Harry Styles, Photo Credits: Tyler Mitchell© Vogue, dicembre 2020
Harry Styles, Photo Credits: Tyler Mitchell© Vogue, dicembre 2020

Harry Styles è il protagonista iconico della cover di VOGUE America di dicembre.

Sulla copertina di dicembre della celebre rivista di moda Vogue c’è un uomo, per la prima volta solo (senza la compagnia di una donna) nella storia del periodico (fondato nel 1892). È Harry Styles, il cantautore e attore britannico: giovanissimo, bellissimo, ritratto come il protagonista di un film francese anni ’60.

Perché è lì? Perché travalicando i confini di genere presenti nella moda sceglie di indossare un abito da sera (creato per lui da Gucci) abbinandolo ad una giacca da smoking. Fashion? Culto del bello? Sì, ma non solo.

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Harry Styles attirò per la prima volta la mia attenzione quando per un’apparizione al Saturday Night Live indossò un gilet blu di Lanvin ricoperto di pecore bianche. Divertente e pop, ma anche molto simile a quello che sfoggiò la principessa Diana, a maniche lunghe e fondo rosso. Il cantante non ha mai dichiarato che fosse un omaggio, e probabilmente era un outfit che non rappresentava ancora la libertà che oggi ricerca costantemente nel suo modo di vestire, eppure mi fece pensare: un uomo che indossa un maglione con le pecore in chiave ironica è degno erede (in fatto di stile) di una principessa anticonformista che lo indossava per lo stesso motivo. La copertina a lui dedicata fa parlare, eppure non è troppo distante da una copertina che ritrae una modella con indosso uno smoking dal taglio maschile e un paio di mocassini (basti pensare a Coco Chanel). Sicuramente un uomo con la gonna fa più rumore, ma ciò di cui si sta parlando è sempre un modo di vestire gender fluid.

Travalicare i confini di genere

Travalicare i confini di genere dichiarando un’identità fluida è possibile? Cosa significa? Innanzitutto significa non parlare di sesso, e mettere una pietra sopra ai concetti stantii di femminilità/virilità. Come quelli inneggiati da Candace Owens su Twitter, invocando la necessità di uomini forti per la società dopo aver visto il servizio fotografico dedicato a Styles.

Scegliere uno stile gender fluid significa essere liberi di esprimersi senza dover costantemente etichettare le apparenze e le forme, ma optando per ciò che si ritiene bello. Farlo attraverso la moda è possibile. Non si parla di annientare il genere, ma di accoglierne le sfumature senza rimanere intrappolati in un’immagine di sé precostituita.

Harry Styles. Getty Images

La collaborazione con Gucci, in particolare con lo stilista Alessandro Michele, ha portato Harry Styles a diventare ormai il simbolo di una battaglia contro la mascolinità tossica combattuta attraverso shooting e abiti. Ma Harry Styles non è l’unico volto dello stile che annienta le norme di genere.

Scegliere uno stile non binario

Il concetto di gender fluid si fa spazio anche nel mondo dell’intrattenimento, dal reality alla serialità televisiva. Inizia come un outfit da red carpet e si sviluppa come lo stile di un personaggio di una serie tv. Sul celebre tappeto rosso dei premi oscar 2019 l’attore Billy Porter ha sfilato con un completo emblematico e simbolico.

© Frazer Harrison

Maschile e femminile, un gioco di velluto e un gioiello d’alta moda: un abito nero realizzato su misura, con un’ampia gonna, abbinato ad un bolero e una camicia bianca. Queste le parole dell’attore per la rivista Vogue:

Sono cresciuto amando la moda, ma c’era un limite ai modi in cui potevo esprimermi. Quando sei nero e sei gay, la tua mascolinità è in questione. Ho affrontato molta omofobia in relazione alle mie scelte di abbigliamento.”

E poi c’è Jonathan Van Ness, attivista e personaggio televisivo americano, parrucchiere e autore di un libro per bambini, Peanut goes for the Gold (storia di un roditore non binario innamorato della ginnastica ritmica). Molti lo conoscono come uno dei cinque conduttori di Queer Eye. In un’intervista di un anno fa ha dichiarato di non essere conforme alla binarietà di genere, descrivendola più come una minaccia che una distinzione utile. Per questo il conduttore opta per una fusione di mascolinità e femminilità, al di là del suo essere un uomo gay sperimenta la possibilità di decidere senza costrizioni.

CREDITS: Web

Quando lo stile non binario sta in una serie TV

La teoria gender fluid diventa una possibilità realizzabile e si mescola alle caratterizzazioni estetiche dei personaggi della serialità. È il caso di Klaus Hargreeves, interpretato da Robert Sheehan (star di Misfits) nella serie The Umbrella Academy. Il suo personaggio non ha restrizioni o regole per quanto riguarda i costumi: passa dal glam rock al dark, indossa gonne fluide o t-shirt a rete. Ruba i vestiti a sua sorella e ha una passione per l’eye liner. La finzione creata per la serie si adatta bene alla realtà dell’attore, che si avvale di uno stile eccentrico molto simile a quello di Klaus.

Oltre la moda

Forse è solo moda, forse qualcosa di più, fatto sta che la copertina di Vogue di dicembre con Harry Styles è magnifica. Se la libertà deve passare per le passerelle e i red carpet prima di diventare un’opzione alla portata di tutti, ben venga. Come un paio di pantaloni fecero la rivoluzione per il mondo femminile molti anni prima, ora una foto di un uomo con un abito plissettato può ampliare gli orizzonti.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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