la donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra immagine di copertina

La nuova serie crime/comedy di Netflix ha un titolo vertiginoso e una trama che non è da meno.

È difficile spiegare il fascino della serie evitando gli spoiler, perché quello che appare in superficie non potrebbe essere più scontato e formulaico. C’è una donna americana con gli occhioni blu e i capelli vaporosi il giusto (Kristen Bell, nondimeno bravissima). Ha un’immensa casa a tre piani che contiene un mistero ad ogni livello. Vive un quartiere che sembra empatizzare con lei a causa delle sventure che ha subito, ma che in fondo la giudica per il suo alcolismo. Dove abita un nuovo vicino senza moglie e con una figlia piccola che intercetta (suo malgrado) il desiderio di Anna di rifarsi una famiglia.

Fin qui nulla di particolarmente memorabile, e allora aggiungiamo qualche dettaglio. Quando Anna riesce a comunicare col mondo esterno lo fa attraverso pasticci di pollo, che cucina con amore ma che raramente arrivano a destinazione, di solito rovinando al suolo in una massa inestricabile di porcellana e cibaglia gratinata. Ha degli addominali scolpiti, probabilmente frutto dell’unica attività fisica che compie con regolarità: azionare un cavatappi a leva per riempire fino all’orlo enormi calici di vino. Poi si siede alla finestra e osserva la vita del quartiere finché non crolla ubriaca. Una sera assiste ad un omicidio, di cui l’indomani mattina non rimane traccia se non nella sua memoria.

Thriller psicologico e humor nero

Se c’è una cosa che due secoli di crime fiction ci hanno insegnato è che ogni detective coltiva una dipendenza. Come meccanismo di difesa, per allenare il pensiero laterale, per nutrire le proprie ossessioni e occasionalmente farsi un brutto viaggio ripercorrendo le mosse dell’assassino. Anna beve vino e lo mischia con gli psicofarmaci. Un’abitudine che la rende soggetta ad allucinazioni e poco credibile come investigatrice. Di più: le lascia dei vuoti di memoria da cui affiorano ricordi che le fanno dubitare delle sue stesse azioni. Ancora meglio: la spinge a infrangere regole elementari di buona convivenza con il suo vicinato impettito.

Se c’è un’altra cosa che due secoli di crime fiction ci hanno insegnato è che il buon investigatore non tesse le fila del già accaduto, ma catalizza gli eventi successivi all’omicidio. L’importante non è tanto la ricostruzione minuziosa dei fatti, quanto l’attirare a sé le persone collegate all’assassinio fino al punto che motivazioni e dinamiche si manifestano da sole. In questo senso la serie tenta un’inedita commistione tra thriller psicologico e humor nero, dove svolte narrative paradossali ribaltano le sonnacchiose premesse iniziali senza mai perdere credibilità.

Intendiamoci: i fan dei generi “puri” troveranno molti motivi per storcere il naso e interrompere la visione. Chi invece apprezza i racconti ibridi verrà ricompensato con scene che riscattano la serie dalla sua apparente medietà patinata. Frutto di un ottimo lavoro di scrittura, che slitta continuamente da un registro all’altro senza scossoni né sbavature.

Ripetizione e variazione

L’espediente narrativo principale è l’uso controllato della ripetizione (di gesti, di scene, di battute) che scandisce la quotidianità della protagonista. Lo scopo è quello di farci acquisire familiarità con un’idea, un atteggiamento, un personaggio, prima di inserire una variazione che genera un effetto a volte drammatico, più spesso comico. Le stesse situazioni vengono rivisitate da punti di vista diversi, costruendo una trama sottile di rimandi che porta l’indagine verso esiti inaspettati.

La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra mette assieme delitto e comicità in modo del tutto diverso da altre serie di successo come Only murders in the building. Lì Martin e Short gigioneggiano riconoscibilissimi su un canovaccio più satirico che misterioso, strizzando l’occhio al fandom del true crime e alla sua proverbiale ironia. Qui Bell oscilla tra incredulità stuporosa e autocompatimento sarcastico. Questo non ci impedisce di prendere sul serio i suoi sforzi per venire a capo del mistero – e quando ci riuscirà sarà una vera sorpresa.

Gli autori Rachel Ramras, Hugh Davidson e Larry Dorf lavorano assieme come scrittori e attori di spettacoli comici, portando avanti un sodalizio che dura dagli esordi nel teatro d’improvvisazione The Groundlings. Gli essenziali da vedere: Mike Tyson Mysteries (serie animata per Adult Swim dove – va da sé – Mike Tyson risolve misteri) e Nobodies, la versione fittizia del loro tentativo di farsi strada come autori Hollywood.

In breve

La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra è una visione consigliata a chi preferisce stupirsi che avere ragione, a chi riconosce l’ironia anche senza risate preregistrate, a chi apprezza i plot twist scorretti e iperbolici.

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In copertina: Kristen Bell in La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra (The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window).

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