenza e vulnerabilità il suo futuro. Rinnovando un viaggio al femminile inedito (tutti i personaggi trans di Pose hanno passato realmente le avversità narrate prima di interpretarle come attrici), Blanca è la rivoluzione dell’archetipo-personaggio dell’Amante che ne incarna lo splendore superandone i limiti.

MJ Rodriguez (Bianca) - Pose - Eroine di Marina Pierri
POSE – Mj Rodriguez CREDITS: Michael Parmelee/FX

FLEABAG – LA FOLLE

Una trentenne il cui spettro d’azione-emozione si estende a raggiungere gli estremi opposti, rendendola contraddittoria all’ennesima potenza. Tra lutto, sessualità e rapporti interpersonali tempestosi e dolorosamente veri, Fleabag si barcamena per rimanere a galla. E noi con lei, come avvinghiati al suo agire e sentire, in un rollercoaster emotivo che toglie il fiato dalla durata di cinque ore. Un personaggio contenitore, che proprio grazie alla sua unicità è in grado di inglobarci, chiamarci in causa.

La sua continua rottura della quarta parete ci implica nel discorso. Ma oltre al rivolgersi a un generico altro che, ognuno può pensare, sono io, sembra anche un guardarsi allo specchio. Una resa dei conti con le sue (e nostre) meschinità e debolezze, ma anche gioie e conquiste. È anche per questo che l’abbandono finale è così doloroso: la finzione ha permesso la messa a nudo di un pezzo di noi, un riconoscimento vitale nell’Altra, che si riverbera in un Altrǝ globale. E ora Fleabag ci volta le spalle, forse pronta per un nuovo viaggio, carica di consapevolezza acquisita. E vista per la prima volta, dall’hot priest, l’unico a percepire il suo rivolgersi in camera.

La Loba di Clarissa Pinkola Estés, che raccoglie le ossa e le rianima della spinta vitale per una nuova avventura, diventa per Marina Pierri personificazione della Folle, per cui la fine del Viaggio coincide con un nuovo inizio. Figura liminare per eccellenza, anello di congiunzione del cerchio del viaggio dell’eroina, è hybris fatta contenuto psichico. La Folle agisce, sente, vive
autodeterminandosi, con uno sprezzo per le norme che la porta a navigare le sue antinomie con una naturale gioia eversiva. Un’anarchica Briccona che si spinge a un amore iconoclasta che rende possibile la traslazione a Folle Saggia e Santa. Fleabag è entrambe le facce di una medaglia in cui scorgiamo le nostre parvenze. “Fleabag è l’Eroina che non deve far altro che essere. Del resto cosa abbiamo perseguito, in dodici lunghe tappe, se non questo?”

Fleabag – CREDITS: Web

Grazie ad Edizioni Tlon per l’opportunità di fare nostro EROINE.

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