Nessuno si salva dal groviglio violento del film di Kim Yong-hoon: Nido di vipere (Beasts Clawing At Straws), tratto dall’omonimo romanzo del giallista giapponese Keisuke Sone, è un crocevia di storie alla deriva, vogliose di salvarsi dal loro destino, ci riusciranno?

Esiste uno squalo chiamato “Squalo Toro”.
Quando incinta, la femmina porta nel ventre circa 50 uova.
I piccoli iniziano a mangiarsi a vicenda nella pancia della madre.
Solo uno nascerà e diventerà un feroce predatore.

Nido di vipere

Nido di vipere arriva nelle sale grazie a Officine UBU dopo essere stato presentato a Rotterdam nel 2020.

Che avresti fatto al loro posto?

In Nido di vipere una serie di individui allo sbando si scontra intrecciandosi in un destino irreparabile. Inizia tutto dal ritrovamento di una borsa colma di soldi, abbandonata in un armadietto e trovata da un inserviente a cui quel denaro farebbe comodo per risollevare la miseria in cui è costretto a vivere, con la moglie e la madre anziana (la memorabile Youn Yuh-jung di Minari).

Quella borsa però ha fatto un lungo viaggio prima di arrivare nelle sue mani, appartiene a qualcuno che a sua volta intende ricominciare da zero dopo una serie di tremendi errori. Un doganiere pieno di debiti e continuamente in fuga, uno strozzino con nulla da perdere, una truffatrice che tradirebbe anche il suo compagno, una giovane escort con un marito violento e un immigrato: si danno la caccia nel tentativo di annientarsi a vicenda.

Così ci si inoltra in una guerra corrotta tra “invisibili”, in cui il noir si tinge di beffarda ironia e non esclude neanche un colpo (sfociando nella violenza e nell’omicidio). Lo scenario è torbido e prevalentemente notturno e sporco. Neanche un buono in quello che sembra l’ambiente ideale per serpenti pronti a mordere.

Durante l’intera durata del film, in cui ogni evento terribile porterà a qualche conseguenza addirittura peggiore, i personaggi faranno di tutto (ma proprio di tutto) solo per distaccarsi da questo vortice di tradimenti e bugie, e la domanda sorgerà spontanea: cosa avreste fatto al loro posto?

Il destino tragicomico pronto a colpire

Il film di Kim Yong-hoon è diviso in capitoli con un’eco pulp che omaggia il cinema tarantiniano e tiene col fiato sospeso fino alla “risoluzione”. Quasi impossibile empatizzare con chi compie una serie di riprovevoli azioni solo per dimostrare di essere il predatore più scaltro, ma di sicuro la tagliente inevitabilità del fato che guida le sorti di ognuno è l’aspetto più riuscito.

Il regista, qui al suo primo lungometraggio, realizza una trasposizione in cui la violenza viene compiuta da chi, incapace di vedere cosa c’è oltre, agisce senza il minimo briciolo di buon senso, questo rende divertente la lotta “sotterranea” alla quale assistiamo.

Ci sarà un vincitore alla fine? Scopritelo al cinema!

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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