fresh

Presentato al Sundance di quest’anno, Fresh è il lungometraggio di debutto di Mimi Cave, e vanta due ottimi protagonisti, che sono forse la vera anima del film.

Un grandiosamente inquietante Sebastian Stan si spoglia delle vesti del Soldato d’Inverno per assumere le rassicuranti apparenze di un ironico e affascinante dottore vegetariano, Steve. Daisy Edgar-Jones, la Marianne di Normal People, è invece Noa, una giovane donna disillusa sull’amore eterno e stufa marcia dei rituali sempre uguali, faticosi – e ai suoi occhi un po’ vuoti, vani – del corteggiamento.

Con l’incontro tra i due sembrano verificarsi quelle condizioni che preludono all’inizio della relazione, di quella giusta, di quella che durerà, nonostante prevenute disposizioni d’animo, nonostante – o forse proprio per – le assurde premesse.

Con un ritmo incalzante, tenuto vivo da un disagio diffuso, creato dall’aspettativa di qualcosa che si sa che accadrà ma di cui non si riescono bene a definire i sinistri contorni (guardate questo film a scatola chiusissima), Fresh vive sul rischioso crinale tra grottesco e thriller. Facendo qualche scivolone, e non riuscendo per questa natura ibrida ad essere davvero né carne né pesce, porta comunque a casa un risultato più che dignitoso, con le interpretazioni e alcune scelte registiche e di messa in scena che spiccano su tutto il resto del film, che, con alcuni cali di ritmo, avrebbe giovato di una mezz’ora in meno.

– CAN I GET SOMETHING TO DRINK? OR EAT?

– NO, JUST YOU.

La presentazione “a pezzi” di Noa, attraverso particolari frammentati (che sarà una tendenza di tutto il film), riesce a racchiudere lo spirito del film in a nutshell.

La disillusione di Noa è resa nella scena iniziale, in cui vediamo la sua disastrosa uscita con Brett Dier, il Michael di Jane the Virgin, che interpreta Chad (che potremmo definire agilmente proprio come un Chad, stereotipo dell’uomo “alfa”). Il fastidio di Noa diventa il nostro, attraverso dettagli, stacchi di montaggio che operano associazioni allusive.

È per contrasto con questo aberrante appuntamento che l’incontro casuale con Steve, alla mano e arguto, nel reparto ortofrutta del supermercato, appare quanto di più naturale e lontano dalla tecnologia forzosa delle dating app, e al contempo quasi fantascienza, per come coglie Noa impreparata.

Il personaggio di Steve è difficile da inquadrare: non riusciamo a capire veramente la sua interiorità, il che risulta in un’accresciuta suspense che si nutre dell’ambiguità delle sue intenzioni. Steve incarna, inoltre, una questione che torna spesso nelle romantic comedy, o comunque nella rappresentazione delle storie d’amore al cinema: qual è il confine tra misterioso romanticismo e loschezza o addirittura abuso? Ovviamente la differenza è ben chiara, a un occhio esterno, il problema è quando ci si trova invischiati nella prospettiva di una protagonista che crede (vuole credere) di aver finalmente trovato quello giusto

IT’S NOT OUR FAULT, NOA. IT’S ALWAYS THEIRS

Il grottesco del film si traduce in allusioni continue, attraverso battute dialogiche, transizioni e scelte di messa in scena: su tutte, si pensi alle scene di ballo e canto di Steve intento in discutibili mansioni dissonanti con il tono formale spensierato. Questo seguire Steve nel suo trafficare per casa si configura come il primo abbandono della prospettiva di Noa, a cui siamo rimasti legati nella prima mezz’ora di film. Questo momento è significativamente segnato dalla comparsa in ritardissimo del titolo del film e dei relativi credits, come se solo dopo mezz’ora, quando Fresh scopre le sue carte, si possa per davvero dare inizio alle danze.

Danze che porteranno a un’allegoria poco originale ma sempre molto efficace del possesso della donna, esasperato  fino alla sua estremizzazione (spoiler) nella letterale fagocitazione. In un gioco in cui le demarcazioni tra carnefice e vittima si confondono sempre più, in cui l’amore “perde un po’ di punti”, il cantilenante messaggio, prima sussurrato e poi urlato, sembra essere uno sberleffo alla costituzione a tutti i costi, come fine ultimo dell’esistenza, della coppia eteronormata. Guardate qui, a cosa ha condotto questa spinta socialmente costruita a ricercare la propria dolce metà. Qui si parte e si finisce con l’amicizia femminile, con un’altra forma di amore che non per forza è inferiore, e, anzi, ci può salvare la vita. Letteralmente.

Fresh è disponibile su Disney+ dal 15 aprile, non lasciatelo a fare le ragnatele nel catalogo e dategli una chance.

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