
Kate Winslet nel 2025 compie 50 anni. Ne aveva appena 22 quando terminò le riprese di Titanic, il suo sesto film, diventando poco dopo una star internazionale. Da allora, qualsiasi cosa faccia, è impossibile non amarla. È uno di quei rari talenti in grado di rendere memorabile anche un film che non lo è. È stata candidata 7 volte al Premio Oscar vincendo, da protagonista, solo nel 2009 per The Reader. Nel 2011 e nel 2021, a distanza di dieci anni esatti, ha vinto anche due Emmy, rispettivamente per Mildred Pierce e Omicidio a Easttown.
Nei prossimi mesi sarà la voce narrante del documentario DreamScapes, una sinfonia di voci e immagini che mette insieme il lavoro di oltre 250 videoartisti, accompagnati da musica d’orchestra. Inoltre tornerà nei panni di Ronal in Avatar – Fuoco e cenere. Di recente, però, con un riflesso importante nella stagione dei premi (con la doppia nomination ai Golden Globes), è stata al tempo stesso sul piccolo e grande schermo con The Regime e Lee Miller.
Kate Winslet in The Regime
The Regime – Il palazzo del potere è una miniserie HBO andata in onda per la prima volta anche in Italia a marzo 2024, un anno fa esatto, e ancora disponibile su Now. È una satira estremizzata del potere, con un certo effetto comico, tuttavia non abbastanza coraggiosa da diventare Borat o Il dittatore di Sacha Baron Cohen. Al di là della nomination ai Globes per Kate Winslet, infatti, la serie è stata distrutta sia dalla critica sia dagli indici di gradimento del pubblico, soprattutto per la mancanza di una direzione precisa nella scrittura.
Eppure quello di Elena Vernham, donna al comando di un immaginario Stato centro-europeo, è un ruolo che permette a Winslet di mostrare ancora un altro lato di sé dopo tutti questi anni. È un equilibrio sopra le righe fra il suo umorismo British e la durezza di alcuni suoi personaggi storici, raggiunto attraverso una particolare sensibilità per l’assurdo, che rende tutto ancor più divertente. In casi come questo Kate Winslet salva il prodotto, anziché affondare con esso, perché nemmeno una sceneggiatura debole è abbastanza per distogliere l’attenzione dalla sua grande prova attoriale, in ogni caso.
Lee Miller, appuntamento con la storia
Diverso è il caso di Lee Miller, film del 2023 di Ellen Kuras che arriva però solo adesso, 13 marzo 2025, nelle sale italiane. Ellen Kuras è una direttrice della fotografia, storica collaboratrice di Spike Lee e Michel Gondry. Lee Miller è il suo primo film di finzione, dopo un documentario candidato all’Oscar e una miniserie TV. È coerente con la sua carriera precedente, però, che l’esordio al cinema di narrazione avvenga con un biopic, quindi una storia vicina alla realtà come può esserlo l’occhio della fotografa e documentarista che è Kuras stessa.

La vera Lee Miller fu un’artista della fotografia e non solo. Negli anni Quaranta fu l’unica donna inviata al fronte per Vogue, durante la seconda guerra mondiale. Insieme a David Scherman scattò le primissime fotografie all’interno dei campi di concentramento, che però l’edizione britannica scelse di non rendere mai pubbliche per non traumatizzare i lettori, a differenza di quella americana. Anche per questo in Europa la sua storia non è conosciuta quanto dovrebbe. È una storia nella Storia ed è però di vitale importanza non dimenticarla.
Non è forse un caso allora che il film si limiti a fare da supporto piano, senza guizzi, senza alcuna visione che non sia la necessità di raccontare ciò che accade, con ordine, dall’inizio alla fine. Solo l’epilogo riesce davvero a sorprendere, persino a emozionare, ma fino a quel momento, di nuovo, tutto ciò che tiene il pubblico ancorato alla poltrona è solo la magistrale interpretazione di Kate Winslet.
Chi è la Lee Miller di Kate Winslet
Rappresentata in momenti diversi della sua vita, la Lee Miller di Winslet è contemporaneamente giovane e libera in Francia, adulta e innamorata a Londra e poi risoluta, fredda e traumatizzata in guerra. Ancora, inoltre, è anziana e appesantita dai ricordi in un tempo più vicino, nella casa in cui è intervistata da un ragazzo temerario ma intimidito, con il volto dolce di Josh O’Connor.
Questa Lee Miller è artista ed è musa, così Kate Winslet per interpretarla deve diventare tutto, deve abbracciare la vita nella sua interezza, nell’orrore più profondo come nella gioia più grande. Attraverso i suoi occhi e le sue foto (famosissima quella nella vasca da bagno di Hitler nel 1945, dopo la morte del Führer) il pubblico guarda un mondo che conosce già, e che ha già studiato, come se fosse la prima volta. Nel suo stupore, nella sua adrenalina, nel suo terrore e nel suo disgusto c’è tutta l’esperienza del film, che altrimenti scorre via come potrebbe fare qualsiasi biografia.
È il corpo di Kate Winslet la chiave. È il suo viso, che comunica attraverso espressioni in grado di aggiungere strati di significato al più leggero mutamento. Non c’è altro polo magnetico per il pubblico, e a volte è sufficiente così.
Lee Miller è al cinema dal 13 marzo con Vertice 360.
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