Grace Kelly
Grace Kelly

Oggi Grace Kelly avrebbe compiuto 91 anni

“It was thanks to Alfred Hitchcock that I understood that murder scenes should be shot like love scenes and love scenes like murder scenes.”

Apparenza algida, portamento fiero, i capelli sempre corti o raccolti in modo da lasciar vedere le linee del collo e delle spalle. Dopo Marilyn e Audrey, è probabilmente Grace Kelly l’attrice-diva che la Golden Age di Hollywood ha maggiormente consacrato nella memoria del pubblico più vasto.

Basti pensare all’omonimo brano di Mika, determinante per la sua ascesa professionale, che inizia con una semi-citazione dal film che le ha fatto vincere l’Oscar. Proprio la hit del cantautore libanese mette in risalto la più grande contraddizione della sua vita: all’apice del successo, con una carriera ancora potenzialmente sterminata, Grace Kelly decide di farsi da parte.

I PRIMI PASSI

Grace Patricia Kelly nasce a Filadelfia il 12 novembre 1929 da una famiglia di origine irlandese, arricchitasi di recente, e sorretta da due pilastri (un’accoppiata alquanto inusuale): sport e religione cattolica. Sarà proprio quest’ultimo il valore che la avvicinerà all’uomo che le stravolgerà la vita personale e professionale.

Il padre sarà sempre il punto di riferimento di Grace. Tuttavia, trova il suo mentore artistico nella figura dello zio George Kelly, commediografo che vinse il Premio Pulitzer con Craig’s Wife (di cui vorrei ricordare la trasposizione cinematografica di Dorothy Arzner).

L’opposizione familiare, soprattutto paterna, al suo desiderio di lavorare nel cinema arrivò senza troppe sorprese. Nonostante ciò, Kelly inizia a lavorare come indossatrice, a partecipare a programmi televisivi e a compiere i primi tentativi teatrali. Risale al 1949 il suo debutto a Broadway, con Il padre, dramma angosciante e angosciato di August Strindberg, nel ruolo della figlia Bertha.

FINALMENTE, AL CINEMA

L’arrivo di Grace al cinema prende la forma di un ruolo minore nel film drammatico corale 14ª ora, accanto alle colleghe Barbara Bel Geddes e Agnes Moorhead. La parte, anche se poco notata dalla critica, si mostrò un utile apripista per la carriera della giovanissima attrice, che nel 1952 interpreta il suo primo ruolo da co-protagonista, la religiosissima moglie di Gary Cooper, nel celeberrimo western Mezzogiorno di fuoco, di Fred Zinnemann.

Mezzogiorno di fuoco (1952)

Dopo questi primi ruoli, ancora incapace di suscitare il plauso degli specialisti del settore, Kelly prende lezioni private di recitazione, risoluta nel voler mostrare il suo talento. È grazie a John Ford che firma un contratto di sette anni.

Mogambo, nel 1953, le frutta la prima nomination al Premio oscar e al Golden Globe come Migliore attrice non protagonista, per il ruolo della moglie fedifraga di un antropologo, coinvolta in un triangolo amoroso con Ava Gardner e Clark Gable.

GHIACCIO BOLLENTE

Il 1954 è l’anno in cui la carriera di Grace Kelly esplode. Alternandosi tra Paramount e MGM, escono Fuoco verde, I ponti di Toko-Ri e La ragazza di campagna, per cui vince il Premio oscar come Migliore attrice protagonista, contro le aspettative che vedevano favorita Judy Garland per È nata una stella.

Ma è per la collaborazione con il maestro della suspense Alfred Hitchcock che l’attrice è soprattutto rimasta nella memoria collettiva. Definendola in modo ossimorico ‘ghiaccio bollente’, il regista inglese coglie la sensualità non esibita, poco gridata, della diva. Proprio durante questo anno, realizzano il primo film insieme, Il delitto perfetto, in cui lei interpreta il ruolo della ricca moglie infedele di un ex tennista, che trama a lungo come metterla fuori gioco senza attirare i sospetti, ed ereditare la sua fortuna.

È tuttavia con La finestra sul cortile che la figura divistica di Kelly si consolida e risplende più che mai. Edith Head, costumista con cui aveva instaurato una felice collaborazione, la veste anche in questo celebre film. Nel ruolo dell’altolocata Lisa Freemont, sfoggia un abito diverso ad ogni entrata in scena. Forte di inquadrature lusinghiere che configurano le sue apparizioni quasi come delle mini sfilate, il personaggio subirà un grande cambiamento nel corso dell’azione. L’ultimissima inquadratura rende ambiguo ciò di cui la narrazione ci aveva convinti, andando ad aggiungere un’ulteriore sfumatura a questo capolavoro hitchcockiano.

La finestra sul cortile (1954)

Con Caccia al ladro si conclude la trilogia Hitchcock-Kelly. Interpreta il love interest di Cary Grant, ex ladro: tra i due si svilupperà un’ammirazione reciproca, che sopravvivrà negli anni.

Ne Il cigno (Charles Vidor, 1956) interpreta la principessa Alexandra, in una prefigurazione della vita che avrebbe vissuto di lì a poco. Il suo ultimo film è High Society, commedia musicale remake di Scandalo a Filadelfia (George Cukor, 1940), nel ruolo di Tracy Lord, già interpretata da Katharine Hepburn.

GRACE DI MONACO

Nel 1955, al Festival di Cannes, Grace Kelly incontrò il Principe Ranieri III di Monaco. Durante l’anno seguente un lungo corteggiamento portò al matrimonio, il 18 aprile 1956. L’abito iconico di Grace è rimasto nella storia, anche grazie ad un documentario girato da Jean Masson. La religione giocò a quanto pare un ruolo decisivo nella relazione, così come la volontà di avere eredi da parte del Principe, che non voleva che il Principato passasse alla Francia.

Grace Kelly il giorno del suo matrimonio. CREDITS: Web

La sensazione che non si riesce proprio a respingere è che questo matrimonio stroncò una carriera che avrebbe avuto ancora infiniti ruoli da offrire. E nonostante l’attrice fosse favorevole, la ragion di stato le precluse il ruolo del title character in Marnie (Alfred Hitchcock, 1961) e di quello che poi andò a Shirley MacLaine in Due vite, una svolta (Herbert Ross, 1977). Kelly si diede alla filantropia, e rese Monte Carlo il luogo elitario che ancora oggi è nell’immaginario collettivo.

Il 13 settembre 1982 l’attrice viene coinvolta in un grave incidente stradale con la figlia Stéphanie. Mentre quest’ultima si salva, le condizioni di Grace appaiono disperate fin da subito, e infatti la sera del giorno dopo, il 14 settembre, Grace Kelly muore, con la proclamazione a Monaco del lutto cittadino. E con l’assunzione all’olimpo del cinema di una delle figure femminili che più hanno saputo incarnare la misteriosa sensualità di una generazione ormai perduta.

Forse il numero ridotto di film che ci ha lasciato ha contribuito a rendere la sua luce più luminosa, senza ‘sporcare’ la sua carriera di film minori e dimenticabili. Ma la sua scelta di vita, che diventò, dal punto di vista professionale, una costrizione, non può che lasciarci con l’amaro in bocca. Non dimentichiamoci dell’attrice che è stata, dietro la facciata scintillante dell’icona.

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