Gli Spietati (1992), Clint Eastwood
Gli Spietati (1992), Clint Eastwood

È il 3 agosto 1992. Tra i film che escono oggi al cinema ce n’è uno intitolato Gli Spietati (Unforgiven). Star: Clint Eastwood. Regia: Clint Eastwood. Produzione: Clint Eastwood. Chi entrava in sala non sapeva che stava per assistere ad un capolavoro.

Un normale urlo di violenza e passato – Spoiler

Gli Spietati è la storia di due vendette: una che apre e una che chiude il film.

William Munny (Clint Eastwood) e il suo vecchio compare Ned Logan (Morgan Freeman) partono con Schofield Kid (Jaimz Woolvett) per vendicare una prostituta di Big Whiskey, Deliah Fitzgerald (Anna Thomson), sfregiata da due cowboys.

Dovranno però fare i conti con il braccio inflessibile della legge in città, lo sceriffo “Little” Bill Dagget (Gene Hackman). Alla resa dei conti William cercherà giustizia vendicando anche Ned, che il tempo e la legge non hanno perdonato.

Alla luce di questa struttura di vendetta circolare, Gli Spietati vanta uno dei peggiori titoli tradotti in italiano: Unforgiven, letteralmente Non Perdonati, riassume il duro rapporto tra gli uomini di questa società e le loro azioni. Poco conta l’età, il tempo trascorso. Gli uomini si chiudono in nuove case e nuovi ruoli ma restano quei violenti pistoleri che furono.

Munny all’inizio del film si presenta come un mansueto padre e vedovo, un vecchio pieno di amari ricordi. Memore del tempo in cui fu un criminale sanguinario, cambiato solo dall’amore della defunta moglie. E non è troppo convinto di essere cambiato.

Little Bill: Devi essere William Munny del Missouri… che uccise donne e bambini.

William Munny: Esatto. Ho ucciso donne e bambini. Ho ucciso ogni essere che cammina o striscia. E sono qui per uccidere te, Little Bill. Per ciò che hai fatto a Ned.

Alla fine torna ad essere quel violento omicida di un tempo. Non lo fa per fama o per amore dei vecchi tempi. Lo fa perché esige vendetta. Una vendetta che lascia solo sangue e buchi.

Clint Eastwood

Oggi molti attori inseguono ruoli che in passato li hanno resi celebri. Il risultato sono dei mix risibili di svecchiamento e nostalgia.

Il pistolero è senza dubbio l’archetipo che lanciò Clint Eastwood dai tempi della Trilogia del Dollaro di Sergio Leone. Con essa passò da perfetto sconosciuto a star di fama mondiale. Tale archetipo fu poi trasportato in un ambiente urbano moderno con la serie dell’ispettore Harry Callaghan.

Grilletto facile, sguardo truce e una laconica e amara ironia. L’uomo senza nome e Callaghan erano questo.

In breve tempo divenne una stella anche del cinema statunitense. Nello stesso anno in cui interpretò per la prima volta l’ispettore Callaghan (Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo, 1971), esordiva anche alla regia con Brivido nella notte (Play Misty for Me, 1971).

Da quel momento recitò in film di vario genere, diretti e non diretti da lui, in entrambi i casi furono quasi sempre sinonimo di grandi incassi.

Molte pellicole che diresse ottennero presto grande successo di critica; su tutti, fino a Gli Spietati, Honkytonk Man (1982), Il Cavaliere Pallido (Pale Rider, 1985) e Bird (1988).

L’elegia del genere che lo rese famoso

Gli Spietati è un western atipico. Un western revisionista. Divenuto dai primi ‘70 il filone di spicco del cinema western, questo genere si articola in una visione meno semplicistica e manichea dei protagonisti e delle storie ambientate nel Selvaggio West. Si lascia il romanticismo per il realismo. Non è più chiara la divisione tra giusto o sbagliato. Nessuno è più senza macchia.

Siamo alla fine di un’epopea infatti. Le leggende devono essere narrate per non andare perdute e i pistoleri si sono civilizzati.

Eastwood diresse quello che doveva essere il suo ultimo western, proprio quando il genere era in forte ripresa. Nel 1990 era uscito uno dei western più di successo della storia: Balla Coi Lupi (Dances With Wolves), vincitore di sette premi Oscar quell’anno.

Sebbene l’Academy sia restia a far vincere di seguito film dello stesso genere, ne sa qualcosa Apocalypse Now (1979), che non vinse nulla poiché rilasciato l’anno dopo Il Cacciatore (The Deer Hunter, 1978), nel 1992 Gli Spietati vinse 4 Oscar in grandi categorie a fronte di 9 nomination, tra cui Miglior film e Miglior Regia per lo stesso Eastwood.

Fu il terzo western a riuscire nell’impresa dopo I pionieri del West (Cimarron, 1931) e il summenzionato Balla coi Lupi.

Luci, ambienti e… Gene Hackman

C’è una carica noir non indifferente nel film. Tre scene in particolare hanno una visione intima e truculenta. Tutte si svolgono nel saloon di Big Whiskey. Tutte in penombra e decisive: il crimine iniziale, il primo incontro tra Little Bill e Will, e la resa dei conti finale.

C’è una grande forza palpabile ma invisibile in queste scene. Se ne avverte il peso. Una forza che muove tutti gli eventi e i personaggi: la società. La società bistratta le prostitute, che chiedono aiuto a dei vecchi fuorilegge i cui crimini non sono stati cancellati dal tempo (a differenza della loro sete di sangue ormai estinta), e che quindi permettono allo sceriffo di dargli ancora legalmente la caccia.

Invecchiare non cambia nulla. E nemmeno l’essersi civilizzati. Di fronte alla morte e all’umiliazione di un caro amico, Will si leva i panni del vecchio padre e regola i conti con la società che non lo dimentica e non lo perdona.

Al suo opposto c’è lo sceriffo. Un brutale legislatore che garantisce la sua legge nel villaggio. Infrangerla è un errore che costa fin troppo caro. Ne sa qualcosa il cacciatore di taglie, Bob l’Inglese (Richard Harris).

Bob: Via, Little Bill… mi lascerai in balia dei miei nemici. [Apre la giacca]

Little Bill: Nemici, Bob? [Prende la pistola] Parlavi di nuovo della Regina? [Consegna la pistola al suo vice] Nel giorno dell’Indipendenza. [Dà un pugno a Bob e inizia a malmenarlo]

La brutalità del personaggio viene resa in maniera glaciale da Gene Hackman, versatile ed eccelso attore. La sua recitazione è tagliente negli sguardi e nel tono della voce. Non è mai sopra le righe, e c’è una tale naturalezza nei suoi modi di fare che ogni sua scena è inchiodata in una normalità allucinante.

Premiato con l’Oscar al Miglior Attore Non Protagonista, Hackman, al pari di Eastwood, non si ricicla. Non è il primo uomo di legge violento che interpreta, ma il suo Little Bill non è la copia di nessun suo ruolo precedente.

In breve

Gli Spietati è un capolavoro del Western. Non spenderò un termine inferiore a questo per descriverlo. La sua è un’inflessibile e lucida analisi di una società realistica, poco incline al perdono e al cambiamento. La vita è dura con solo qualche sprazzo di bontà. Non ci sono più eroi. Perché il tempo delle leggende e dell’epica è finito. Tutto è vecchio, normale, e proprio per questo è concreto e convincente.

Little Bill Daggett: Non me lo merito… di morire così. Stavo costruendo una casa.

Will Munny: Meritarselo non c’entra niente. [Punta la pistola]

Little Bill: Ci vediamo all’inferno, William Munny!

Will : Già. [Spara]

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Francesco Gianfelici
Classe 1999, e perennemente alla ricerca di storie. Mi muovo dalla musica al cinema, dal fumetto alla pittura, dalla letteratura al teatro. Nessun pregiudizio, nessun genere; le cose o piacciono o non piacciono, ma l’importante è farle. Da che sognavo di fare il regista sono finito invischiato in Lettere Moderne. Appartengo alla stirpe di quelli che scrivono sui taccuini, di quelli che si riempiono di idee in ogni momento e non vedono l’ora di scriverle, di quelli che sono ricettivi ad ogni nome che non conoscono e studiano, cercano, e non smettono di sognare.

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