Marilyn ha gli occhi neri
Credit: Noemi Ardesi

Marilyn ha gli occhi neri è il nuovo film di Simone Godano, disponibile dal 27 gennaio su Netflix.

I protagonisti della storia sono Clara (Miriam Leone) e Diego (Stefano Accorsi) e ciò che li accumuna è il loro “percorso”, presso un centro di salute mentale (CSM) per persone in difficoltà.

Quello che i due desiderano è poter ritrovare il loro posto nella società, e soprattutto il loro Io, cercando di risolvere i loro disagi e liberarsi definitivamente dai tormenti che li affliggono e dallo stigma della follia.

Ma che cos’è la follia?

Se lo chiedessimo allo scrittore Edgar Allan Poe risponderebbe che essa non è altro che il grado più elevato di intelletto ed intelligenza. E forse aveva dannatamente ragione.

La follia non è sbagliata, è solo diversa

Attraverso gli occhi neri della nostra Marilyn, Leone, viene offerto un percorso di analisi, anche allo spettatore. 

Chi è una persona normale e chi non lo è? E perché la follia ci fa così paura?

Il film apre determinate porte, che tutti noi, fatichiamo a valicare, e questo accade per un problema di incomunicabilità. Quell’incomunicabilità che si impossessa delle persone, facendole sentire tremendamente sole, e fa sì che la sofferenza ed i disagi altrui ci spaventino.

Ed in effetti è proprio ciò che spesso accade: la sofferenza degli altri ci fa paura, e la maggior parte delle volte non ne capiamo nemmeno il motivo.

Pensando di allontanarla, ci illudiamo che non ci tocchi e non ci riguardi. Allora, però, come si spiega, che quando ci interfacciamo con una realtà folle, turbata e sofferente, siamo noi, e non il matto, a provare pudore, se ci definiamo così tanto giusti e normali?

Tra colpi di carbonara ed I Wanna Be Loved by You cantata in modo disastroso, il leitmotiv della narrazione, ovvero la follia, ci viene proposto nella sua reale essenza, privo di qualsiasi tabù e remora.

È fin troppo semplice definire la follia come un problema, attribuendo a qualcuno, l’etichetta del pazzo. Spesso dimentichiamo che le etichette sono facili da affibbiare, ma dolorose da togliere.

Godano lancia un messaggio molto chiaro: la follia non è sbagliata, è soltanto diversa.

La diversità, in qualsiasi sua forma, è una ricchezza dalla quale non bisogna scappare, ma attingere. E che invece di spaventarci, qualche volta, dovremmo lasciare, che il matto, l’estraneo, ci si avvicini, comprendendo che forse è più simile a noi, di quanto possiamo immaginare. 

L’Amor che move il sole e l’altre stelle

Servendoci di Dante, con la sua citazione: “l’amor che move il sole e le altre stelle”, possiamo rinviare alla vera vena romantica e poetica della storia. 

La cura ad ogni cosa è l’amore, e non c’è difficoltà, disagio, problematica che regga, di fronte alla sua forza. È il motore in grado di far muovere i pianeti, di sovrastare le più devastanti avversioni, e che dall’alto della sua nobiltà, riesce a rendere l’incomprensibile, tangibile e realizzabile. 

D’altronde, è proprio quando irrompe un sentimento nelle vite di Diego e Clara, che i due riescono finalmente a ritrovare un equilibrio, nonostante le loro complessità. L’amore è un qualcosa di incondizionato, che si manifesta a tutti, e non discrimina. Per poter amare una persona non è necessario essere normali, ma soltanto accettare le diversità dell’altro, senza aver bisogno di cambiarlo.

“Noi siamo come l’aceto balsamico con la cioccolata, due cose che all’inizio insieme non hanno senso” dice Diego a Clara. Ma che poi, senza un motivo preciso, alla fine, insieme, il senso lo trovano.

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Annamaria Martinisi
Sono il risultato di un incastro perfetto tra la razionalità della Legge e la creatività del cinema e la letteratura. La mia seconda vita è iniziata dopo aver visto, per la prima volta, “Vertigo” di Hitchcock e dopo aver letto “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain. Mi nutro di conoscenza, tramite una costante curiosità verso qualunque cosa ed il miglior modo per condividerla con gli altri è la scrittura, l’unico strumento grazie al quale mi sento sempre nel posto giusto al momento giusto.