Cati Baur ha scelto di raccontare, in una graphic novel young adult, il romanzo di Martin Page. Il tema, caro sia allo scrittore francese autore di How I Became Stupid che all’illustratrice e fumettista Cati Baur, è quello della diversità. Ma cosa significa essere “diversi”? Dipende da chi si sente tale o dal mondo che lo/la circonda?
Il Club dei disadatt.i.e, attraverso uno stile visivamente fantasioso e agile, ci parla di diversità, in particolare di quattro ragazzi, quattro amici, che stanno per iniziare la scuola. Le loro diversità non vengono mai descritte o menzionate, ma, come un Breakfast Club di nuova generazione, si sentono oppressi da una massa in apparenza sempre vincente.
Raccontare la diversità
Cos’è che ci fa sentire diversi? Non è facile definirlo, ma chiunque, almeno una volta nella vita ha provato un senso di non appartenenza difficile da spiegare. Le cose iniziano a farsi complicate proprio durante il periodo di inadeguatezza per eccellenza: l’adolescenza. Il Club dei disadatt.i.e parla proprio a chi si trova in quel momento delicato, ma nella lettura attira e conquista anche un pubblico più maturo (o perché no, più giovane).
Con il suo linguaggio immediato e lo stile grafico che fonde scenari reali a pensieri fantastici, dissemina le pagine di inusuali presenze “immaginate”, o percepite, rendendo frizzante una narrazione che ha anche momenti bui.
I quattro protagonisti, diversi per una serie di fattori mai esplicitati, credono che esista una profonda ed imperante ingiustizia che governa le loro vite a paragone di quelle dei ragazzi e delle ragazze popolari. Sanno che nessuna esistenza è perfetta, ma questo non li distoglie dal pensiero che sembra che le cose brutte capitino sempre a quelli come loro.
L’aggressione subita dal più tranquillo e timido dei quattro li porterà ad ampliare ancora di più il loro sguardo, a crescere, per iniziare a capire che tipo di adulti diventare.
Come parlare di violenza
La violenza è purtroppo presente nella vita dei quattro, e si concretizza quando Erwan, l’inventore dei quattro, viene picchiato per strada, mentre tornava a casa. Ed è reale anche la morte, della mamma di Martin (che né lui né suo padre hanno ancora totalmente superato), e i fallimenti, come il licenziamento del padre di Edwige. Ogni argomento viene trattato con la massima apertura, senza nascondersi dietro ad un tipo di comunicazione ipocrita che propone in modo edulcorato la realtà ai più giovani.
Cati Baur parla nello stesso modo a chiunque, e questo ne fa la sua forza. La sua sincerità si rivolge a chi sta per intraprendere momenti complicati, ma anche a chi li ha passati ed è pronto per un’altra fase. Guardarsi dentro o guardarsi indietro è in fondo la stessa cosa, e capire che la diversità è un valore aggiunto che vive senza necessità di etichette è il messaggio più prezioso che possiamo diffondere.
Trovate qui ulteriori informazioni. Ringraziamo ComicOut per la possibilità di leggerlo. Della stessa casa editrice abbiamo parlato anche di Giù le zampe e La vita bastarda.
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