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Scoperta l’identità del writer più ricercato d’Europa: la vicenda è come un albo di Diabolik in cui noi sentiamo di dover tifare per l’uomo nell’ombra

Parlarne o non parlarne, di un trentenne che lascia la sua firma in giro per il mondo, che viene denunciato e rischia grosso? Avendo la possibilità di dire la nostra, ne parliamo.

Se fosse una serie Netflix sarebbe meglio di Narcos

https://www.facebook.com/virginia.raggi.m5sroma/posts/1749438465238595

Geco ha lasciato il suo nome in tutta Europa, ma la città su cui ci concentriamo è Roma, in cui risiedono le nostre origini. Le parole del sindaco Raggi descrivono le gesta di un malvivente da accalappiare, con toni da poliziesco di serie Z e manie di potere che ci fanno sorridere di fronte agli scatoloni di bombolette e adesivi.

Nella notte tra sabato e domenica scorsi l’appartamento di Lorenzo Perris nel quartiere di San Lorenzo è stato perquisito e “ripulito” da ogni arma potenziale: dalle funi e i colori al computer e il cellulare. Perris/Geco è ricercatissimo da tempo, ha danni a suo carico che sono probabilmente milionari, e ora attende un verdetto che lo definisca ufficialmente un criminale.

Non facciamo parte de “L’Associazione per Villa Pamphili” che lo ha denunciato, non abbiamo votato il sindaco Raggi quando fu il suo momento, ma soprattutto, in questo momento storico e in un momento così delicato per la sopravvivenza cittadina ci chiediamo: perché?

Le “priorità” luccicanti pubblicate a caratteri cubitali per mettere a tacere le vere emergenze hanno un esito fortemente parodistico, ed è uno spettacolo di arte varia ma non di quelli che ci piace recensire.

Quando GECO ti accoglie in città

Quando si viaggia lungo l’autostrada diretti a Roma, sono le firme di Geco che ci accolgono, o mangiando un gelato a Piazza Tuscolo, d’estate, sulle panchine di pietra. Geco è il messaggio che sovrasta le mura del mercato Metronio.

Quello che per noi è il conforto di appartenere alla città, agli edifici, alle strade, per altri è l’emergenza e il decoro, una favola da raccontarsi per uscire in prima pagina sui giornali per aver portato a termine almeno un obiettivo. Vogliamo parlare di arte? Forse, “arte” underground e identità marcata, presente ad ogni passo come un memento urbano. Le storie di criminali e intrighi pericolosi preferiamo vedercele in streaming. Noi siamo con Geco.

Continuate a seguirci su FRAMED.

Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

1 commento

  1. […] È più che legittimo indignarsi per le azioni dei writer o identificare GECO come un atto vandalico e illegale, come qualcosa di non richiesto allo spazio visivo e quotidiano – e infatti è quello a cui si assiste solitamente. È altrettanto legittimo però accettare che un’altra parte della popolazione, sicuramente una minoranza, possa apprezzare GECO e più in generale i graffiti urbani. Una parte che preferisce vedere la scritta GECO anziché immensi cartelloni pubblicitari, anche questi non richiesti allo sguardo quotidiano. Per tante persone vedere GECO significa essere a casa. […]

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