
La locandina de La vita straordinaria di David Copperfield (2019) non sembrava presagire nulla di buono. Temevo avessero fatto l’ennesima rilettura pop di un periodo storico, dove colori saturi si combinano in accostamenti da musical, ma che di storico hanno poco. L’immagine iper saturata in realtà voleva solo essere accattivante, e mi ha tratto in inganno: senza dubbio il film presenta dei tratti pop, ma allo stesso tempo riesce a proporre una buona rilettura storica.
Lo stile caricaturale evidenzia un’idea registica interessante che dai personaggi si imprime ai costumi.
L’AMBIENTAZIONE – La moda del periodo
Generalmente si tende ad etichettare i testi di Dickens come ambientati nel periodo vittoriano: questa informazione se può funzionare per inquadrare il contesto storico, non è però sufficiente per un’analisi critica e una corretta valutazione dei costumi.
Nei 63 anni della Victorian Age la moda (soprattutto quella femminile) cambia a ritmi velocissimi: riflesso di una società in rapida evoluzione grazie alla rivoluzione industriale. La lapide del padre di David (morto appena prima della nascita del protagonista) ci fornisce l’anno preciso in cui la narrazione inizia: 1841. Nel periodo che va dal 1840 al 1860 il punto vita grazie ai corsetti si stringe, mentre le gonne iniziano ad allargarsi sempre più, sostenute da numerose sottogonne (fino a raggiungere la massima ampiezza verso gli anni ‘60 grazie all’introduzione della gabbia crinolina).

IL TAGLIO STORICO DEI COSTUMI
L’attenzione alla ricostruzione storica dei costumisti Suzie Harman e Robert Worley è confermata da alcuni dettagli che a un’analisi meno attenta potrebbero addirittura far pensare al contrario.
L’abito ocra della zia Betsey ne è un esempio. Il tono carico potrebbe sembrare una licenza poetica dei costumisti: in realtà ciò che dava carattere agli abiti femminili degli anni ‘40 (spesso privi di decorazioni) erano proprio i tessuti (con i loro colori e motivi) con i quali venivano realizzati.
Altro elemento che sembrerebbe avere un sentore di falso storico sono i panciotti maschili dai motivi sgargianti (disegni floreali, plaid). Ma anche in questo caso è una scelta che trova riscontro nei figurini degli anni ‘40 e ‘50 del 1800.

A livello storico un solo particolare stride: nonostante la storia si sviluppi all’incirca su un arco di vent’anni, la maggior parte dei personaggi femminili indossa per tutto il film abiti con una linea degli anni ‘40. Sono propenso a pensare che sia una scelta voluta, verosimilmente sia la zia Betsey, che Agnes, che la signora Micawber non sono in condizioni economiche tali da permettersi un continuo cambio di guardaroba. Viceversa (a conferma della mia ipotesi) Dora e la signora Steerforth, di classi più abbienti, mostrano invece fogge degli anni ‘50.
IL COLORE DI DICKENS
Certo, l’utilizzo che il film fa del colore è senza dubbio enfatizzato rispetto a quanto avveniva a metà Ottocento (dove, pur non mancando tinte sature, queste erano ben bilanciate in palette di colori neutri o terrosi). Tuttavia questa scelta è indice di una spiccata caratterizzazione, vero punto forte di questo film. L’abbondanza di colore e gli stessi costumi sono perfettamente in linea con lo stile ironico e colorito del romanzo di Dickens. I costumi dei personaggi, non ricalcano fedelmente le descrizioni del libro, ma riescono a impersonare vividamente i tratti con cui l’autore li ha abbozzati sulla carta.

DAVID COPPERFIELD, REGISTA DELLA SUA STORIA
Per apprezzare ulteriormente questo lavoro bisogna tenere presente che il romanzo di Dickens si presenta come un’autobiografia di David Copperfield, che, come un pittore, dipinge come quadri situazioni e persone della sua vita. È David Copperfield per primo a imprimere un gusto, un ordine, una caratterizzazione ai suoi ricordi. Fin dalle prime righe si presenta come un regista della propria storia e proprio su questo sembra far leva la regia di Armando Iannucci.
Da qui la scelta di far iniziare il film in un teatro, l’intuizione di far appuntare al protagonista le frasi e i dettagli delle persone che incontra, quasi fossero spunti registici. Anche i costumi quindi non potevano che essere contemporaneamente storici e allo stesso tempo fortemente caratterizzanti. Così il ricordo della signorina Murdstone (“una donna totalmente metallica […] nera”) si ammanta di abiti austeri, di un tessuto opaco, reso ancora più gelido dai nastri metallici del suo bonnet . Viceversa i costumi pittoreschi del mondo dei pescatori di Yarmouth sono frutto del filtro dell’affetto e della tenerezza con cui David li ricorda.

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