Esistono tanti modi per spezzare un cuore, uno di questi è ascoltare – o guardare in questo caso – una storia che arriva come un balsamo sulle ferite ma ne apre altre: Piccole cose meravigliose.
Piccole cose meravigliose, in originale Tiny Beautiful Things, è la serie tratta dall’omonimo libro di Cheryl Strayed (2012), con Kathryn Hahn e Sarah Pidgeon nel ruolo della protagonista Clare Kincade.
Rimettere insieme i pezzi
Clare è una donna sulla soglia dei cinquant’anni, con una figlia adolescente, un marito (il secondo) molto più giovane di lei e un passato complicato che è impossibile lasciare alle spalle. Da scrittrice promettente e di talento è diventata un’impiegata in una casa di riposo, classico lavoro “9 to 5”, stabile e ben retribuito per lasciare al marito Danny la possibilità di realizzarsi nell’ambito artistico, quello musicale.
Tutto crolla – ed è lì che la storia comincia – quando Clare dà in prestito al fratello Lucas 15 mila dollari presi dal fondo universitario della figlia Francis Rae. È un “tradimento finanziario”, come lo definisce la terapeuta di coppia, una decisione che Clare prende da sola, senza consultare la famiglia, mettendone a repentaglio l’equilibrio, ma che ha molto a che vedere con il suo modo di intendere la famiglia stessa, o almeno quella d’origine.
Inizia così un percorso a ritroso nel tempo in cui la Clare cinquantenne dialoga con la Clare ventenne, ne rivive i traumi e prova a superarli. Lo strumento attraverso cui questo avviene sono le lettere a Sugar, una posta del cuore che Clare si ritrova a gestire. Le domande che in ogni episodio vengono poste a lei diventano così l’occasione per tornare indietro nella sua vita e cercare una risposta.
Sdoppiarsi
Chi ha già visto serie come This is Us può ben capire come a volte un flashback non sia soltanto un flashback ma una parte essenziale dell’episodio, che procede parallelo e che alla fine, senza dubbio, porterà dove già sappiamo di essere. Scoprirlo mentre avviene, tuttavia, aiuta molto di più a legare con i protagonisti. La protagonista Clare in questo caso.
Sarah Pidgeon interpreta una giovane Clare che ha appena perso la madre all’ultimo anno di college e che, non riuscendo ad affrontare il lutto, si rifugia in tutto quello che riesce a estraniarla, sesso e droghe soprattutto.
La rabbia e lo sbando della Clare adulta, ma anche il gesto dei 15 mila dollari, diventano man mano più chiari ogni volta che il racconto si focalizza sul passato, delineando la psicologia, gli schemi mentali e le difficoltà della protagonista.
Il ricordo di Francis
Centrale, anzi imprescindibile, è il ruolo di Merritt Wever: Francis, madre di Clare e Lucas. Francis è “il più grande amore” della vita di Clare, come la descrive nel titolo di un suo saggio, poi cambiato in tutt’altro. La sua scomparsa segna lo sgretolamento di tutto ciò che Clare e Lucas hanno, di tutto ciò che si può chiamare casa.
Clare viene accolta nella famiglia di Danny, ma non è abbastanza, come si intuisce dal sottile modo che ha quella famiglia di escluderla: Danny (Quentin Plair) è afroamericano e il solo fatto che la figlia scelga di farsi chiamare con il secondo nome, rinunciando a quello “da bianca” nonché della nonna, è indicativo.
Clare è fuori posto e chiunque sia nella sua vita contribuisce a farla sentire così, spostata dal suo centro, sola.
Un percorso a episodi
Negli otto episodi della serie, Clare/Sugar impara molto più su di sé di quanto avrebbe voluto o sperato. Insieme a lei impara anche il pubblico, che si trova davanti due donne distinte, quasi due personaggi diversi ma complementari.
Clare nel presente apre vecchie ferite, le cura meglio, trova un nuovo modo di guarire. Senza la Clare del passato, tuttavia, resterebbe un personaggio difficile da decifrare, imperscrutabile.
Memoria e immaginazione si fondono, delineando episodio dopo episodio un racconto complesso di riconciliazione con la maternità prima ancora che con la femminilità in generale.
Tutti gli episodi di Piccole cose meravigliose sono disponibili su Disney+.
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