Lost

Se si può eleggere una simbolica data che segni un cambiamento irreversibile nel mondo della serialità televisiva, quella è proprio il 22 settembre 2004. Esattamente diciotto anni fa andava in onda sulla ABC la prima puntata di Lost. Creata da J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber, la serie televisiva statunitense di fantascienza composta da 6 stagioni è stata la rivoluzione televisiva degli anni 2000. Che piaccia o meno, il suo successo è innegabile e la sua impronta – sia nel mondo televisivo che cinematografico – è stata e continua a essere di ispirazione per moltissimi altri prodotti seriali.

Considerata dai critici come una delle migliori serie tv della storia, Lost è stata insignita di numerosi premi e riconoscimenti, tra cui 11 Emmy, uno Screen Actors Guild Award e un Golden Globe. Una serie tv che nella sua apparente semplicità è riuscita a entrare nel cuore di milioni spettatori, arrivata in Italia grazie a Fox e successivamente a Rai 2 e Rai 4. Per celebrare il diciottesimo anniversario della messa in onda del primo episodio, abbiamo scelto per voi il miglior episodio di ciascuna stagione.

Abbiamo scritto a quattro mani questo omaggio a Lost: l’introduzione e gli episodi delle prime tre stagioni sono a cura di Rebecca Fulgosi mentre la riflessione sul finale e gli episodi delle ultime stagioni sono a cura di Annamaria Martinisi.

1X01- PILOTA

Schermo nero. Una scritta bianca, “LOST” e una musica cupa di sottofondo ci prepara a ciò che stiamo per vedere. Con un cambio repentino di inquadratura viene mostrato un occhio che improvvisamente si apre. È Jack Shepard (Matthew Fox), protagonista indiscusso della serie. Confuso, ferito e parecchio disorientato, Jack si alza e si dirige verso ciò che ha davanti, e con lui la camera. Ecco così che Jack scopre di essere sopravvissuto a un incidente aereo e di essere caduto su un’isola deserta. 

Ma non è solo. Con lui, infatti, sono presenti altri 47 passeggeri. Sono i sopravvissuti del volo Oceanic 815. È il 22 settembre 2004, giorno dello schianto, e noi spettatori conosciamo per la prima volta quelli che saranno poi i protagonisti della serie. L’episodio pilota introduce abilmente dinamiche e primi assaggi di quei rapporti che tanto caratterizzeranno il prodotto finale. Siamo solo all’inizio di un viaggio tumultuoso e complesso, uno dei migliori mai visti. Ma noi come Jack ancora non lo sappiamo.

2X09 – STORIA DI KATE

I flashback sono uno dei fattori di maggior elogio della serie, e proprio su questi componenti l’episodio 9 della seconda stagione costruisce le sue fondamenta. Così si sviluppa la storia di Kate Austen (Evangeline Lilly), una delle protagoniste principali sin dall’episodio Pilota, che questa volta trova una delle esplorazioni più vere ed intime per il suo arco narrativo. Alternando passato e presente veniamo a conoscenza della vita della ragazza prima dell’arrivo sull’isola e del motivo principale per cui è ricercata.

Ma non è solo questo. Viene anche realizzato un ritratto sincero e profondo dei sentimenti contrastanti che Kate prova verso coloro a cui tiene di più. Se per il suo passato abbiamo delineato il suo difficile rapporto con la madre, con il patrigno e con il padre, nel presente del racconto abbiamo una Kate sempre più confusa in merito al suo rapporto con Jack e Sawyer (Josh Holloway). È proprio in questa puntata, infatti, che Kate e Jack si scambiano il loro primo bacio, e il triangolo amoroso – formato da loro e Sawyer – prende forma.

3×23 – ATTRAVERSO LO SPECCHIO

Il season finale della terza stagione è senza dubbio uno dei migliori episodi dell’intera serie. Diviso in due parti, costituisce un grande crogiolo di emozioni e situazioni che tengono lo spettatore sul filo del rasoio. Da un lato abbiamo il tentativo – da parte dei protagonisti – di fuggire disperatamente dall’isola, con la volontà di lasciarsi tutto alle spalle; dall’altro abbiamo invece lo scontro con gli Altri e infine l’accesso al sottomarino della Dharma.

È qui che Charlie (Dominic Monaghan) perderà la vita, dopo la rivelazione di Penny (Sonya Walger) in merito ai soccorritori, riuscendo però ad avvertire Desmond (Henry Ian Cusick), scrivendosi sulla mano la famosa frase “Not Penny’s Boat’’. Ma poi le carte in tavola vengono ribaltate. Quelli che credevamo fossero flashback sono in realtà flashforward, e l’urlo disperato di Jack che tenta di convincere Kate a tornare sull’isola, ci fa capire che nulla è andato nel verso giusto.

4×05 – LA COSTANTE

La costante è uno degli episodi più emozionanti dell’intera serie, eccellente e carico di pathos. Il fulcro della narrazione si sviluppa attorno alla storia d’amore tra Desmond (Henry Ian Cusick), Penny (Sonya Walger) e la totale consacrazione di essa.

L’uomo percorre un viaggio tra diverse linee temporali, determinate dalla natura atipica dell’isola, che potrebbero condurlo lentamente alla morte, a causa della sua incapacità nel riconnettere i diversi momenti che vive. Ciò che gli serve, per poter restare in vita, è una costante. Un filo conduttore in grado di unire il passato ed il presente, e che gli possa consentire di non smarrirsi. Questa costante, per Desmond, è Penny. Il suo unico grande amore. In lei troverà un’ancora di salvezza, che gli permetterà di unire i diversi spazi temporali e poter sopravvivere.

Sarà una chiamata telefonica tra i due, a sancire la potenza struggente del loro amore, vittorioso sullo spazio e il tempo.

Penny: “ti troverò Desmond”.
Desmond: “tornerò da te.. non smetterò mai”
Penny: “.. te lo prometto”.
Desmond: “Ti amo”.
Penny: “Ti amo”.

5×17 – L’INCIDENTE, PARTE II

L’incidente è uno degli episodi più alti di Lost, capace di tenere incollati allo schermo e scalfire anche i cuori più duri. La seconda parte del finale di stagione è carica di tensione e vede lo scontro tra i losties, la Dharma e lo scoppio di una bomba.

La bomba che viene gettata nel cratere, ma che non esplode. Insieme ad essa, Juliet (Elizabeth Mitchell) viene trascinata nell’enorme buco, e con le ultime forze, tenta disperatamente di innescarla per farla esplodere. Ci riesce, e un fascio di luce bianca avvolge tutto, mentre a fondo schermo si staglia la scritta: LOST, e la quinta stagione volge al termine.

Il “season finale” ha tutto, suspense, emozione, adrenalina e soprattutto un vero e proprio approfondimento psicologico e introspettivo di ogni singolo personaggio, che diviene sempre più sorprendente.

6×09 – Ab Aeterno

Forse uno degli episodi più spirituali, Ab Aeterno. Una vera parabola sulla differenza tra il bene ed il male e di come queste due forze possano contendersi i fardelli dell’animo umano. Al centro, la vita di Richard Alpert (Nestor Carbonell) e della sua affascinante storia di perdita e poi di riscatto.

Un uomo che ha perso tutto, libertà e amore, per poi essere salvato da una delle figure più rilevanti del mondo lostiano: Jacob (Mark Pellegrino). Un momento quasi solenne quello che vede i due uomini, seduti di fronte all’oceano. Jacob tiene tra le mani un’ampolla di vino e mostra a Richard, come in realtà “l’isola” funga da tappo, e che una volta distrutta, il male si impadronirebbe del Mondo.

Un’immagine di equilibrio sacra e pura, che consente all’essere umano di salvarsi dalle fiamme dell’inferno, permettendo alla luce del bene, di prevalere sempre sull’oscurità del male.

LOST – Verso il finale

Il finale di Lost si potrebbe definire tra i più criptici della storia delle serie tv. Una conclusione amata e detestata al contempo; molti l’hanno ritenuta incomprensibile e non degna dell’intera opera, altri si sono espressi in modo totalmente positivo, considerandola perfetta. Quel che è certo, è che la regia ha lasciato gran spazio alla libera interpretazione del pubblico. Un finale aperto, ma non ambiguo. Ermetico, ma decifrabile.

Un “the end” che cerca di autodefinirsi per mezzo della narrazione e della coscienza umana. 

Come finisce Lost? All’interno di una Chiesa, completamente distaccata dalla linea del tempo. Con la luce. Con l’ambivalenza delle emozioni. Con il senziente equilibrio dell’uomo.

Un dissidio universale, tra scienza e fede, manifestato sin dai primi episodi della serie, e che riesce a trovare risoluzione, esclusivamente attraverso la totale redenzione del personaggio più sofista ed agnostico di tutta la storia, il chirurgo Jack Shephard (Matthew Fox). Lost rappresenta la perfetta convivenza tra il credente ed il miscredente, tra il fato e la realtà. L’encomiabile complementarità tra il destino ed il libero arbitrio.

È l’atto finale a rivelarne il significato più profondo. Con gli occhi di Jack, che si chiudono definitivamente.

Un momento che non segna la morte del protagonista, ma la sua totale comprensione verso la vita stessa, nella quale non può esistere “un gesto di scienza, senza un vero atto di fede”.

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