20090513 - ACE - PROIETTI PRESENTA IN "DI NUOVO BUONASERA" Gigi Proietti durante il fotocall di presentazione del suo spettacolo teatrale "di nuovo buonasera" al Sistina. CLAUDIO PERI

Una delle più autorevoli voci del teatro italiano, prima ancora che del cinema e della televisione, si spegne proprio nel momento in cui i sipari sono abbassati, in cui l’arte teatrale è considerata dai potenti quasi “superflua”.

Gigi Proietti lascia un vuoto incolmabile su quel palcoscenico dove da cinquant’anni la fa da padrone. Genio indiscusso di una comicità colorita e leggera, intelligente e puntuale, i suoi one man shows hanno accompagnato nei decenni l’Italia in perenne mutamento.

In essi Proietti è attore, cantante, mimo, affabulatore indiscusso che riforma il genere solistico. Esprimendo la sua poetica di contaminazione teatrale capitanata dall’ironia, egli dà prova che un fuoriclasse, sul palco, non ha bisogno di nessun artificio che non sia il suo corpo e la sua voce.

Spettacoli senza trama, rimescolano le carte del teatro d’avanguardia con quello popolare, affamati di un nuovo linguaggio che non abbia intermediari fra l’attore e il suo pubblico. Ne ricordiamo alcuni, forse i più belli.

A me gli occhi, please!

Inizialmente intitolato solo A me gli occhi, lo spettacolo nasce come “esperimento” nel 1976 al Teatro Tenda di Piazza Mancini a Roma, con la regia di Carlo Molfese e l’ausilio dei testi di Roberto Lerici, storico coautore di Proietti. Un “esperimento” dunque, per sondare il terreno teatrale e donare un palcoscenico all’irrequietezza dell’attore romano, ironico e dissacrante.

Il debutto infatti avvenne quasi per caso: a causa di un buco dell’ultimo momento nella programmazione, Molfese diede il “la” allo spettacolo di Proietti, in costruzione allo Stabile dell’Aquila. A me gli occhi, please! doveva andare in scena per sei giorni, ci rimase quattro anni registrando ogni sera il tutto esaurito.

Un vero trionfo: Federico Fellini, per il quale Proietti avrebbe doppiato Casanova, lo vide nove volte ed Eduardo De Filippo si alzò in piedi alla fine della rappresentazione e andò a trovare l’attore in camerino. Addirittura Giulio Carlo Argan, allora sindaco di Roma nonché importante critico, portò a teatro il personale diplomatico americano di stanza in città, facendo così ottenere a Proietti anche una critica sul New Yorker.

L’esperimento insomma riuscì appieno, sancendo la nascita di un nuovo genere di spettacolo, in cui è l’attore a interrogarsi sui mezzi e sul significato della sua professione, senza rinunciare mai alla leggerezza dell’ironia. Accompagnato da Petrolini e Shakespeare, condito con del buon jazz e un pizzico di memoria storica, lo spettacolo fu ripreso poi più volte nel 1993, nel 1996 e nel 2000, conquistando i palcoscenici di tutta Italia.

Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere 

Leggero leggero

Passati diversi anni da quello che è considerato il capolavoro teatrale di Proietti, l’attore ritorna al suo originalissimo format nel 1991, portando in scena la contaminazione di generi, insistendo sulla sua personalissima idea di teatro.

La paradossale mancanza di contenuti veri e propri dentro ai testi che compongono lo spettacolo rendono esilaranti i mille sketch di cui si compone. Proietti ironizza su i vari –ismi che infestano il teatro come fossero morbi dai quali guardarsi bene, fuggendo da una tradizione troppo aulica e d’élite.

Signore, dammi la forza di fare uno spettacolo che non voglia dire assolutamente niente, senza significati, allergico a tutti i contenuti. Uno spettacolo filante, curioso, non polemico, innocuo, asettico, privo di istanze, ingiudicabile ma intelligente, qualcosa che sia grande ma anche leggero leggero…

Con questo spettacolo il format di Proietti si fa elegante, con scena a scale da varietà, smoking e orchestra in bella vista. Cantante, intrattenitore, maschera televisiva, prosatore, conferenziere, Proietti veste i panni in crinolina di Mirandolina come quelli dei personaggi dell’antica Roma, mischiando fra loro dialetti, stili, generi, in un unico entusiasmante calderone spettacolare.

Cavalli di battaglia…una serata con Gigi Proietti

È il 2015 quando l’attore romano mette su un nuovo spettacolo per suggellare una carriera di successi, e dare spazio e viva voce ai personaggi che hanno costellato la sua entusiasmante avventura in scena.

I cavalli di battaglia, appunto, ci sono tutti: dal suo spassosissimo Amleto alla lezione di sesso, dalla canzone delle cose morte di Petrolini arrivando alle maschere esilaranti di Pietro Ammicca, Toto e la saùna, il vecchietto delle fiabe (solo per citarne alcuni).

Lo spettacolo viene ripreso e portato in scena fino al 2017 e trasformato anche in un programma tv di quattro serate per celebrare i cinquant’anni di carriera dell’attore.

Excursus del suo grande e infinito repertorio, Cavalli di battaglia è l’ultimo spettacolo di Gigi Proietti, un arrivederci con il sorriso, un preziosissimo lascito.

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