Inizia la febbre da corsa agli Oscar e in redazione abbiamo già fatto le nostre previsioni. Per tre settimane, fino al giorno della premiazione ufficiale (nella notte tra il 27 e il 28 marzo), condivideremo i nostri preferiti in alcune delle categorie più importanti, tra prove attoriali, sceneggiature, regie e film.
Inauguriamo oggi il nostro speciale con gli interpreti, nelle quattro categorie previste.
Miglior attore protagonista: Denzel Washington – Macbeth – Valeria Verbaro
Sembra già una partita chiusa quella del miglior attore protagonista, con Will Smith a tutta velocità verso la statuetta, ma ancora c’è la speranza che l’Academy si ravveda e premi il re, Denzel, che in The Tragedy of Macbeth è come sempre straordinario. La sua è una performance che destabilizza, che a tratti sembra provenire da uno studio sul personaggio, ancora in divenire, e a tratti invece colpisce per la profondità con cui si immerge nella Scottish Play, assorbendola e attualizzandola. Washington offre una master class di recitazione, di costruzione di un ruolo classico in chiave moderna che, proprio per non cadere nel già visto, sfrutta la più grande arma a sua disposizione: l’identità e la personalità straripante del suo interprete.
Miglior attore protagonista: Benedict Cumberbatch – Il potere del cane – Silvia Pezzopane
Dalla rude inscalfibilità, il personaggio interpretato da Benedict Cumberbatch ne Il potere del cane cela nelle pieghe indurite dell’anima di un cowboy d’altri tempi una fragilità incompresa ed inconfessabile. La bravura dell’attore riesce a comunicarne le molteplici sfumature, alcune delle quali quasi impercettibili e solo lasciate intendere come possibilità. Costantemente rigido e autoritario, si scioglie in una delle scene più intense – SPOILER – sulla riva del fiume, in cui gioca con la consistenza di un foulard e la percezione che esso esercita sulla sua pelle. L’effetto è sublime e capovolge l’idea che fino a quel momento ci eravamo fatti/e del personaggio.
Miglior attrice protagonista: Penélope Cruz – Madres paralelas – Emanuele Bucci
La forza spiazzante e la densità drammatica di Madres paralelas vivono irrinunciabilmente della performance di Penélope Cruz. Coppa Volpi al Lido, meritatissima come lo sarebbe l’Oscar. Per la sua capacità di esprimere al massimo grado le due anime del film, quella intima e quella storico-politica, in un personaggio tridimensionale per sfumature e contraddizioni.
L’attrice spagnola si proietta oltre gli echi delle precedenti eroine almodóvariane e dosa al punto giusto lampi e bagliori. Restituendo i cortocircuiti tra amore e rabbia, verità e bugia, accensioni di felicità e squarci di sofferenza, fragilità del dubbio e determinazione alla ricerca. Quello della sua madre imperfetta è il volto di un cinema che riconnette il vissuto individuale a quello collettivo, come scavo necessario nel labirinto delle emozioni, e tra gli scheletri della memoria.
Miglior attrice non protagonista: Ariana DeBose – West Side Story – Alessandra Vignocchi
Dopo averla ammirata nell’ensemble di Hamilton, tra piroette, svolazzi e risposte caustiche Ariana DeBose si è fatta strada nell’olimpo dei ruoli indimenticabili. Cogliendo l’eredità della sua controparte del 1961, Rita Moreno, la Anita di DeBose è una donna afrolatina che difende tanto la sua terra d’elezione, gli Stati Uniti d’America, quanto le sue origini portoricane. Una grinta inesauribile, un pathos trascinante, un portamento consapevolmente insolente: Anita si prende tutto lo spazio che riesce a ricavare entro gli stretti confini permessi a una donna, immigrata a fine anni ’50. La stella del West Side Story di Spielberg brilla già di quella luce speciale che pochi possono vantare, she’s got IT.
Miglior attrice protagonista: Jessica Chastain – Gli occhi di Tammy Faye – Giulia Losi
Chi è Tammy Faye? In effetti è un personaggio pressoché sconosciuto da noi. Ma nell’immaginario collettivo americano, Tammy Faye è più che nota. Si tratta infatti della più celebre telepredicatrice americana degli anni Settanta e Ottanta. Insieme al marito Jim Bakker, celeberrimo evangelista, divenne una vera e propria icona del piccolo schermo. Ma dietro la loro fervente attività di predicatori, si celavano nientemeno che truffe e scandali di enormi proporzioni. Il film racconta tutto questo attraverso gli occhi di Tammy Faye, interpretata da un’eccezionale Jessica Chastain. La diva, nota per la sua bellezza splendente, è qui irriconoscibile. Il trucco pesante, i capelli cotonati, la rendono una sorta di grottesca macchietta. Non è certo la prima attrice che cambia drasticamente il suo aspetto per un ruolo. Ma Jessica Chastain si rivela eccezionale nel dare umanità a un personaggio che è così semplice far sfociare nel caricaturale. La recitazione sopra le righe non le impedisce di delineare il ritratto di una donna fragile e ciecamente devota al marito. Il risultato è una performance incredibile. Merita l’Oscar? Assolutamente sì!
Miglior attore protagonista: Benedict Cumberbatch – Il potere del cane – Giulia Losi
In questo western particolarmente crudo, Benedict Cumberbatch si cimenta in un ruolo complesso: quello del solitario cowboy Phil, disposto a qualunque cosa pur di ottenere il pieno possesso di un ranch, che ha in comproprietà con il fratello. Quando quest’ultimo sposa la vedova Rose (Kirsten Dunst), Phil fa di tutto per difendere ciò che è suo. Compreso strumentalizzare il figlio di Rose. Come lo stesso Cumberbatch ha dichiarato, il ruolo di Phil è stato davvero difficile, soprattutto perché si tratta di un personaggio molto lontano da lui. Estremamente spietato, crudele, cinico, dalla forte energia animalesca. Ma Cumberbatch, da sempre abituato a dei ruoli composti, da Lord, affronta questa sfida con grande stoicismo, regalandoci un’interpretazione magistrale.
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