Meglio Nate che niente

Il 1° aprile scorso è arrivato su Disney+, il nuovo lungometraggio originale Meglio Nate che niente. Tratto dalomonimo e acclamato romanzo best seller del 2013, scritto da Tim Federle che qui torna nei panni di regista, il film vede come protagonista il giovane Nate Foster che sogna il proprio debutto sui palchi teatrali di Broadway. Nel cast figurano i nomi di Rueby Wood (Nate) al suo debutto cinematografico, Joshua Basset (Anthony), Aria Brooks (Libby), Lisa Kudrow (Zia Heidi), Norbert Leo Butz (Rex Foster) e Michelle Federer (Sherrie Foster).

Il coraggio di essere Nate

Nate è il giovanissimo protagonista della storia. Un ragazzino con tanti sogni nel cassetto, mai troppo grandi, con una grande intraprendenza e con la costanza che lo spinge a non arrendersi mai. Tutti dobbiamo imparare ad essere un po’ Nate, per il suo coraggio nel mostrare sempre e totalmente il suo Io senza mai aver paura del giudizio altrui, per mettere tutto se stesso nelle cose che fa e per il suo esserci sempre per chi ama. 

Nonostante il lungometraggio si collochi in quel filone che comprende quelli che una volta erano i Disney Channel Original Movies, si nota chiaramente che le tematiche affrontate e messe in gioco siano diverse e più vicine alle problematiche della società attuale. Il personaggio di Nate è innovativo ma molto simile a quello di Billy Elliot. Amante dei musical, comincia grazie alle vicende che affronterà nella narrazione a capire davvero chi è, senza mai vergognarsene. Fa affidamento quindi su una buona scrittura, che mette in scena lati del suo carattere, come la sua spigliata parlantina, che lo rendono più che apprezzabile allo spettatore.

Musical, ma non troppo

Meglio Nate che niente è un musical che non si sbilancia troppo, creando un prodotto finale che può essere apprezzato anche da coloro che evitano questo genere cinematografico, grazie alla presenza limitata di parti cantate. Sono poche le canzoni che sostituiscono le parti narrate, ma hanno allo stesso modo un significato importante e godono di una buona struttura, composta da una mescolanza tra canti e balli che rendono più godibile la messa in scena. Da sottolineare poi il fatto che tutte queste canzoni sono state scritte appositamente per il film.

Tante sono poi le citazioni (mai fuori luogo) ai musical che hanno fatto la storia del cinema e del teatro, tra i tanti troviamo West Side Story e i continui rimandi al duetto tra Tony e Maria sulle scale dell’appartamento di lei, continuando poi con Wicked, Il violinista sul tetto e Pippin. Altre sono le citazioni autoreferenziali di casa Disney, una su tutte al film Lilo & Stitch, che diventa protagonista della vicenda perché musical per cui Nate farà la sua tanto attesa prima audizione (a differneza del libro in cui era lo spettacolo di E.T.), arrivando poi ad Oceania, film animato del 2016, considerato da questi teenager come il miglior film d’animazione mai realizzato.

Una propria visione del mondo

Con una buona regia e una giusta dose di allegria e ottimismo, Federle riesce a dare una corretta trasposizione del suo romanzo che aveva già convinto migliaia di lettori. Interessante è anche la scelta di raccontare la città di New York dal punto di vista di Nate, un tredicenne che sta rincorrendo i propri sogni. New York, quindi, è mostrata al massimo del suo sfavillio, con luci e musiche che alimentano i desideri di Nate, e anche quando quest’ultimo si trova in situazioni di apparente difficoltà è proprio come se la città stessa lo aiutasse nelle sue imprese.

Nate ha il mondo tra le sue mani, alla ricerca di una propria identità, in una società che sta cambiando, diventando più comprensiva nei confronti dei suoi abitanti. Come dice lo stesso Nate, in una frase tratta da una canzone del lungometraggio, “Sarò piccolo ma farò grandi cose”, ed è proprio così. Con il suo zaino in spalla, l’aiuto della sua migliore amica Libby e un piano quasi infallibile, Nate è pronto a farsi strada tra le vie della Grande Mela, dimostrando che i sogni di ognuno non sono mai troppo grandi per essere realizzati.

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Rebecca Fulgosi
Mi chiamo Rebecca, classe 2000 e ho una passione smisurata per il mondo della settima arte. Studio alla facoltà di Beni Culturali con il sogno di diventare critica cinematografica, perché guardare film è una delle cose che mi riesce meglio. Il mio genere preferito è L’horror insieme ai cinecomic di cui sono appassionata sin da piccola. Tra i miei film preferiti: "La La Land", C’era una volta a ...Hollywood", "A Star is Born", "Jojo Rabbit" e "Titanic". Le mie serie preferite, "American Horror Story" e "La casa di carta".

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