La cura dal benessere, il chiacchieratissimo film di Gore Verbinski, è un’affascinante opera dal sapore horror e dal gusto estetico impeccabile. Disponibile su Amazon Prime Video.
A Cure for Wellness – La trama
Lockhart è un giovane e ambizioso broker di Wall Street in rapida ascesa. Un giorno viene convocato dai suoi superiori, che gli affidano un incarico importante. Per avviare un nuovo progetto dell’azienda, è necessaria la firma del suo amministratore delegato, Pembroke, che però è irraggiungibile. L’uomo ha apparentemente avuto un esaurimento nervoso e si trova confinato in una casa di cura in Svizzera, dalla quale non ha più intenzione di uscire.
Lockhart deve dunque recarsi alla clinica, per convincere il suo superiore a tornare e apporre la firma ai documenti necessari per avviare il progetto. Sembrerebbe un compito facile. Peccato che Pembroke risulti inavvicinabile. Il ragazzo giunge alla casa di cura, un pittoresco e antico edificio in cima a un monte. Arrivato all’accoglienza, chiede del paziente, ma gli viene impedita qualsiasi visita fino al giorno successivo. Il giovane, rassegnato, decide dunque di tornare in paese, ma durante il viaggio di ritorno un cervo taglia la strada all’auto e la manda fuori strada. Lockhart si ritrova con entrambe le gambe rotte e, soprattutto, bloccato alla clinica. E andarsene risulterà molto più difficile del previsto, soprattutto a causa di una serie di eventi che diverranno sempre più inquietanti, in un climax ascendente di angoscia.
La cura dal benessere: un film d’atmosfera
Quando si parla di horror, ci si aspetta jumpscare e scene splatter. Ma non è così nel caso de La cura dal benessere. Il film suscita “orrore”, ma inteso come inquietudine, rigetto, repulsione, non semplice paura. È un crescendo di sensazioni che mirano a suscitare ansia e straniamento nello spettatore. L’inizio sembrerebbe un giallo finanziario: apparentemente, la situazione è molto chiara. Un manager d’azienda è in esaurimento nervoso e per qualche misterioso motivo non intende tornare alla vita di tutti i giorni. Ma poi, man mano che la narrazione prosegue, ci si rende conto che bisogna scendere molto al di sotto della superficie. E a quel punto, ogni spiegazione è superflua. Non ha più senso cercare di comprendere. È possibile solamente immergersi nelle atmosfere oniriche del film, come se noi stessi fossimo parte di un sogno folle.
Nulla è come sembra – Possibili spoiler!
Al di là del fatto che il film spazia fra diversi generi, anche ciò che accade nella narrazione è sempre in grado di sorprendere. Ci sono elementi che sembrano un classico del genere horror, che poi si rivelano essere diversi da ciò che si pensa all’inizio. Ad esempio, la ragazza sul tetto.
All’inizio del film, quando il protagonista si allontana in auto dalla clinica (o meglio, crede di allontanarsene), si volta a guardare l’imponente edificio. Ed ecco che sulla cima compare l’eterea figura di una ragazza vestita di bianco, che si muove leggera come una ballerina. È un’immagine alquanto surreale e ci si aspetterebbe che si tratti di un fantasma. Eppure, poi si scopre che non è così. La giovane è reale. Non si può dire lo stesso di altre immagini che si manifestano agli occhi del protagonista. Ma ciò che gli accade è talmente assurdo che si arriva al punto di non capire più che cosa sia reale e che cosa sia solo frutto della sua mente ormai compromessa.
È un’esperienza talmente immersiva che lo sguardo dello spettatore arriva man mano a coincidere con quello di Lockhart, arrivando alla completa immedesimazione.
La cura dal benessere come esperienza estetica
Gore Verbinski è un regista che dà grande risalto all’estetica dei suoi film. La fotografia de La cura dal benessere è impeccabile, al punto che ogni frame è un quadro curato fin nei minimi dettagli. Memorabile, ad esempio, la sequenza che riprende il primo dialogo fra Lockhart e la ragazza misteriosa vestita di bianco. I due si trovano su una terrazza che si affaccia sullo splendido paesaggio svizzero. Il sole delinea le silhouette dei due ragazzi, che si stagliano nitide contro il cielo azzurro. La giovane cammina a passo di danza sopra una vasca piena d’acqua, che riflette perfettamente la scena, creando una simmetria perfetta.
Anche da un punto di vista estetico, l’acqua è il filo conduttore del film. Si tratta di un elemento pressoché onnipresente, che riflette il paesaggio circostante e crea un gioco di specchi e simmetrie. E così come visivamente le immagini sono illusorie, anche la realtà appare confusa. Servono a veicolare ciò che è uno dei messaggi fondamentali del racconto: nulla è come appare.
L’acqua riflette l’apparenza delle cose. Per svelare la verità, serve immergersi al di sotto della superficie e abbandonarsi alla corrente. Allo stesso modo, questo è ciò che chiede il film al suo pubblico.
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