Peter Pan & Wendy. Disney+
Peter Pan & Wendy. Disney+

Rilasciato su Disney+ il 28 aprile 2023, Peter Pan & Wendy, con la regia di David Lowery, è l’adattamento live action del film animato del 1953. Porta in scena la favola di Peter Pan senza mordente, rubando ai precedenti film sull’argomento senza trovare una chiave di lettura che valga le quasi due ore di visione.

Sì, torniamo ancora all’Isola che non c’è

I tre ragazzi Darling, Wendy (Ever Anderson), John (Joshua Pickering) e Michael (Jacobi Jupe) vengono trascinati da Peter Pan (Alexander Molony) sull’Isola che non c’è. Qui vivranno magiche avventure in una computer grafica non troppo brutta, in compagnia dei bimbi sperduti e di Giglio Tigrato (Alyssa Wapanatahk). La principessa indiana si rivelerà un personaggio indispensabile per la trama e la sua risoluzione finale. Dovranno ovviamente scontrarsi con i pirati comandati da uno spelacchiato e rancoroso Capitan Uncino (Jude Law), più bambola di pezza che uomo, di quelle che sembrano uscite da un baule del primo dopoguerra.

Tramite un gioco metanarrativo, ovvero la conoscenza della favola stessa da parte di Wendy, siamo risucchiati in un maelstorm di pleonasmi. Le canzoni sono tetre, degli shanties che non rallegrano né fanno pensare; sono solo tristi per il gusto di esserlo. I dialoghi oscillano paurosamente tra il banale, il noioso e l’imbarazzante.

La fotografia è lugubre. La casa londinese sembra la prigione della Torre di Londra. E l’isola non è altro che un brullo pezzo d’Irlanda, ma senza alcolici e senza i personaggi delle opere di McDonagh.

Scene, personaggi, sequenze: tutto ciò che non funziona

I primi due minuti sembrano girati con la formula MCU: immagini in sequenza, musica che sale (e che dovrebbe emozionare), scena d’azione in corso tra due personaggi. La scena dell’ombra fuggitiva, che si svolge nell’oscurità più totale, risulta purtroppo ridicola. Il viaggio per l’Isola scorre come uno spot televisivo tra due spezzoni di un film.

Il coccodrillo è fuggito da un film sui mostri dei primi anni 2000, forse è un parente del mostro di Anaconda (1997).

Nel film non c’è un personaggio che non sia fastidioso. John e Michael sono parte delle scenografie, come sempre, mentre Wendy è promossa a saggia maestra di etica e pedagogia (le scene dove psicanalizza Capitan Uncino e Peter Pan sono grottesche). Come se non bastasse, i bimbi sperduti sono caotici, rumorosi e del tutto inutili. Se nel film non ci fossero non cambierebbe assolutamente nulla.

Per la prima volta vediamo un Peter Pan che scende dal piedistallo lisergico da cui vola e si diverte per tornare un po’ umano. Capitan Uncino risente della forza del suo attore: Jude Law infonde un grande carisma nelle sue battute, a patto che non se ne ascolti il senso.

Sul finale il film diventa un maldestro canto del cigno del genere favolistico, farcito di rimpianti e amarezze proprio per quelle storie che ormai non sono più senza tempo.

Trovami un bambino che sappia davvero la differenza tra il bene e il male. E io ti mostrerò un uomo che non riesce a ricordare perché avesse importanza

Capitan Uncino (Jude Law)

Un capitano, mille avventure

Il Capitano Giacomo Uncino (James Hook) è un personaggio che ha vissuto mille vite. Quando esce un nuovo prodotto audiovisivo legato al personaggio o alla storia di Peter Pan lo spettatore si chiede come sarà stavolta il pirata più iconico della Disney.

Negli anni lo abbiamo visto come spietato e infido assassino, nel film animato del 1953, doppiato magnificamente in italiano dal grande Giuseppe Rinaldi. Era un mellifluo surrogato paterno in Hook – Capitan Uncino (1991) dove aveva il volto di Dustin Hoffman. E vent’anni fa, nella versione più fedele all’opera originale di Barrie, un’onorevole nemesi del protagonista con il volto di Jason Isaacs.

Poi siamo passati per la versione revisionista di Garrett Hedlund in Pan – Viaggio nell’isola che non c’è (2015). In mezzo c’è stata la versione animata di Shrek, in originale doppiato da Tom Waits nel secondo film e da Ian McShane nel terzo. Senza dimenticare la versione “bella e dannata” della serie tv C’era una volta, in cui era interpretato da Colin O’Donoghue.

E Jude Law? Anche stavolta il revisionismo è di casa, perché andiamo a mettere mano al suo passato. Un passato ridicolo e buonista. Ma è solo merito dell’attore se possiamo resistere fino alla fine della visione.

Peter Pan & Wendy. Disney+

Live action. Salvezza o minaccia?

Spaventa pensare che i primi live action siano coevi del rinascimento Disney, quando la casa di produzione era al vertice della sua originalità e del successo di pubblico e critica. Però erano fenomeni isolati. La parola live action non era ancora così sdoganata nella cultura (e paura) popolare.

Invece col tempo molti capolavori Disney si sono dovuti confrontare con i loro remake. Alcune volte erano solo peggiori o migliori dell’originale, altre volte prendevano le parti del cattivo, lavandolo con il sapone “Politically Correct”, che non smacchia perché è inclusivo anche verso le macchie.

Una meravigliosa e potentissima strega malvagia, come Malefica, diventa un ossimoro vivente nei due lungometraggi a lei dedicati, risultando il personaggio più buono della saga. Mentre una villain perfida come Crudelia non si snatura più di tanto, questo perché il film ha una valente forza scenica e visiva. Ma in ogni opera il giudizio è soggettivo, e quindi variabile.

Forse perché il problema dei live action è che spesso sono solo film deludenti, dove l’originale viene usato come forza di traino per le vendite. In altri casi i film sono godibili, ben realizzati, e l’idea che siano dei remake non fa storcere troppo il naso. Come ogni prodotto d’intrattenimento il giudizio finale è rimandato al consumatore stesso.

Non avrei mai potuto sognare questo!

Wendy (e francamente neanche io durante la visione)

Andando ancora più sul personale

Ogni volta che dalla Disney viene annunciato un nuovo live action, immagino un uomo che si leva la maschera di Walt Disney e rivela di essere Gordon Gekko.

Ho una serie di pregiudizi verso questo genere di film, capita che dopo la visione rimanga piacevolmente sorpreso ma anche terribilmente deluso. Dipende sempre dal prodotto. Risulta quasi impossibile non confrontare il nuovo con l’originale, comparare la tecnica mirabile e spettacolare (dove c’è) con il particolare fascino che ogni classico ha. Senza dimenticare la pratica del dover giustificare i cattivi, con precise mire economiche, perfino quelli iconici che erano la personificazione del male.

Continuo a non capire il bisogno di aggiornamento che ha la Disney dei suoi prodotti. Correggere i vecchi, anziché crearne di nuovi.

Ad oggi Libro della giungla (2016) di Favreau è forse il live action Disney che risulta migliore dell’originale, nonostante qualche elemento disgraziatamente omesso.

In breve

No, no, no, non venitemi a dire che questo è cinema! Peter Pan & Wendy non intrattiene, non smuove un singolo ricordo e non ha nulla di buono rispetto al film animato che conosciamo. Assolutamente sconsigliato.

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Francesco Gianfelici
Classe 1999, e perennemente alla ricerca di storie. Mi muovo dalla musica al cinema, dal fumetto alla pittura, dalla letteratura al teatro. Nessun pregiudizio, nessun genere; le cose o piacciono o non piacciono, ma l’importante è farle. Da che sognavo di fare il regista sono finito invischiato in Lettere Moderne. Appartengo alla stirpe di quelli che scrivono sui taccuini, di quelli che si riempiono di idee in ogni momento e non vedono l’ora di scriverle, di quelli che sono ricettivi ad ogni nome che non conoscono e studiano, cercano, e non smettono di sognare.

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