Per chi almeno una volta all’anno ha bisogno di immergersi nel magico mondo di Harry Potter. Per chi sente nostalgia di un luogo vissuto intensamente tra le pagine dei libri e gli otto film della saga. E per chi, semplicemente crede che Hogwarts sia un posto dove il cuore ritorna sempre: questa è la serie di articoli che dedichiamo all’universo potteriano. Hogwarts is my home.
L’irresistibile mistero della camera dei segreti
Com’è vero che nei luoghi dove si è stati bene si torna sempre, è vero anche il contrario (a volte). Chissà perché sentiamo un’attrazione particolare per alcuni dei posti che ci hanno fatto paura in passato, dove abbiamo vissuto momenti intensi nel bene e nel male o dove è avvenuta in noi una specie di catarsi o epifania. La camera dei segreti è sicuramente uno di quei luoghi, per noi giovani (old school) Potterheads.
Quando lessi (ahimè, molti e molti anni fa ormai) per la prima volta il secondo libro della Rowling ricordo che provai vero terrore nel trovarmi con Harry a scender nei meandri dei gabinetti sotto i quali si nasconde la camera dei segreti. Provvidenziale (per me e gli altri lettori) a stemperare la tensione del momento l’inconcludente Gilderoy Allock, smascherato come impostore e totalmente bugiardo.
Nel secondo capitolo della saga che ha entusiasmato e continua a sorprendere diverse generazioni, il “bambino che è sopravvissuto” si trova a dover far i conti con il suo nemico in carne ed ossa, a soli dodici anni.
Voldemort non si nasconde più tra le pieghe del turbante del Professor Raptor, come l’anno precedente, ma si insinua lentamente nella mente della giovane e indifesa Ginny Weasley tramite un diario, fedele compagno di tutti gli adolescenti.
Il male infimo che seduce e poi attacca
È proprio grazie al nero diario in pelle che Tom Marvolo Riddle tenta di sgusciare fuori riappropriandosi di un corpo, e lo fa approfittandosi della fiducia di un’anima innocente, grazie al basilisco che vive in agguato nella camera dei segreti.
Il magico trio composto da Harry, Ron ed Hermione compie uno scatto avanti rispetto all’anno precedente, e comprende che crescere significa anche considerare che un posto chiamato casa, improvvisamente potrebbe essere minacciato dal male.
Harry poi, durante l’anno viene continuamente messo alla prova da bolidi che lo inseguono, disordini in camera, incidenti che gli impediscono di salire sull’espresso per Hogwarts, tentando un viaggio d’eccezione (a dir poco) con Ron a bordo di una vecchia macchina volante.
Ma mentre questi ultimi “attentati” si scoprono essere goffi tentativi d’aiuto da parte del dolcissimo elfo domestico Dobby, di ben altra fattura è la magia che minaccia Hogwarts, pietrificando gli studenti nei corridoi al calar delle tenebre.
Tom Marvolo Riddle, anagramma di I am Lord Voldemort, si presenta in tutta la sua ammaliante giovinezza ad Harry, portandolo indietro di cinquant’anni, permettendogli di venire a conoscenza di un crimine per cui fu incolpata la persona sbagliata.
“…a Hogwarts chi chiede aiuto lo trova sempre.”
Per questo Harry Potter e la camera dei segreti è il capitolo della rivalsa, non solo del bene che trionfa sul male (grazie all’aiutino della splendida fenice di Silente e dell’immenso coraggio di Harry) ma anche della verità che viene a galla, prima o poi, mettendo ognuno al suo posto e dimostrando che chi la dura la vince.
Fedele al libro quasi come il primo capitolo della saga, la trasposizione cinematografica rispetta in toto le tematiche trattate, accompagnando lo spettatore senza particolari trucchi o orpelli, facendolo sentire parte dell’avventura vissuta dal protagonista e dai suoi inseparabili amici (sia nella buona che nella cattiva sorte, vedi la scena cupa e realisticamente immersiva nella foresta proibita a rapporto con gli innumerevoli ragni capeggiati da Aragog).
La scena finale, che sancisce Hogwarts come rinnovato “porto sicuro”, è un tripudio in onore di Hagrid, giustamente scarcerato da Azkaban e accolto con affetto a casa. Perché Hogwarts è sempre il miglior posto in cui tornare. È casa, è calore, è magia.