Licantropus Werewolf by Night
Gael García Bernal in WEREWOLF BY NIGHT, esclusiva Disney+. Photo courtesy of Marvel Studios. © 2022 MARVEL.

Largamente anticipato nel corso degli ultimi mesi e finalmente annunciato al ComiCon del luglio scorso, Licantropus è approdato su Disney+ il 7 ottobre. Con il titolo originale Werewolf by Night, è lo speciale televisivo di Halloween targato Marvel della durata complessiva di 53 minuti, diretto da Michael Giacchino e prodotto da Kevin Feige. Una svolta radicale per i Marvel Studios che, dopo Doctor Strange nel Multiverso della follia, decidono di dare all’horror il ruolo da protagonista.

Licantropus e le sue radici

Per poter parlare del personaggio di Licantropus occorre però fare un passo indietro parlando della sua storia. Jacob Russoff nasce in Romania da Gregor e Laura Russoff; quella che sembra una normale famiglia, nasconde in realtà un oscuro segreto. Gregor porta con sé la maledizione della licantropia e per questo viene ucciso quando Jacob ha solo due anni. Jacob si trasferisce così insieme alla madre e alla sorella negli USA, dove cambia il suo nome e cognome diventando Jack Russell. All’età di 18 anni Jack scopre di essere un licantropo, tramutandosi così nell’antieroe Licantropus (Werewolf by night). Convinto di potere usare la sua maledizione a fin di bene, diventa una sorta di cacciatore di taglie.

Questo speciale horror segue così la storia di Jack (Gael García Bernal) che insieme ad altri colleghi cacciatori di mostri è chiamato al capezzale di Ulysses Bloodstone, il proprietario dell’omonima pietra utilizzata per uccidere creature malvagie. L’obiettivo principale è impadronirsi di questa pietra e per farlo i cacciatori devono uccidere il mostro chela porta sul dorso. L’obiettivo di Jack è in realtà un altro, ossia liberare il mostro divenuto preda di questi uomini. Per farlo si ritrova inaspettatamente alleato di Elsa Bloodstone (Laura Donnely), figlia rinnegata di Ulysses. Ma la verità non tarda a venire a galla.

Una macchina del tempo

Senza troppe pretese Licantropus si fa strada nei Marvel Studios – e all’interno di una storia già avviata – senza avere paura di agire, ma soprattutto calcando sul fattore semplicità piuttosto che spettacolarità. Ambientato nello stesso universo degli Avengers e di Moon Knight, Licantropus mette subito in chiaro che nel mondo non esistono solo eroi, dimostrando però che anche i mostri possono esserlo in qualche modo. Una buona storia che centra il suo obiettivo grazie a una sceneggiatura coincisa e schietta; una naturalezza nuova fuori dalla comfort zone della casa supereroistica.

Girato a colori e decolorato in post-produzione, Licantropus è una storia raccontata in bianco e nero, con una particolare enfasi data al colore rosso che permane acceso e vivido per tutta la durata della narrazione. La prima parte, sia per impostazione che per varie scelte narrative, musicali e registiche, risulta così essere un vero e proprio omaggio ai film horror classici degli anni ’20, ’30 e ’40, quali Nosferatu (Murnau), L’Uomo Lupo (Waggner) e Dracula di Bela Lugosi. Un omaggio fortemente voluto e costantemente sottolineato dallo stesso regista, che va a prelevare da quei cult le migliori caratteristiche condensandole in Licantropus.

Quando i mostri diventano eroi (e viceversa)

Nonostante la breve durata in Licantropus, il mediometraggio ha un’ottima gestione del tempo e tutti gli elementi trovano il loro giusto spazio. Se la prima parte è un omaggio ai cult horror che hanno fatto la storia di questo genere, nella seconda parte Giacchino mette in scena battaglie all’ultimo sangue mischiando azione e splatter senza avere paura di osare. Una delle cose che più risalta è però la gestione dei personaggi protagonisti. Pochi ma buoni e in numero adeguato alla durata dello Speciale, Jack ed Elsa sono i due che spiccano dai primi minuti, creando empatia con gli spettatori e portando avanti la storia.

Jack, protagonista della storia, mantiene per tutta la durata della narrazione un’aura di mistero attorno al suo essere, contribuendo ad aumentare l’interesse da parte di chi guarda, invogliato a conoscere di più in merito a questo personaggio. Elsa è la controparte femminile, una donna pronta a rivendicare il suo nome e decisa a far risaltare le sue abilità. In entrambi è evidente il tentativo di approfondimento psicologico da parte della scrittura, tratto fondamentale per la completezza della storia. Licantropus infatti sottolinea che l’apparenza inganna, e che la linea tra eroe e antagonista è malleabile e facilmente intercambiabile

Illustrazione di Giuseppe Balestra

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Rebecca Fulgosi
Mi chiamo Rebecca, classe 2000 e ho una passione smisurata per il mondo della settima arte. Studio alla facoltà di Beni Culturali con il sogno di diventare critica cinematografica, perché guardare film è una delle cose che mi riesce meglio. Il mio genere preferito è L’horror insieme ai cinecomic di cui sono appassionata sin da piccola. Tra i miei film preferiti: "La La Land", C’era una volta a ...Hollywood", "A Star is Born", "Jojo Rabbit" e "Titanic". Le mie serie preferite, "American Horror Story" e "La casa di carta".

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