
Per chi almeno una volta all’anno ha bisogno di immergersi nel magico mondo di Harry Potter. Per chi sente nostalgia di un luogo vissuto intensamente tra le pagine dei libri e gli otto film della saga. E per chi, semplicemente crede che Hogwarts sia un posto dove il cuore ritorna sempre: questa è la serie di articoli che dedichiamo all’universo potteriano. Hogwarts is my home.
L’inconfondibile Hedwig’s theme: inizia l’avventura di Harry Potter
Una delle cose che forse oggi accomuna tutti i ragazzi e giovani adulti, dai 20 ai 30 anni, sono i brividi provati alle prime note di Hedwig’s Theme sul logo della Warner Bros che avanza verso lo spettatore. E che forse state già canticchiando nella mente. Il tema di Edvige, opera del compositore John Williams (lo stesso di Star Wars e Indiana Jones!), è infatti la musica che ascoltiamo più spesso nell’intera saga ed è sempre quella della sequenza di apertura.
In Harry Potter e la pietra filosofale, però, assume un significato ulteriore, perché per la prima volta in assoluto ha il compito di impostare l’umore e l’atmosfera. Lo scampanellio, ormai riconoscibilissimo, è un suono inconsueto che porta lo spettatore subito all’interno di un mondo diverso, sconosciuto. Al contempo, però, è un suono dolce, avvolgente che all’improvviso diventa ipnotico quando si inseriscono gli archi. E infine si riempie con i fiati, “aprendosi” e trasportando appunto lo spettatore in un altro universo, letteralmente parallelo a quello quotidiano. O per per meglio dire, babbano.
È così che ogni volta che sentiamo le prime note, siamo già pronti a tornare a Hogwarts e a riscoprire ancora una volta, e senza stancarci mai, il mondo magico con gli occhi del piccolo Harry, che in quel momento sono anche i nostri.
È solo nel giorno del suo undicesimo compleanno, infatti, che Harry Potter scopre la parte essenziale della sua identità, il suo essere mago e la necessità di forgiare questa parte di sé. Nel giorno in cui può cioè finalmente tenere tra le mani la lettera di Hogwarts. Un po’ in tutta Europa, significativamente, quella è l’età in cui i bambini lasciano la scuola elementare e iniziano ad avventurarsi nel mondo dei grandi. E, per un’intera generazione, Harry Potter arriva esattamente in questo momento di transizione, accompagnando bambini e bambine per tutta l’adolescenza e per tutti gli anni di scuola, crescendo con loro.
La pietra filosofale e l’introduzione a Hogwarts
Gran parte del primo film, tuttavia, non può che essere una lunga presentazione. Harry stesso, infatti, è un estraneo, totalmente sprovveduto. Ha bisogno di una guida, Hagrid, che gli faccia attraversare materialmente le porte verso Diagon Alley e il mondo magico. E ha continuamente bisogno di qualcuno che passo passo gli spieghi cosa accade intorno a lui, proprio come ne avevamo bisogno noi, piccoli spettatori. Molti dei quali, compresa la sottoscritta, con Harry Potter guardavano al cinema il primo “live action” della loro vita.
Serve quindi, almeno nella prima metà, l’autonarrazione degli ambienti, dei personaggi e dei meccanismi che animano il mondo in cui il pubblico vivrà per i successivi dieci anni (l’ultimo film è del 2011). Ed è questo che lo rende speciale, tra tutti è quello a cui ci si affeziona necessariamente di più, al di là delle preferenze di trama.
Il primo film, in cui niente è casuale

Pensiamo per esempio al ruolo essenziale che hanno, per Harry, Molly e Ron Weasley nell’attraversamento del binario 9 e 3/4. O tutte le volte in cui Ron e Hermione spiegano i dettagli del mondo magico a Harry, rivelandoli in realtà al pubblico. In Harry Potter e la pietra filosofale, poi, tutto quello che viene detto o mostrato nella prima metà del film ha un valore essenziale sia per affrontare la seconda metà, sia soprattutto per capire ciò che avverrà negli anni successivi. Niente è casuale. Dalla partita di Quidditch ai dialoghi, solo apparentemente riempitivi, riguardo i segreti di Hogwarts: dalle scale a cui piace cambiare, fino ai fantasmi delle Case. Sono elementi che ritornano e che si rivelano di volta in volta pezzi di un puzzle molto più grande, che si concluderà solo con l’avventura dei Doni della Morte.
Chris Columbus e l’adattamento
Una componente imprescindibile della saga cinematografica di Harry Potter è l’identità fortemente britannica, anche se non necessariamente nella regia. Solo un film fa evidente eccezione ed è in effetti anche quello dallo stile più riconoscibile (oltre che il nostro preferito), Il prigioniero di Azkban di Cuarón. I primi due capitoli sono affidati a Chris Columbus e sono quelli anche riconosciuti come i più fedeli ai libri. Nell’inutile diatriba tra libri e film, tra letteratura e cinema, che sono arti e narrazioni separate, Harry Potter ha spesso avuto la peggio. Nel senso che molte storie e molti collegamenti, soprattutto dal quarto capitolo della saga in poi, sono stati sacrificati o sintetizzati.
Harry Potter e la pietra filosofale, tuttavia è squisitamente didascalico, oltre che quasi del tutto sovrapponibile al libro. Non se ne allontana, proprio perché è consapevole di dover agganciare un pubblico nuovo e difficile: i milioni di bambini e ragazzi che dal 1997 al 2001 si erano immersi nel mondo creato da J.K. Rowling e si aspettavano di trovarlo identico sullo schermo. Cambiarlo avrebbe significato disorientarli. Crescendo e maturando, quello stesso pubblico può invece adattarsi a una visione registica più forte e preponderante.
La pietra filosofale è in un certo senso ancora un film per bambini, bambini che però non hanno paura del lato oscuro delle cose. Bambini in grado di guardare dritto negli occhi l’altra faccia di Raptor o di non tremare di fronte alle creature della Foresta Proibita. Bambini coraggiosi, come Harry, puri come Ron e brillanti come Hermione, come tutto ciò che avremmo voluto essere e come ci siamo ritrovati nei “nostri” personaggi di Hogwarts, che per sempre ci apparterranno.
Qui di seguito trovate anche gli altri articoli dedicati alla saga.
Camera dei segreti; Prigioniero di Azkaban; Calice di Fuoco; Ordine della Fenice; Principe mezzosangue; Doni della morte Parte I e Parte II.
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