Gone Girl by David Fincher 20th Century Fox
Gone Girl by David Fincher 20th Century Fox

Nick Dunne (Ben Affleck) è un tranquillo marito di provincia che vive insieme alla bella moglie Amy (Rosamund Pike) in una grande casa a North Cartage, in Missouri. Malgrado in apparenza i due siano una coppia ben assortita, la verità è molto diversa: Amy, figlia di due importanti psicologi newyorchesi, è schiacciata dal peso della fama. I genitori, infatti, le hanno dedicato una serie di libri di successo, Amazing Amy, a lei ispirata. La bambina protagonista dei libri, però, è una figlia modello, che trasforma in oro tutto ciò che tocca.

La “vera” Amy, dunque, si sente una fallita in confronto al suo alter ego immaginario, ma sembra abbandonare i suoi complessi nel momento in cui incontra Nick. La loro storia d’amore parte con i migliori presupposti, ma i problemi subentrano in breve tempo. Il marito, infatti, deve tornare nella sua cittadina natale per assistere la madre malata. Ed ecco che la coppia, da Brooklyn, si trasferisce definitivamente nella provincia, dove entrambi si ritrovano disoccupati. Amy diventa casalinga, mentre Nick si dedica a un malpagato lavoro di docente di giornalismo al college. 

Un giorno, la vita monotona di Nick subisce uno scossone: tornando a casa il giorno dell’anniversario di matrimonio, scopre che Amy è scomparsa. Tutti gli indizi fanno supporre che la donna sia stata assassinata e i media cominciano a mettere alla gogna Nick, a causa del suo comportamento schivo e sfuggente. L’uomo viene ben presto etichettato come un sociopatico che ha ucciso la moglie, nonostante l’assenza di vere prove a suo carico. La situazione è decisamente complessa e si scoprirà presto che nulla è come sembra.

Rosamund Pike, Gone Girl: Credits: 20th Century Fox
Rosamund Pike, Gone Girl: Credits: 20th Century Fox

Fincher, Gone Girl e la poetica di Fight Club

Con L’amore bugiardoGone Girl ancora una volta David Fincher porta avanti una riflessione sulla realtà contemporanea e sulla superficialità che ci circonda. Le pellicole di Fincher portano sempre alla ribalta un quadro squallido e desolante, dove gli uomini sono pedine manipolate dai media, dai social, dalle mode. 

Questo discorso era già iniziato con Fight Club, in cui Edward Norton è uno yuppie prostrato dal lavoro, dalla ripetitività di una vita solitaria dove i giorni si ripetono tutti uguali. Guardando il film si prova un fortissimo senso di solitudine, una sensazione di totale abbandono in un mondo selvaggio in cui vale la legge del più forte. E il più forte è colui che riesce a prevalere sugli altri con il peso dei soldi e del successo.

Chi ottiene qualcosa nella vita è colui ritenuto “socialmente riuscito”, chi è riuscito a ottenere degli status symbol che lo identificano come meritevole di rispetto. Di fatto, la società sembra essersi evoluta, ma solo superficialmente: in realtà valgono ancora regole tribali e primitive e colui che gode dell’ammirazione altrui è chi riesce a ottenere e ostentare dei trofei.

David Fincher, Helena Bonham Carter, Edward Norton - Credits: Empire/Archivio personale Fincher
David Fincher, Helena Bonham Carter, Edward Norton – Credits: Empire/Archivio personale Fincher

Solo che nelle tribù i trofei potevano essere gli scalpi o i denti dei nemici uccisi in battaglia, mentre nella società attuale i “vincitori” sono quelli che hanno abbastanza soldi per comprarsi una Porsche o completi firmati. Il Fight Club altro non è che un modo per epurare la società dall’ipocrisia e riportarla davvero agli albori della civiltà, dove chi prevale è il miglior combattente. 

Gone Girl: la spietata legge dei media – Attenzione, spoiler.

Fincher riesce a rendere alla perfezione il senso di alienazione dell’uomo moderno, in Fight Club, attraverso una fotografia caratterizzata da colori spenti e ambienti asettici, tutti uguali. Per non parlare della voce fuori campo di Edward Norton, che commenta occasionalmente ciò che accade, con commenti sagaci e spaventosamente cinici che evidenziano tutti i paradossi della società contemporanea. 

Ma ciò che riesce a suggerire maggiormente la solitudine e l’alienazione dell’uomo all’interno dei film del regista è la costante sensazione che i personaggi siano delle pedine di un gigantesco meccanismo dal significato misterioso, con ingranaggi che girano a vuoto.

Ben Affleck in Gone Girl - Credits: 20th Century Fox
Ben Affleck in Gone Girl – Credits: 20th Century Fox

E Gone Girl più che mai dà questa impressione. La vicenda di Nick e Amy viene passata al microscopio dall’occhio spietato dei media, che saltano a conclusioni senza avere prove e, soprattutto, senza neppure conoscere realmente i fatti. Amy viene dipinta come una figlia e moglie modello, ma perché così vogliono i media. I telegiornali e le riviste sanno esattamente ciò che il pubblico vuole e glielo offrono, incuranti del dolore che possono arrecare, o delle persone che calpestano. Nick, dipinto come carnefice, è in realtà la vittima. Certo, non è mai stato un fulgido esempio di marito: ha frustrato i sogni della moglie, le è stato infedele. E questo naturalmente non ha giustificazioni.

Ma Nick non ha nulla a che fare con la scomparsa della moglie. Questo però ai giornalisti non interessa, così come non interessa a chi legge le notizie di cronaca. La gente vuole un capro espiatorio e l’uomo è l’assassino perfetto. D’altronde, era infedele alla moglie e alle conferenze stampa non appare particolarmente distrutto. Per la verità, sembra quasi estraniato, come se il dramma della donna scomparsa non lo riguardasse. E questo non sfugge all’occhio spietato del pubblico, che non aspetta altro se non una scusa per poterlo giudicare e scagliarsi contro di lui. 

L’amore bugiardo – Ultimo spoiler alert!

Trailer versione originale

Amy, da parte sua, ha capito perfettamente il gigantesco meccanismo in cui tutti noi siamo inseriti a forza. Sa come manipolare i media e la polizia. In questo caso gli ingranaggi sono mossi proprio da lei. È lei la burattinaia che muove i fili e trama nell’ombra per ottenere ciò che vuole. In questo caso, riconquistare il marito.

La donna sa bene che il loro matrimonio è in crisi e per risolvere la cosa sceglie la via più folle: inscena la sua scomparsa e fa ricadere la colpa su Nick, per poi costringerlo a ritornare da lei. Il loro legame è morboso, malato ed è chiaro che devono rimanere insieme semplicemente per compiacere il pubblico e salvarsi dal linciaggio mediatico. E nonostante Nick si ritrovi incastrato in questa relazione malsana, non sembra neppure così dispiaciuto.

Alla fine anche lui ha ceduto e si arrende alla terribile logica di una società malata e superficiale. Perché questo, evidentemente, è l’unico modo per avere una parvenza di serenità. Il messaggio finale di Gone Girl è a dir poco desolante, ma è proprio ciò che Fincher vuole: dipingere un mondo in cui tutti siamo soli e in balia dei media. Sono loro i nuovi dei, sono loro che dettano legge in fatto di morale, comportamenti, stile di vita, mode. Nulla ha più un senso al di fuori di loro e sono sempre loro che muovono quel gigantesco meccanismo chiamato “società”, al quale tutti noi dobbiamo inesorabilmente adattarci, in nome di una presunta tranquillità. 

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