Inizia la febbre da corsa agli Oscar e in redazione abbiamo già fatto le nostre previsioni. Per quattro domeniche, fino al giorno della premiazione ufficiale (nella notte tra il 25 e il 26 aprile), condivideremo i nostri preferiti in alcune delle categorie più importanti, tra prove attoriali, sceneggiature, regie e film.
Inauguriamo oggi il nostro speciale con gli interpreti, nelle quattro categorie previste.
Miglior attore: Riz Ahmed – Sound of metal – Silvia Pezzopane
Non potevo non scegliere Riz Ahmed: qualche mese fa vi parlavo del film (qui), un’opera che avvolge concedendoci il rumore più assordante per poi lasciarci piombare nel silenzio assoluto. L’interpretazione dell’attore ne restituisce le sensazioni, comunicando in modo epidermico e diretto la rabbia, il senso di appartenenza, l’accettazione dell’inevitabile. Nei gesti dell’attore, lo spettatore coglie l’anima del personaggio, raccontato in una purezza disarmante che convince a crederci fino in fondo.
Miglior attore: Riz Ahmed – Sound of metal – Alessandra Vignocchi
Una performance di sottrazione che funziona proprio per il contrasto con l’immensità della sfida umana che viene messa in scena. Si ha la sensazione di una corda perennemente tesa, sempre sul punto di spezzarsi. E quando si spezza ci viene restituita la potenza di un’interpretazione che ha saputo mantenersi controllata. Ogni gesto, ogni azione, ogni sguardo riesce a essere vibrante, trasudante emozioni taciute. Quegli occhi enormi, da gufo, con un magnetismo immobilizzante fungono da lazo metaforico per immergerci nella sua psicologia, che nel film è tutto.
Miglior attore non protagonista: Daniel Kaluuya – Judas and the Black Messiah – Valeria Verbaro
Daniel Kaluuya emerge con forza e potenza fisica in un racconto che vuole essere corale ma che finisce per raccontare l’epica di Fred Hampton. Inchioda allo schermo, si fa nuovo peso e volume di un corpo portato via alla Storia troppo giovane, quando aveva ancora tanto da dire. E con quell’inconfondibile accento di Chicago in cui nasconde del tutto le sue origini british, affonda nella parte e risale in superficie, incarnando di nuovo l’urlo di Hampton, che diventa nostro, I am… a revolutionary.
Miglior attrice: Frances McDormand – Nomadland – Giulia Losi
Frances McDormand è un’attrice che ha abbracciato la filosofia del Less Is More. Nella sua
recitazione non c’è nulla di sopra le righe. Basta un sopracciglio alzato, un labbro arricciato o una
mano tremula perché tutto il suo essere parli, comunicandoci una gamma infinita di emozioni. In
Nomadland l’attrice ci racconta il dramma silenzioso di una donna trovatasi improvvisamente sola, costretta a una vita da nomade da una realtà ingiusta e spietata che schiaccia cose e persone. Nessuno meglio di lei è riuscito a raccontare il dramma umano con pochi, semplici gesti, ma che valgono un mondo intero.
Miglior attrice: Vanessa Kirby – Pieces of a Woman – Emanuele Bucci
«Condividere la nostra storia è un modo per abbattere l’isolamento», ha detto Vanessa Kirby ricevendo la Coppa Volpi. Forse è (anche) per questo che la sua prova in Pieces of a Woman ci ha
così colpito: in un’epoca di solitudini e distanze esacerbate, Kirby raccoglie un dolore ancestrale, tra vita e morte, interno ed esterno, privato e pubblico. E ne restituisce coraggiosamente la complessità, come un atto d’ascolto e (soprattutto) un invito ad ascoltare, ad ascoltarci: ora più che mai.