kingsman

Ispirata alla miniserie a fumetti scritta da Mark Millar e illustrata da Dave Gibbons, Kingsman vede la luce nel 2014. Senza mai – purtroppo – potersi fregiare di particolare hype o caratura di evento cinematografico, ha portato avanti una riflessione parodistica ma forte della solidità di una proposta che sa reggersi sulle proprie gambe anche oltre i giocosi riferimenti di cui si adorna. L’eleganza degli intrighi di spionaggio e la sinuosità degli intricati corpo a corpo si coprono di un’irresistibile aura comica, sempre a un passo dal diventare eccessiva e grottescamente stucchevole. (Spoiler: lo diventa – ahimè – nell’ultimo capitolo prequel uscito, ma ci torneremo a tempo debito).

Gli uomini del re

A mo’ di introduzione è forse opportuno fare un breve recap degli episodi della saga. Tutti i film ruotano attorno alle vicende della Kingsman, un’agenzia di servizi segreti indipendente nata nel primo dopoguerra ad opera di privati benestanti dell’élite britannica che hanno perso i loro eredi a causa del conflitto mondiale. Il quartier generale è ubicato nell’omonima sartoria in Savile Row, che per la squadra confeziona eleganti completi che si accompagnano a ingegnose attrezzature e armi. I Kingsman sono eleganti e letali; recuperando l’eredità di Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda, assumono come nomi in codice i Lancillotto, Galahad, Merlino e compagnia della leggenda. Sono i nobili cavalieri dell’era contemporanea, i gentlemen (e women) dalle preziosissime abilità strategiche e d’attacco.

Nel 2014 esce Kingsman – Secret Service, che si concentra sulla formazione di Eggsy (Taron Egerton), figlio di un Kingsman caduto, come possibile nuovo Lancillotto, sotto l’ala protettiva di Galahad/Harry Hart (Colin Firth). I primi passi dell’addestramento si scontrano con l’urgenza dello sventare il piano di Valentine (Samuel L. Jackson), un eccentrico cattivo idealista.

Segue nel 2017 Kingsman – Il cerchio d’oro, in cui un Eggsy ormai professionista se la deve vedere con una leader della droga fissata con gli anni ’50 che si batte (in tutti i modi) per la legalizzazione, Poppy (Julianne Moore). Il tutto con l’adorabile incursione dei colleghi americani, gli Statesman.

Nel 2021 facciamo un significativo passo indietro per scoprire come è nata l’organizzazione, con The King’s Man – Le origini. La vicenda familiare di Orlando Oxford (Ralph Fiennes) e suo figlio Conrad (Harry Dickinson), così come la Storia del primo conflitto mondiale e del dopoguerra, palesano la necessità di agenti che si muovano nell’ombra per il bene comune.

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Taron Egerton è Eggsy nei primi due capitoli della saga – Credits 20th Century

Saga protraibile all’infinito, Kingsman si è per ora fermato qui, con quest’inversione di marcia del terzo capitolo, che ha abbandonato i personaggi conosciuti e amati per riportarci indietro. Con risultati interessanti ma non completamente soddisfacenti.

Ma quali sono gli elementi che rendono la saga di Matthew Vaughn un ottimo prodotto di intrattenimento? In cosa Kingsman è riuscito, laddove tanti altri progetti simili hanno fallito?

I personaggi

Per quanto esagerati, a tratti macchiettistici, i personaggi di Kingsman sono infusi di una verità che gli è data dal realismo emotivo che sottende ai loro sviluppi narrativi. Sono piccoli tratti, non stiamo di certo parlando di un saggio sulla natura umana. Ma sono in grado di permettere l’investimento emotivo dello spettatore, che smette quindi di vedere “solo” scene di azione ottimamente girate e montate e divertenti acrobazie al cardiopalma.

Eggsy, interpretato da Taron Egerton e pilastro dei primi due film, non è una figurina piatta, una funzione da film action. La provenienza dalla lower class londinese ritornerà come elemento caratterizzante del suo sviluppo (si pensi alla sua unione con la principessa Tilde: from rags to riches, ma senza mai dimenticare le proprie origini). Ragazzo buono ma “perso” nella piccola delinquenza e assenza di prospettive future, Eggsy è fin dall’inizio un personaggio per cui è facile provare simpatia, anche grazie all’adorabile faccia da schiaffi di Egerton, una scelta di casting a dir poco perfetta.

Altra colonna portante delle prime due avventure è l’Harry Hart di Colin Firth: chi più di lui poteva incarnare il gentleman per eccellenza? La scena in cui per la prima volta ci viene offerta la rappresentazione visiva del connubio chiave della saga, ovvero l’eleganza e la preparazione quasi militaresca, è diventata iconica (MANNERS MAKETH MAN). Proprio il rapporto tra Eggsy e Harry (una sorta di padre surrogato, all’inizio un po’ per senso di colpa) diventa il toccante filo conduttore narrativo, traducendosi in momenti fortemente drammatici e mai patetici.

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Julianne Moore nei panni di Poppy Adams in Kingsman – Il cerchio d’oro – Credits 20th Century

A muoversi intorno, una pletora di personaggi che pur in uno spazio filmico talvolta risicato riescono a diventare memorabili. Kingsman non sarebbe tale senza Merlino (Mark Strong): la mente informatica dell’organizzazione, serissimo e (involontariamente) comico, è protagonista di una delle scene più assurdamente commoventi della saga. Tutti i “cattivi” funzionano: piani megalomani di rivoluzione mondiale, caratterizzazioni esagerate ma funzionali alla sconfessione ridicolizzante del semplicismo dei loro arrovellamenti che fanno il verso a quelli dei villain di James Bond. Richmond Valentine (Samuel L. Jackson), con la zeppola e il berretto, Poppy Adams (Julianne Moore), regina del suo coloratissimo mondo di droga e hamburger di carne umana. Ma anche Gazzelle (Sofia Boutella) e Charlie Hesketh (Edward Holcroft), lei con lame al posto delle gambe e lui (ex contendente di Eggsy per il titolo di Lancillotto) ibrido impazzito umano-macchina.

Regia e montaggio

Tanti film d’azione cadono per assurdo proprio sul “loro” terreno, ovvero sulla messa in scena dei concitati scontri, delle agili manovre, delle “coreografie” d’insieme. Ed è proprio qui che Kingsman emerge dal gruppo. Una regia ordinatamente impazzita, in grado sia di inquadrare l’insieme che isolare dettagli pregnanti che si evolvono in (finti) piani sequenza dinamici, caratterizza le memorabili scene d’azione, su tutte la più celebre, quella del massacro nella chiesa nel primo film.

Tutto si muove e si sviluppa in un divenire che rimane costantemente a favore di spettatore, davanti ai nostri occhi che cercano febbrilmente di non perdersi nemmeno un colpo. E la cosa meravigliosa è che riusciamo per davvero a seguire tutto. Più unico che raro. A volte intervengono dei ralenti che fissano con ancora maggior forza l’assurdità calcolata al millimetro di quelle che sono vere e proprie acrobazie, con una fluidità che permette il chiaro godimento della totalità della visione.

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Poster di The King’s Man – Le origini – Credits Walt Disney Studios Motion Pictures

The King’s Man – Le origini

Quattro anni dopo Il cerchio d’oro, Kingsman cambia leggermente lo spelling per esplicitare la natura prequel del suo terzo capitolo. The King’s Man ci porta lontano dai giorni nostri, per mostrarci come e perché l’organizzazione è nata. Le vicende della Prima Guerra Mondiale assumono contorni alternativamente realistici e dolorosi e assurdi ed esagerati, evidenziando la presenza di due anime che non sempre si amalgamano bene. La parte drammatica è molto drammatica; non totalmente inaspettata perché i film precedenti ci avevano abituato a questi sbalzi di tono, che pur sempre conducevano a catarsi scanzonate.

Il problema principale è la parte goliardica. Se in Secret Service e Il cerchio d’oro non mancavano di certo momenti di un’esagerazione esasperata (basti pensare all’inserimento vaginale della cimice nel secondo film), qui si scade in un grottesco che oltrepassa il livello della risata per sfociare nel cringe. Personaggio cardine di questa discesa negli inferi del disagio è Rasputin, che, tra balletti e leccate, congela l’ironia per lasciar posto all’attesa spasmodica che si passi alla scena successiva.

Un’ulteriore problematica è che il ritmo narrativo e di montaggio molto veloce non facilita il seguire le intricate vicende storiche, ricche di intrighi. E tanta parte del film è fatta di questo.

Non stiamo parlando di un brutto film, ma l’ironia dei capitoli precedenti è qui ovviamente molto smorzata, e mi è parso in fin dei conti una versione snaturata di Kingsman.

Qui il trailer di questo terzo capitolo, da oggi disponibile su Disney+.

Un eventuale quarto capitolo potrebbe recuperare le fila della contemporaneità, tornando alle vicende di Eggsy o, perché no, quelle dell’agente Tequila interpretato da Channing Tatum, a cui apriva il finale del secondo film. In ogni caso, io sarò al cinema.

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