La macchina da presa è ferma su un treno in movimento. In lontananza si intravede il mare. È un frame particolarmente familiare per chi – come chi scrive – da anni ormai percorre quello stesso tratto verso Sud, quando all’improvviso il mare si apre all’orizzonte ed è quello il momento in cui ci si sente di nuovo a casa, nel luogo dove l’anima può rifiorire libera. Nei film di Fabio Mollo, per fortuna, c’è sempre un richiamo piccolo o grande alla Calabria, sua terra d’origine, a ciò che quella terra ancestrale, chiusa e ospitale al tempo stesso, rappresenta per chi la scopre la prima volta e per chi vi torna da forestiero.
Questa volta il richiamo è inserito per espressa volontà del regista che alla produzione ha chiesto che venisse spostata l’ambientazione da Como a Locri (Reggio Calabria) e rappresenta uno snodo fondamentale della storia. È il luogo in cui la protagonista Anita (Casadilego) ha la possibilità di guardarsi veramente dentro, dando spazio e voce ai propri desideri.
Il viaggio, inteso come lontananza dalla propria quotidianità, e ancor più la permanenza di Anita in questa Calabria dai contorni sfumati, meta perfetta di un’estate trasformativa, si intrecciano con un’ulteriore idea di Sud, quello della musica black. Ed è la musica, in un semplice quanto efficace gioco di parole su Soul, l’altra grande protagonista del film.
Anita, Casadilego e il Soul
My Soul Summer è fin dal principio, ossia dalle intenzioni dei produttori (Bartleby Film, Fidelio, Rai Cinema) un film sulla musica.
È la musica che muove i personaggi, che dà loro vita e senso di esistere in questo racconto. È ciò che scorre continuamente fra i pensieri e le dita di Anita, dallo spartito al pianoforte, ed è ciò che alimenta e brucia lo spirito di una vecchia rockstar come Vins (un magnifico Tommaso Ragno). Come affermato alla presentazione del film ad Alice nella città, nasce prima la storia e poi l’esigenza di trovare un’interprete giovanissima, in grado di suonare il repertorio classico del pianoforte e di sbalordire con la propria voce. La scelta è ricaduta su Casadilego ossia Elisa Coclite, nel momento stesso in cui l’artista ha messo piede a X Factor (vinto nel 2020). Una partecipazione “quasi obbligata”, per cui cioè non si è proposta ma è stata direttamente scelta, quasi come se il ruolo fosse costruito su misura.
E a coronare questo debutto davanti alla macchina da presa è stata proprio la musica, scelta dal regista Mollo come essenziale canale di comunicazione con la protagonista attraverso soprattutto scambi di playlist e suggerimenti reciproci di brani durante la lavorazione del film.
Filo conduttore di My Soul Summer, infatti, è il ruolo, o meglio i diversi ruoli, che la musica assume nella vita di Anita. Gli spartiti di Chopin o Beethoven scandiscono un tragitto preciso delle dita sui tasti del pianoforte. Regole ferree, da Conservatorio, dentro cui incanalare il disordine vitale di Anita. Il caldo soul di Ella Fitzgerald, al contrario, libera quel caos dandogli la possibilità di riformularsi, di creare e modellare una nuova identità fino a trovare una nuova voce. Quella che poi esplode nel brano originale di Casadilego, Oceano di cose perse.
Nessun viaggio interiore sarebbe però tale senza un Virgilio dantesco, o un Caronte se preferite. E in questo caso la guida assume le sembianze di un magnetico Tommaso Ragno che, oltre lo stereotipo della rockstar con il bicchiere fisso in mano, è una vera figura rivelatrice ed enigmatica, amica e nemica, fidata e ingannevole, come nell’antica mitologia. È lui che, selvaggio e rude, o forse semplicemente libero, accende la scintilla di Anita, solletica la curiosità di scoprirsi nuova, riconoscersi allo specchio e alzare finalmente lo sguardo, troppo spesso puntato timidamente in basso.
Una costruzione lineare per un ottimo coming of age
Come già dimostrato con il precedente Anni da cane e con il bellissimo debutto Il sud è niente, Fabio Mollo ha la sensibilità per parlare a un pubblico molto giovane attraverso i racconti di formazione. Lo fa a partire da una sceneggiatura che, come già capitato in passato, non porta la sua firma ma a cui dà ugualmente la forma delicata delle sue immagini (il paragone fra le tende bianche della stanza di Anita che si muovono al vento pomeridiano del mare e quelle che avvolgono Isabella Ragonese in Il padre d’Italia è immediato e apparentemente casuale, figlio in realtà dello stesso sguardo, fine e armonioso, sulle cose).
In una storia che sembra fagocitata dai due interpreti principali, Casadilego e Ragno, si muovono poi diversi personaggi essenziali. Figure femminili, soprattutto, a cui Mollo afferma di riservare sempre un’attenzione speciale nei suoi film, a partire dall’eccentrica e anticonformista nonna interpretata da Lunetta Savino e dalla rigida madre borghese di Anita, a cui dà il volto Anna Ferzetti.
Un coming of age non si potrebbe definire tale, tuttavia, se non ci fosse anche un filone sentimentale, una scoperta tanto fisica quanto intima dell’innamoramento che muove i pensieri, che ispira canzoni, che fa nascere nuovi desideri. In questo caso l’amore ha gli occhi grandi e dolci sul viso duro di Luka Zunic, che interpreta Vittore. Spettatore e ascoltatore -silenzioso, profano e incantato – della musica di Anita, ignaro fattore della sua stessa evoluzione.
In breve
My Soul Summer è il racconto di un’estate che cambia per sempre il percorso di una vita. Si sviluppa da un’idea semplice, un arco narrativo che è quasi un cliché, in cui la scrittura è infatti subordinata alla prepotente ed emozionante presenza della musica. Proprio attraverso la musica, di cui si sfrutta la rigidità del repertorio classico contro l’atto di liberazione del soul, si delinea così la storia di Anita, un’anima nuova alla ricerca della propria voce originale.
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