Namor
Tenoch Huerta as Namor in Marvel Studios' Black Panther: Wakanda Forever. Photo courtesy of Marvel Studios. © 2022 MARVEL.

Acqua, fonte di vita e strumento di morte: la nemesi di Black Panther: Wakanda Forever viene da lontano, da un passato che, secondo la nostra esperienza, non possiamo nemmeno immaginare. L’acqua era l’unica via di fuga degli schiavi africani sulle navi, che preferivano annegare prima di scoprire il loro destino. Era la paura delle madri, quando i loro bambini neri non potevano nemmeno avvicinarsi alle piscine e imparare a nuotare, a causa delle leggi Jim Crow e della segregazione. L’acqua è ancora il luogo di persistenti stereotipi, ogni volta che si tenta di dividere le eccellenze sportive in base al colore della pelle: il basket da un lato, le vasche olimpioniche dall’altro, senza ricordarsi che prima del talento viene sempre il diritto di accesso alle risorse.

Ryan Coogler non può fare a meno di pensare a tutto questo quando chiede ad Angela Bassett (64 anni, una generazione che conosce la segregazione) se è capace di nuotare. Non può nemmeno fare a meno di imparare lui stesso a nuotare, se vuole girare le scene così come le ha pensate, nell’acqua. Come ha dichiarato nella lunga intervista a Variety.

Ed ecco che l’introduzione della città sommersa e del suo imperatore si stratificano e si arricchiscono di significati già nelle premesse. L’acqua diventa un’arma brutale, a cui Wakanda è impreparata, ma anche fonte di nuove meraviglie. L’Oceano canta, Atlantide si trasforma in Talokan e Namor diventa la sua divinità. E come se non fosse già chiaro, Black Panther si erge di nuovo al di sopra dell’MCU e rimane in piedi da solo, perfettamente.

Imperius Rex – Chi è Namor nei fumetti

Namor il Sub-Mariner è il personaggio creato nel 1939 da Bill Everett e presente già nel periodo della Golden Age dei Marvel Comics. Anni dopo è ripreso da Stan Lee e Jack Kirby come comprimario dei Fantastici Quattro. Nonostante compaia spesso nei fumetti, anche in Civil War, il Cinematic Universe ha scelto di non introdurlo nel gruppo dei personaggi principali, fino al film di Ryan Coogler. La prima e ovvia conseguenza è l’incongruenza con lo snap di Thanos, evento a cui nel film semplicemente non viene fatto riferimento riguardo tutta la popolazione sottomarina.

Adesso che è stato presentato, tuttavia, il personaggio non sembra aver esaurito il suo potenziale. Sovrano di Atlantide, il suo nome significa “Figlio vendicativo”. Metà umano, metà atlantideo, si distingue dal resto della popolazione marina per la pelle rosa, non blu, e per la sua forza incommensurabile, unita alla capacità di volare e nuotare molto veloce. L’acqua è la sua fonte di potere, anche se è una creatura anfibia.

Perché è importante chi diventa in Wakanda Forever

Ha fatto storcere molti nasi dopo il primo trailer di Wakanda Forever, ma come per il primo Black Panther, Ryan Coogler non poteva e non voleva fermarsi alla letteralità dei fumetti Marvel. Fumetti, ricordiamolo, scritti da uomini bianchi per un pubblico bianco. La rivoluzione del 2018 doveva ripetersi in qualche modo anche quest’anno, perciò il regista ha scelto di introdurre una popolazione che potesse, in termini diversi, rispecchiare la rivendicazione afrofuturista di Black Panther. Per parlare di colonialismo culturale ed economico, allora, ha scelto la popolazione originaria, i veri americani vittime dei genocidi spagnoli.

Hanno portato il tifo, il loro dio e una lingua odiosa

È ciò che dice Namor a Shuri introducendola alle meraviglie di Talokan, la città imperiale nascosta sott’acqua che in Wakanda Forever prende il posto di Atlantide. Da quella lingua “odiosa” Namor si fa ridefinire, scegliendo nella maledizione che un prete spagnolo gli scaglia contro, il nome che tutti i suoi nemici avrebbero imparato a temere: el niño sin amor, namor.

Non è tuttavia più questa la sua identità. Lui è il Dio Serpente Piumato, K’uk’ulkan. Nel suo nome c’è la sua grandezza e una storia che affonda le sue radici nella cultura mesoamericana. Persino la lingua parlata a Talokan è un’antichissima lingua Maya, sopravvissuta fino ad oggi in pochissimi gruppi sociali. Esattamente come la lingua del Wakanda è quella Xhosa (con qualche incursione di swahili).

Nel trovare un nuovo grido di rivendicazione, Ryan Coogler fa risuonare Líik’ik Talokan come un altro chiaro segnale di lotta alla rappresentazione monolitica hollywoodiana. Dà spazio e voce ai brown people, senza toglierli ai black people. Porta sullo schermo la dignità e la nobiltà di un popolo che è stato sterminato sulle proprie terre e che ancora oggi non riceve rispetto né riconoscimento per i sopravvissuti.

In questo, la scelta di dare il ruolo di Namor/K’uk’ulkan a Tenoch Huerta Mejía è doppiamente significativa. L’attore è infatti anche un attivista messicano, che pur non identificandosi come native, ha legami di sangue stretti con le popolazioni originarie, che risalgono massimo ai suoi bisnonni. È poi un messicano brown skinned, uno di quegli attori che per il loro aspetto a Hollywood riescono a ottenere solo ruoli di narcos. Ryan Coogler lo trasforma in un dio.  

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