Jurassic World Dominion
Jurassic World Dominion, co-written and directed by Colin Trevorrow.

L’epica conclusione della trilogia cominciata nel 2015 è ormai arrivata. Jurassic World: Il Dominio è nelle sale italiane dal 2 giugno.

Dov’eravamo e cosa ci aspettavamo

La fine del precedente film era il preludio al disastro: i dinosauri erano stati liberati nel mondo. Questo evento poteva condurre, come una pericolosa porta di accesso, ad un film catastrofico, fatto di combattimenti e distruzioni di palazzi. Jurassic World: Il Dominio sembrava dover essere un film di kaiju, con il T-Rex, o un altro mostro geneticamente modificato, a sostituire Godzilla e qualche braccio armato di un colosso industriale genetico a dargli la caccia.

Non è così fortunatamente.

Questa volta il nemico è la Biosyn Genetics, colosso dell’industria genetica e rivale della InGen. Contro di lei si levano, per motivi diversi, i protagonisti della nuova serie, ovvero Claire Dearing (Bryce Dallas Howard) e Owen Grady (Chris Pratt) e… quelli della vecchia (!). Tornano infatti i dottori Ian Malcolm (Jeff Goldblum, già in una breve apparizione nel secondo), Ellie Sattler (Laura Dern) e Alan Grant (Sam Neil).

Jurassic World Dominion, co-written and directed by Colin Trevorrow.

Il nemico e la nostalgia

Il grande pregio dei film di Jurassic World è stato quello di non imperniarsi mai troppo sulla nostalgia. Hanno sempre preso poco dalla vecchia trilogia, ridotta a vestigia e ricordi. Perché ora prendere i vecchi protagonisti della prima trilogia?

Forse perché anche il nemico viene dalla prima saga. È il capo della Biosyn, il dottor Lewis Dodgson (Campbell Scott), l’uomo che voleva comprare gli embrioni della InGen rubati da Dennis Nedry (Wayne Knight) nel Jurassic Park del 1993, al tempo interpretato da Cameron Thor.

I richiami sono dunque totali, non parziali. Ma funziona, la nostalgia vince. Dopo essere passati per il tema della fuga, del disastro e della morte in pressoché tutti i film del franchise, siamo tornati al techno-thriller. Siamo tornati al genere del romanzo del 1990 di Michael Crichton da cui derivò il primo film.

Perché Jurassic World: Il Dominio è un film di spionaggio industriale articolato in vari luoghi del mondo, con inseguimenti e fughe da uomini armati e animali, colpi di scena intelligenti e motivazioni plausibili per le azioni dei personaggi.

Maisie, la ragazza del futuro

Jurassic World ha sempre avuto una sua via. Gli affari comandavano la genetica. La creazione era finalizzata alla spettacolarizzazione. È solo una questione di affari. Se in Jurassic Park si cacciavano i dinosauri per i propri parchi, in Jurassic World si creano.

“Un animale estinto che viene riportato in vita non ha diritti. Esiste perché lo abbiamo creato, lo abbiamo brevettato, è nostro”, diceva Peter Ludlow (Arliss Howard) ne Il Mondo Perduto: Jurassic Park (1997)

Ma c’eravamo lasciati con una scoperta genetica esente da qualsiasi finalità economica. Con senno di poi si è rivelato un colpo di scena intelligente quello delle origini di Maisie Lockwood (Isabella Sermon), clone della defunta figlia di Benjamin Lockwood, ora figlia adottiva di Claire e Owen.

Se gli sviluppi sul genoma sono così all’avanguardia, perché non usare tali progressi sugli esseri umani?

È la chiave ipocrita che muova la Biosyn. Quante malattie si potrebbero curare con questi studi? Ma la compagnia ha altre mire, e passano per Maisie stessa e la sua creazione, le sue origini. Il passato di Maisie si apre a noi, e tutte le spiegazioni che la riguardano ne fanno quasi una eroina fantasy e fantascientifica. Al contempo, però, la sua sotto-trama è quella più profonda. Deve imparare a disfarsi del fardello del suo passato. Accettarsi per chi è veramente.

La fine di… cosa?

È solo la fine della trilogia. Perché quella di Jurassic Park e Jurassic World non è una storia portata sulle spalle da qualcuno in particolare. Quel mondo avrà sempre degli eroi che dovranno confrontarsi con i dinosauri. Non basta nemmeno distruggere Isla Nublar per chiudere i conti.

I dinosauri sono animali governati dagli istinti, e come tali si inseriscono nella natura. L’umanità lotta intorno a loro. Li creò per esibirli in un parco a tema, li modificò per vendere più biglietti, li salvò dalla distruzione per venderli ancora.

Ora che sono nel mondo l’umanità li alleva illegalmente, li caccia di frodo, li vende al mercato nero. L’intelligenza del film è quella di mostrare quanto saremmo spietati di fronte alla possibilità di questa nuova esperienza.

Il messaggio finale del dottor Malcolm in Jurassic World: Il Regno Distrutto non si realizza: “Queste creature erano qui prima di noi. E se non stiamo attenti, rimarranno anche dopo. […] Siamo in una nuova era. Benvenuti a Jurassic World”.

Astuta mossa. Il mondo in realtà non cambia e noi neanche. Il male che commettiamo ogni giorno sulla natura, ora include nella lista delle vittime anche i dinosauri.

Jurassic World Dominion, co-written and directed by Colin Trevorrow.

In breve

È un film che intrattiene in modo intelligente. Merce rara al giorno d’oggi. La nostalgia che comanda ormai le grandi produzioni cinematografiche viene qui adoperata con saggezza. Quello che ci rimane non è il rimpianto di aver visionato l’atto conclusivo di una trilogia, ma l’ampia prospettiva del futuro della storia a cui siamo affezionati.

Perché Jurassic World: Il Dominio è la fine della costruzione di un’enorme portale che si affaccia su un mondo cambiato, e in parte ancora da scoprire.

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Francesco Gianfelici
Classe 1999, e perennemente alla ricerca di storie. Mi muovo dalla musica al cinema, dal fumetto alla pittura, dalla letteratura al teatro. Nessun pregiudizio, nessun genere; le cose o piacciono o non piacciono, ma l’importante è farle. Da che sognavo di fare il regista sono finito invischiato in Lettere Moderne. Appartengo alla stirpe di quelli che scrivono sui taccuini, di quelli che si riempiono di idee in ogni momento e non vedono l’ora di scriverle, di quelli che sono ricettivi ad ogni nome che non conoscono e studiano, cercano, e non smettono di sognare.

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