Pan y Circo è una serie doc pensata per unire spunti di conversazione e dibattiti sulla realtà che viviamo: riunendo sei ospiti e uno chef in occasione di una cena e individuando di puntata in puntata un tema chiave di cui discutere. Ma cosa succede se nell’arco di qualche mese la normalità del contatto e dello scambio umano durante un pasto condiviso viene necessariamente annullata e questo esige un ripensamento totale dei rapporti e del modo di comunicare?
Crónicas de la pandemia
Diego Luna, creatore del format, nonché attore, sceneggiatore e attivista messicano, trova la soluzione trasformando l’ultima puntata girata in una sorta di pilot senza precedenti. Mentre tutte le altre sono state girate prima dell’arrivo della pandemia, l’ultima, Crónicas de la pandemia: COVID-19 y sus consecuencias è una riconfigurazione intelligente delle nuove modalità di interazione a cui abbiamo dovuto adattarci, ovvero un pranzo in pieno lockdown, in collegamento su Zoom, dove gli ospiti, ognuno dalla sua abitazione, discutono tra loro delle trasformazioni e delle conseguenze avvenute in seguito alla diffusione del virus, specialmente nel loro paese, il Messico.
Il pranzo è stato preparato precedentemente dall’attore, con apposita mascherina, e poi consegnato agli invitati: lo scrittore Emiliano Monge, l’ecologa e ambientalista Julia Carabias Lillo, Dapthne Cuevas, direttrice esecutiva dell’organizzazione femminista Consorcio para el Diálogo Parlamentario y la Equidad, il dottore Samuel Ponce de León e l’antropologo e chef Jair Téllez. La conversazione si alterna concentrandosi su momenti di cronaca risalenti ai primi mesi di diffusione del virus e interventi (sempre tramite video chiamata e solo con Diego Luna) di altri personaggi di riferimento per gli argomenti trattati.
Il cibo e il vino hanno un ruolo significativo: emozionano i commensali e li uniscono in un momento particolare della loro interazione. L’eccitazione per una lasagna vegetariana proveniente dalla stessa teglia ma mangiata a km di distanza li lega in un’affermazione di sopravvivenza che ridisegna la crisi della “prigionia”, facendo sperare in un momento di futuro riavvicinamento. Ovviamente i loro discorsi ruotano attorno al fenomeno della diffusione del virus e agli effetti che esso ha causato in ambiti specifici, come per esempio il controverso aumento degli episodi di violenza domestica riscontrati durante la quarantena, o l’esperienza nuova dei giovani ristoratori che hanno iniziato la loro carriera incorrendo in un ostacolo che mai avrebbero potuto prevedere.
La regia e il montaggio, per quanto legati ai mezzi obbligati e spazi privati, riescono a restituire un potente valore documentario che non solo testimonia un momento storico non ancora concluso ma rende lo spettatore parte di una conversazione aperta facendolo sentire presente nel mondo che sta cambiando.
Gli episodi seguenti cambiano nell’ottica di questo inizio unico, e favoriscono la revisione di un progetto pensato in precedenza. Conferiscono occhi nuovi a chi guarda, che si trova a riconsiderare aspetti del proprio passato recente e riflettere sul significato delle piccole cose, date di solito per scontate, e venute a mancare improvvisamente. Rivalutando la necessità di un dessert mangiato con un amico, o la bellezza di discutere di politica, senza avere uno schermo come impedimento.
I primi 5 episodi sono disponibili su Amazon Prime Video.