Game of Scores: Le migliori colonne sonore tv degli anni Duemila - Bietti
Game of Scores: Le migliori colonne sonore tv degli anni Duemila - Bietti

Il potere di una grande colonna sonora è quello di rievocare in un istante emozioni, atmosfere e immagini da tempo sopite o dimenticate. Anche se rimane difficile raggiungere le altezze iconiche di alcuni temi e sigle della televisione del passato, anche gli anni 2000 hanno saputo regalarci pagine di tutto rispetto della storia della musica per il piccolo schermo. Massimo Privitera, fondatore della rivista Colonne Sonore. Immagini tra le note, realizza Game of Scores. Le migliori colonne sonore tv degli anni Duemila. Questo praticissimo libello, edito da Bietti, ci porta in un viaggio che, pur nell’obbligata soggettività e parzialità, si configura come bussola nel mare magnum delle colonne sonore televisive.

La struttura stessa del volume invita all’approfondimento, alla scoperta e alla riscoperta. Diviso per generi, Game of Scores prevede delle vere e proprie schede identificative. Una concisa trama e delle note bio-professionali relative al compositore precedono il segmento più “succoso” e pieno di impressioni della descrizione vera e propria della musica. Rimandi ad altre serie, a film, ad altri compositori, rendono queste micro-suggestioni delle preziosissime pillole di cultura musicale. E alla fine non poteva mancare un – seppur conciso – elenco di tredici sigle divenute indimenticabili.

Tra i tanti paletti che Privitera ci fornisce per guidarci e poi muoverci autonomamente nella geografia musicale seriale, ho deciso di soffermarmi su alcune partiture musicali che mi sono particolarmente care. Tre giganti, vecchi e nuovi, della musica televisiva e tre colonne sonore “minori” da riscoprire ed eventualmente rivalutare. Sulle orme di Game of Scores, menzionerò un brano specifico – ed emblematico – per ogni colonna sonora, da cui partire per un nuovo ascolto, forse per la prima volta indipendente dal momento della visione.

I grandi da riascoltare

GAME OF THRONES vanta una delle sigle più iconiche della serialità televisiva del nuovo millennio. Ma è solo la punta dell’iceberg di un apparato musicale sorprendente, che ha contribuito senz’altro all’imprimersi nella memoria collettiva delle cronache del ghiaccio e del fuoco. A ragion veduta, Privitera parla di magistrale resa della “gravitas”, di cui atmosfere e narrazione sono imbevute. Dietro questo epocale progetto c’è Ramin Djawadi – allievo di Hans Zimmer – che ha composto anche, tra le altre, le musiche di Westworld. La più alta comunione di musica e drammaturgia ha luogo a mio parere nella sesta stagione, con la lunga sequenza che ruota attorno al Tempio di Baelor, Light of the Seven.

Game of Thrones - Credits HBO
Lena Headey (Cersei Lannister) in Game of Thrones – Credits HBO

THE MANDALORIAN ha recentemente appassionato e/o deluso i fan della saga di Star Wars. Ma anche chi, come me, non è legato alle – infinite – guerre stellari, non ha potuto fare a meno di rimanere ancora una volta incantato dalla musica che ad esse fa da accompagnamento. Al posto del maestro John Williams troviamo Ludwig Göransson, una delle punte della nuova scuola nordica (ricordiamo l’Oscar di Hildur Guðnadóttir per Joker). Uno “sci-fi dal taglio spaghetti western”, che sa emergere per la sua unicità più che per i rimandi all’epopea madre. Rimando al brano The Mandalorian, che è in grado di restituire il tono dell’opera e di inquadrare musicalmente l’avventuroso spirito della missione di Mando.

LOST ha segnato un’epoca, forse solo come aveva saputo fare Twin Peaks negli anni ’90. L’autore della colonna sonora è Michael Giacchino, premio Oscar per Up e compositore di partiture straordinarie quali The War – Il pianeta delle scimmie e Spider-Man: Homecoming e Far From Home. In questo caso le musiche sono, forse più di altre, inestricabilmente legate all’emotività della visione. Esse si mantengono “in equilibrio tra rarefazioni melanconiche e a tratti speranzose e pagine al cardiopalma”. Il brano che ho scelto si rispecchia nella prima di queste due facce complementari. There’s No Place Like Home è il tema del ritorno, e con le sue note anche noi torniamo sull’isola, con Jack, Kate, Sawyer e gli altri.

I grandi da riscoprire

Non tutti hanno apprezzato la riproposizione classica di brani pop contemporanei messa in campo in BRIDGERTON grazie al Vitamin String Quartet. Ma la colonna sonora della serie Netflix ambientata nell’Inghilterra – reimmaginata – della Reggenza, è in grado di amalgamare alla perfezione modernità e tradizione, sia nella musica che nella messa in scena di tematiche anacronistiche. Il giovane compositore, Kris Bowers, vanta al suo attivo le colonne sonore seriali di Mrs. America e When They See Us, oltre a quella del film premio Oscar Green Book. La versione ad archi di Strange è magica, romantica e in armonia con l’intento della serie. Il pezzo originale è di Celeste, candidata all’ultima edizione dei premi Oscar per il brano Hear My Voice (Il processo ai Chicago 7).

Bridgerton - Credits: Netflix
Phoebe Dynevor (Daphne Bridgerton) e Regé-Jean Page (il Duca di Hastings) in Bridgerton – Credits Netflix

Appena terminato il rewatch delle prime due stagioni, e in attesa spasmodica della terza in uscita a settembre, SEX EDUCATION si riconferma ogni volta uno dei più preziosi gioielli di Netflix. La musica è un mix senza tempo che si sposa perfettamente con l’indefinitezza storica della serie, che sembra un meraviglioso mostro di Frankenstein creato prendendo dai vari decenni ciò che di più iconico e nostalgico hanno da offrire. Oli Julian realizza lo score originale, mentre Ezra Furman, cantautrice statunitense – e qui alla sua prima colonna sonora – compone e interpreta tutte le canzoni originali. Le musiche operano come commento musicale commovente, spassoso, drammatico e sagace. I can change di Ezra Furman è solo uno dei moltissimi brani che rimangono intrappolati nella mente durante e dopo la visione.

Insieme a L’amica geniale, GOMORRA è riuscita a varcare i confini dell’italianità divenendo prodotto di culto della serialità televisiva degli ultimi anni. I Mokadelic, gruppo romano elettronico post-rock, hanno firmato le composizioni musicali di film quali Come Dio comanda e Sulla mia pelle, e ultimamente la serie di Matteo Rovere Romolus. Per Gomorra realizzano una colonna sonora dai “climi noir elettronico-acustici distorti”, in grado di amplificare l’epicità e drammaticità dei momenti topici. Doomed to Live è il tema ricorrente, che torna con insistenza alla fine di ogni puntata, negli ultimi minuti carichi di pathos accumulato.

Gomorra-Credits-Sky
Salvatore Esposito (Gennaro Savastano) e Fortunato Cerlino (Pietro Savastano) in Gomorra – Credits Sky

E ora, da questo trampolino di lancio, siete pronti ad immergervi nella sterminata messe della musica per la serialità televisiva. Ringrazio ancora Bietti per averci mandato Game of Scores, e per avermi ricordato ancora una volta quanto la musica sia una delle leve principali della riuscita emotiva di un prodotto audiovisivo.

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