RAISTEREONOTTE – Il Libro, dedicato al programma radiofonico not­turno di Radio Rai, in onda dal 1982 al 1995, che ha contraddistinto più di una decade nell’evoluzione della stereofonia in Italia, non è il primo libro curato da Giampiero Vigorito ma è sicuramente diverso dai precedenti: strutturato come un magazine (formato che sta a cuore al curatore) è un’opera corale pensata e realizzata durante un periodo di pandemia e lockdown. RAISTEREONOTTE nasce da un’idea che Vigorito aveva in testa ormai da un po’, mette insieme conduttori, collaboratori e persone vicine alla trasmissione.

La prima edizione è andata esaurita in dieci giorni, rimanendo in testa alle classifiche di settore e dei digital store. La ristampa di Iacobelli Editore è in arrivo nei prossimi giorni.

L’autore

Giampiero Vigorito inizia la sua carriera giornalistica nel 1977, quan­do entra come collaboratore nella rivista musicale Popster. Dal 1983 al 1994, ha condotto RAISTEREONOTTE, il programma not­turno di Radio Rai. Nel 1981 è stato coautore per L’Enciclopedia del Rock di Teti Editore, ha pubblicato il libro Genesis con la Gammalibri nel 1982 e ha collaborato a La Grande Enciclopedia di Rockstar del 1987. Dal 1994 al 2001 ha diretto il mensile musicale Rockstar. In televisione è stato ospite di Quelli della Notte e ha collaborato ai testi per i programmi di Renzo Arbore DOC Offerta Speciale Internatio­nal DOC Club. Dal 2001 ha presentato diverse trasmissioni sulle tre reti radiofoniche della Rai. Nel 2008 ha pubblicato per la Coniglio Editore il libro Burt Bacharach – The Book of Love. Nel 2014 ha curato il libro Xena Tango – Le Strade del Tango da Genova a Buenos Aires all’interno di un progetto musicale realizzato da Roberta Alloisio e il premio Oscar Luis Bacalov, pubblicato dall’etichetta Compagnia Nuove Indye. Dal 2013 è docente del Master in Critica Giornalistica dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma.

RAISTEREONOTTE – L’intervista

Nel libro ci sono stili e linguaggi diversi, dalla ricerca storica agli interventi dei protagonisti del programma e degli ascoltatori affezionati. Come viene concepito un libro così stratificato?

Il libro è concepito come una rivista, il formato è quello in cui da sempre mi muovo meglio. Ho inizialmente ripreso un’idea e messo insieme tutte le persone vicine a STEREONOTTE. Chiedendo una prefazione a Carlo Massarini, che è stato un po’ il nostro padre spirituale, quello che ha iniziato a fare musica per i giovani in radio. Ho inserito Luca de Gennaro, autore di due trasmissioni dedicate alla musica “alternative”, e Giovanni De Liguori, un ragazzo che ha acquisito e digitalizzato un archivio della trasmissione, con cassette reperite e messe insieme. Un lavoro gigantesco. Ci sono contributi da parte di Marilisa Merolla, Gaetano Barresi, che iniziò a fare radio con noi in veste di giornalista del GR, e molti altri.

Il progetto del volume è pensato per rivivere o per riscoprire quegli anni?

L’uno e l’altro. Ho deciso di farlo perché la nostra prima intenzione legata al progetto, e dico nostra perché ne parlammo a tempo debito, nacque con la corrispondenza degli ascoltatori. Ci arrivavano tantissime lettere, dato che non avevamo un numero dedicato, un numero verde, e l’unico rapporto con l’ascoltatore era unicamente epistolare, una cosa “ottocentesca” da romanzo d’appendice. Queste lettere solo in minima parte parlavano di musica, facendo delle richieste o approfondendo temi, il resto, e fu questa la prima cosa che ci entusiasmò, a noi di STEREONOTTE, proveniva da una comunità notturna che ascoltava e viveva il programma, persone che si addormentavano con le cuffiette e si svegliavano scoprendole completamente sbrindellate. Era una sorta di collegamento romantico con confessioni molto confidenziali. Erano lettere talmente intuitive ed empatiche che noi eravamo veramente stupiti dell’effetto. Gli ascoltatori erano i nostri amici in pratica.

Quello di Raistereonotte si poteva definire un tempo sospeso, in cui questi stralci di vita condivisi con noi erano stimolati anche dalla musica che mandavamo in onda. Poi nel tempo l’idea ha preso forma. Abbiamo mantenuto i ricordi degli ascoltatori di allora, raccolti anche attraverso un gruppo Facebook cresciuto esponenzialmente fino ad arrivare a 6000 iscritti.

La parte del libro più bella infatti è quella in cui gli ascoltatori prendono la parola. Hanno dato il meglio e hanno riconosciuto l’amore e la dipendenza, la “morbosità”, l’appartenenza vera e propria nei confronti della trasmissione. Molti hanno detto: la notte sentivo che la trasmissione era per me, percepivo che ciò che si diceva fosse rivolto a me.

Che ruolo aveva prima un programma del genere alla radio? E soprattutto, cosa significa adesso ascoltare la musica e seguire i programmi radiofonici, anche di notte?

C’è una differenza abissale tra quel tipo di radio e quella di oggi. Noi abbiamo iniziato nel 1982 [come giornalista e critico musicale però Vigorito è conosciuto già dal 1977, ndr]. Già in ritardo rispetto ai tempi, c’era molta concorrenza: Radio 105, Dimensione Suono e altre. La Rai cercò di darsi una “patina giovanile” e si inventò RAI STEREO UNO e RAI STEREO DUE. Sulla AM proseguivano i programmi tipici Rai, mentre sui canali FM venivano mandate in onda queste due nuove proposte. Avevano un taglio molto più immediato e smart, con molti ospiti e musica più appetibile. RAISTEREONOTTE era la summa notturna di questi due programmi: di notte monopolizzavamo tutte le bande di sintonia, ed era impossibile non beccarci. Era impossibile non riconoscerci. Ogni stazione radio, infatti, soprattutto oggi, oltre gli identificativi jingle, ha un suono particolare, un riverbero, una sonorizzazione che viene riconosciuta immediatamente.

Noi vivevamo la radio in un’epoca pioneristica piena di libertà e la notte prendevamo i dischi e ne acquistavamo molti di importazione. Mandavamo molti materiali inediti per l’Italia. Ognuno di noi se li portava da casa e li metteva fisicamente sul giradischi, era una sorta di aerobica trasmettere radio! La cosa principale che emerge ancora ora dai contributi e dalle confessioni è che la notte era importante non solo per fornai e vigilanti, la gente consueta della notte. In realtà trasmettevamo anche per insonni, studenti, che avevano bisogno di quel raccoglimento. Allora non esistevano alternative, poche radio facevano quello che facevamo noi, la maggior parte metteva nastri.

Il nostro funzionario, Pierluigi Tabasso, purtroppo scomparso, fu colui che prese le redini di STEREONOTTE. Nel tempo si instaurò una moda, una tendenza, una grande fidelizzazione nei confronti della trasmissione. Facevamo turni di cinque persone ogni volta e cambiavamo ogni quattro mesi. Spesso venivamo ospitati da Arbore a Quelli della notte per lanciare i gruppi esordienti e meno conosciuti (tra cui ad esempio i Panoramics e i Denovo). Poi subito dopo correvamo a via Po per mettere in onda il nastro appena sfornato. Renzo Arbore adorava STEREONOTTE.

Adesso la radio sta appassendo, esistono mille piattaforme web, le playlist dei ragazzi con Spotify e i Podcast, oggi ognuno è artefice delle sue scalette musicali ideali. La forma del mezzo è cambiata. Certo, la radio rimane ancora la più calda, oltre che la più antica, ma la musica è un contenuto liquido, in mutamento.

Qual era la musica di STEREONOTTE? Si ricorda un album particolare o una messa in onda indimenticabile?

I primi tempi ognuno mandava musica in maniera molto libera, non avevamo nessun tipo di paletto, il nostro famoso funzionario citato prima [Tabasco, ndr] ci lasciava completamente carta bianca. Un paio di noi si occupavano di jazz prevalentemente, io più di pop rock inglese. C’era molta New Wave, come i Simple Minds. Io dopo l’85 cominciai molto a fare una programmazione da “radio privata”, mandavo cose che mi entusiasmavano e mi piacevano, esaltandone la bellezza. Tanta musica strumentale (o vocale) da Enric Satie fino e David Sylvian, e Sakamoto, fino alle 3 di notte, poi cose più commerciali, e dopo le 4 musica italiana per il risveglio di tanti ascoltatori. E una volta che trovavo dei brani che funzionavano li mettevo a martello, se non i brani almeno i gruppi. I Prefab Sprout li ho fatti ascoltare in tutte le salse!

Prefab Sprout
Il fenomeno generazionale che è stato STEREONOTTE andava anche oltre la musica e i generi?

Noi facevamo una conduzione molto personale, e questo si evince appunto dalle lettere di cui vi parlavo, e dopo qualche anno, nonostante ognuno di noi avesse il proprio campo specifico, chi il pop, chi il rock, chi la musica d’avanguardia, esisteva un suono di STEREONOTTE, che era facilmente riconoscibile. E l’esigenza del libro nasce proprio dal voler mettere insieme le testimonianze degli ascoltatori, che conservo ancora, e dargli voce, affiancandole ai nostri “futuri”, ovvero chi erano e chi sono quelli di STEREONOTTE. Smascherandoli dal velo di mistero di allora, offerto dalla notte, e riportandoli alla luce.

Tra i collaboratori, per esempio, c’è Ernesto Assante o Teresa De Santis. Ognuno di loro ha scritto due parti, una dedicata ai contenuti della notte e al programma, un’altra invece sul presente, su ciò che rappresenta. Fortunatamente hanno risposto (quasi) tutti all’esperienza di questo “bagno nel passato”.

Il libro su STEREONOTTE è un’operazione sentimentale, sì, ma non nostalgica.

Ha qualche suggerimento per i più giovani che si avvicinano al mondo della radio e che magari scoprono Stereonotte proprio con questo libro?

L’importante è non stare fermi e avere iniziativa, seguire tutto quello che succede in giro, sapere che esistono delle realtà preponderanti ma anche iniziative più piccole. Il mio consiglio è di stare appresso a tutti i formati di radio, da quelli più tradizionali a quelle più diverse. I mezzi di approvvigionamento musicale sono ormai tantissimi. È un’ottima ragione per rimanere sempre curiosi e affinare le proprie conoscenze, per poi affinare un gusto personale.

Il CRITICO MUSICALE, GIORNALISTA E CONDUTTORE RADIOFONICO ITALIANO Giampiero Vigorito

L’intervista è a cura di Silvia Pezzopane e Valeria Verbaro. Un ringraziamento particolare va proprio a Giampiero Vigorito e alle storie che ci ha raccontato, che ci hanno mostrato un modo di fare radio dedicato agli ascoltatori e alla musica.

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