Metal Lords, Netflix
Metal Lords, Netflix

Metal Lords è un film carino, ma di sicuro non è un film sul metal

I pro

C’è la musica metal, è un coming of age movie e Tom Morello è il produttore esecutivo della colonna sonora, quindi se almeno una di queste cose rientra nei vostri interessi o vi sta particolarmente a cuore vuol dire che Metal Lords vi può allietare un pomeriggio.

Ha una trama lineare e una regia semplice che si accompagna bene alle sequenze “musicali”, una colonna sonora che fa sentire liberi (sempre che per voi un assolo dei Judas Priest sia sinonimo di libertà) e la produzione del chitarrista storico dei Rage Against the Machine, Tom Morello per l’appunto.

I contro

Ha anche vari aspetti che con il metal hanno veramente poco a che fare: Metal Lords è vietato ai minori di 14 anni e mi attira come l’operazione nostalgica di qualcuno che un tempo era solito abbigliarsi a suon di borchie killer e gilet strappati, invece è un filmetto in cui i nostalgici compaiono, ma edulcorano tutto con accondiscendente appianamento degli animi infervorati.

Cosa significa essere “metal”

Essere diversi, sentirsi soli, sentirsi soli e diversi insieme suonando musica degli Slayer. Ma anche soffrire di attacchi di rabbia, ed insultare un professore durante una marcia della banda. Essere metal in un coming of age che si rispetti salva un gruppo di adolescenti da un sistema che li rende emarginati, e forma legami in cui l’essere strani e diversi è la forza che serve per sopravvivere. Il tutto senza sesso, droga o alcol. Senza quegli estremi che vengono solo suggeriti, ma mai mostrati, bensì “bastonati” con un moralismo un po’ fuori luogo. Quindi non troppo metal fin qui.

Se si è metal, con il corredo completo di borchie, mezza testa rasata e trucco sproporzionato, non necessariamente si ha l’indole disturbata di un criminale. Questo è il messaggio che il film vuole veicolare, che mi andrebbe pure bene, se però non sminuisse tutto al “cerca di essere meno metal giovane capellone , o ti ritrovi in rehab e senza amici”.

Chi c’è dietro a Metal Lords

David Benioff, Tom Morello, Ramin Djawadi, Joe Manganiello: che anche loro non si siano sentiti dei metallari incompresi ad un certo punto della loro adolescenza?

La sceneggiatura del film è di D. B. Weiss, sceneggiatore e produttore esecutivo di Game of Thrones, che compare anche tra i produttori esecutivi insieme a David Benioff, anche lui sceneggiatore di Game of Thrones. Le musiche sono di Ramin Djawadi, che oltre a far parte del gruppetto GOT firma tantissime musiche per film e serie tv, come quelle di Eternals ma anche per il prequel di prossima uscita House of the Dragon.

Joe Manganiello e Brett Gelman (Stranger Things) compaiono nel cast, e fanno un cameo Tom Morello, Kirk Hammett dei Metallica, Rob Halford dei Judas Priest e Scott Ian degli Anthrax. Ad essere strano, e rompere tale magia del ricordo, è che tutti questi metallari ormai adulti siano in Metal Lords per dispensare consigli moralistici. Non che sia un male vedere uno come Rob Halford consigliare ad un sedicenne di non tradire la sua fidanzatina, ma perché?

In breve

Hunter Sylvester ama il metal e odia i bulli (e ha tanti drammi irrisolti con suo padre). Spinge il suo migliore amico Kevin a formare una band ed amare come lui il metal, per partecipare alla battaglia delle band.

All’inizio il ragazzo è un po’ restio, ma basta un po’ di allenamento ai tamburi e ai piatti e qualche maglietta strappata per fargli nascere il sacro fuoco della dedizione al genere. Kevin però si innamora di Emily, che suona il violoncello e soffre di attacchi di rabbia, e il duo diventa un trio, per la “gioia” di Hunter. A parte lo sfondo metal, la pelle nera e gli anfibi, i tre vivono le vicende di qualsiasi adolescente la cui vita sta cambiando, con un interessante accenno allo stato mentale di Emily, che poteva essere approfondito.

Mi sono goduta la musica e i tre protagonisti, adorabili, meno appagata è stata la mia voglia di heavy metal adolescenziale, che si è annacquata nei 98 minuti di visione tra alti e bassi di sceneggiatura e una lezioncina finale che qualsiasi mamma avrebbe dispensato ad un figlio (o una figlia) con una magliettaccia degli Iron Maiden indossata la sera di Natale in mezzo ai parenti.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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