Margini (2022)

Nel 2008 avevo 12 anni e vivevo in un paese che era città solo sulla carta.

Contemporaneamente, nel 2008, a Grosseto, tre ragazzi si mettono in testa di far arrivare lo street punk nella loro di provincia. O, per lo meno, di provarci.

Questa è la più stretta sinossi di Margini e di come, in verità, potrebbe essere una storia successa nel 2008 a chiunque abbia vissuto quegli anni lontano dai posti “dove scoppiano le cose”.

La trama

Film di Nicolò Falsetti e Francesco Turbanti con tratti dichiaratamente autobiografici (e dei sempre apprezzati cameo di Zerocalcare, Ndr.), Margini è la storia di Michele, Edoardo e Jacopo, nati e cresciuti a Grosseto e membri fondatori del gruppo hardcore punk “Wait for Nothing”. Nonostante il tiepido (a dir poco) successo all’interno della propria cittadina, riescono a conquistarsi la possibilità di aprire il concerto a Bologna dei loro idoli, i Defense (immaginario gruppo punk americano interpretato dai Payback, Ndr.). Quasi troppo bello per essere vero e, infatti, la possibilità sfuma veloce così come era arrivata. Che fare allora? Lasciar perdere tutto e darla vinta a chi li ha sempre considerati delle nullità? Oppure richiamare i Defense, convincerli a venire in Italia e organizzare il più grande concerto hardcore punk che il loro mite paesello abbia mai visto?

Inutile dire che la scelta è ovvia.

Lo scontro con la realtà

Falsetti e Turbanti, nel loro film presentato a Venezia 79, ricostruiscono con cura la storia (che poi è anche in parte la loro di storia) di chi fa di tutto per non arrendersi, quasi in maniera cieca e suicida a volte. Attraverso la scusa del concerto, i tre protagonisti sono sostanzialmente chiamati alle armi per combattere quella che è la realtà che con violenza prova a far breccia nel muro di suoni altissimi e speranze che il gruppo ha alzato: Michele con i suoi doveri di padre e compagno, Edoardo e gli attriti con la famiglia che lo vorrebbe più responsabile, Jacopo e l’opportunità di diventare un musicista “vero”, di quelli che fanno musica bella, come si dice anche nel film.

Ognuno reagisce come può, ognuno sperimenta a modo suo (e anche molto punk) la risposta da dare a chi chiede di crescere, conformarsi, sognare più in piccolo o, per lo meno, con i piedi per terra. Senza soluzioni giuste o sbagliate, senza morale o paternalismi, puntando i piedi sul fatto che chi viene dai margini, appunto, forse è chiamato a fare uno sforzo in più per creare il suo spazio.

Un film sulla provincia

La cosa che veramente esce fuori e che trascina lo spettatore è il modo in cui tutto il racconto altro non sia che una storia della provincia. Non importa se si parli di Grosseto o di qualsiasi altro paese sperso dell’entroterra di qualche regione, lontano dalle grandi città dove succede sempre qualcosa di nuovo. Verosimilmente, senza sviolinate o momenti nostalgia alla “Rane” dei Baustelle, Falsetti e Turbanti ci sbattono in faccia cosa voleva dire vivere a due ore da tutto, dove gli unici posti per fare i concerti erano vecchie sale disco anni ’80 o centri ricreativi per gli anziani.

Posti in cui le strade si fermano per il transito degli animali e le uniche attività a cui sembra importare a qualcuno sono sagre e manifestazioni religiose. Posti in cui non succede nulla e se succede ti denunciano e gridano allo sfascio della società sulla prima pagina dei giornali locali.

Come direbbero gli americani, probabilmente il motivo per cui Margini rapisce e conquista è perché “hits too close to home”, almeno per chiunque non sia nato e cresciuto nelle metropoli, eterni ignari di quanto sia dura confrontarsi con il vuoto che ci viene offerto e con le proprie speranze sempre al di sopra del fattibile

Ma Margini non si ferma a questo, evita ridurre tutto a una storia delle periferie, una lotta a chi scappa e chi rimane: questo è un film sulla resistenza, tanto alla realtà quanto alle responsabilità. Ma è un film anche di resistenza nei rapporti, di chi ha imparato che sognare in grande in due è meglio che farlo da soli. E che anche se quel sogno non si realizza, anche se si fanno errori, anche se alla fine ci si piega o se si brucia ogni passo avanti fatto, i legami che ci uniscono quando si parte da questa premessa sono per la vita. E non conoscono geografia.

Margini, una distribuzione Fandango
Margini, una distribuzione Fandango. Locandina di Zerocalcare

Margini ha avuto una distribuzione in sala di tre giorni, a partire dall’8 settembre. Si è rivelato subito un caso cinematografico, riuscendo a resistere in alcune città per oltre un mese. La locandina è realizzata da Zerocalcare, la produzione è anche dei Fratelli Manetti.

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Giulia Nino
Classe 1996, cresce basando la sua cultura su tre saldi pilastri: il pop, i Simpson e tutto ciò è accaduto a cavallo tra gli anni ’90 e 2000. Nel frattempo si innamora del cinema, passando dal discuterne sui forum negli anni dell’adolescenza al creare un blog per occupare quanto più spazio possibile con le proprie opinioni. Laureata in Giurisprudenza (non si sa come o perché), risiede a Roma, si interessa di letteratura e moda, produce un podcast in cui parla di amore e, nel frattempo, sogna di vivere in un film di Wes Anderson.

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