Red © 2021 Disney/Pixar. All Rights Reserved.
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Red (Turning Red) è il nuovo lungometraggio d’animazione prodotto dalla Pixar Animation Studios, già disponibile in streaming su Disney+ dall’11 marzo.

Red è diretto dalla vincitrice dell’Academy Award (per il corto Pixar Bao) Domee Shi e prodotto da Lindsey Collins. Il produttore esecutivo è Pete Docter, regista di Soul e premiato con l’Oscar di Monsters & Co., Up e Inside Out.

La storia

Il film è ambientato a Toronto, in Canada, nei primi anni 2000. La protagonista si chiama Meilin Lee, ha 13 anni, e si tiene sospesa in bilico sulla fune pericolante chiamata pubertà che la sta trasportando dall’infanzia all’adolescenza. A cambiare, oltre al suo corpo e alle sue emozioni, è il rapporto con la madre: Mei la ama e la rispetta, ma, come è normale che sia, ciò che c’è fra loro assume un’altra forma. Quell’immagine di ragazza pacata e disciplinata sta cedendo il posto al caos dell’adolescenza. In Red questa indescrivibile mole di sentimenti scomposti ed emozioni travolgenti prende forma con le sembianze di un panda rosso gigante. Ebbene sì: un enorme, scomodo e, a volte puzzolente, panda peloso.

Simbolo della protettrice della sua famiglia, il panda rosso appare subito come quell’elemento magico che fa storcere il naso, invece simboleggia la frequente impossibilità di gestire la portata emotiva della pubertà. Gigantesco, goffo, imbarazzato: è il panda con cui tutti abbiamo fatto i conti in un modo o in un altro.

Una narrazione orgogliosamente al femminile

“Le cose non sono mai bianche o nere. All’inizio del film, Mei ama davvero il rapporto che ha con sua madre, ma viene trascinata in nuove direzioni come tutte le persone della sua età. È una fase di grandi cambiamenti”

Domee Shi

Il panda rosso che esplode quando Mei si agita o prova forti emozioni simboleggia con tratti “coccolosi” e spiritosi il mutamento che ognuno deve subire prima di diventare adulto. Tale passaggio è segnato da una trasformazione che è molto più invadente di qualche curva in più o una manciata di peli, ma centra in pieno il senso di inadeguatezza del non sentirsi padroni del proprio corpo e dello spazio che lo circonda.

E, per quanto sia estesa al maschile e al femminile, l’inadeguatezza che Red sceglie di raccontare è quella delle bambine, ragazze, giovani donne e madri, vittime non solo di molesti cambiamenti ma anche dell’impatto che essi hanno su tutto il resto, rendendole prigioniere di norme sociali e comportamentali valide unicamente per loro.

La scelta del rosso e il tema della maternità si fondono in un messaggio volutamente metaforico: quello è il colore che Domee Shi “si sentiva a 13 anni” (come rivela in conferenza stampa), ma è anche il colore della passione e del ciclo mestruale, al quale la mamma di Mei attribuisce i primi segni di agitazione in sua figlia. Le due “famiglie” di Mei sono, non a caso, composte da donne: quella genetica, in cui il padre è l’unico uomo che vediamo, e quella fuori di casa, composta dalle sue tre amiche del cuore. Red è una narrazione orgogliosamente al femminile, in cui le donne cercano di capire le ragioni di altre donne, e le conquiste delle più giovani fanno luce sulle costrizioni vissute dalle più anziane.

Red © 2021 Disney/Pixar. All Rights Reserved.

Lo stile visivo di Red

Lo stile visivo del film d’animazione deriva da un mix di ispirazioni orientali e occidentali: a cavallo tra gli anni 90 e le mode dei primi 2000, contiene l’eco delle guerriere Sailor Moon e i drammi e le trasformazioni magiche di Ranma ½. L’introduzione è un omaggio ai teen movies e alle serie come Lizzie McGuire. I registi di riferimento sono indubbiamente Edgar Wright (con Scott Pilgrim vs. the World tra i preferiti) e Wes Anderson. Il mondo realizzato graficamente e l’animazione sono un riflesso di tutto ciò.

“Sono cresciuta guardando gli anime. Amo il modo in cui manipolano le emozioni: le espressioni possono cambiare in un istante. Mi sembrava lo stile perfetto per un film incentrato su una ragazza adolescente che si trova su una sorta di ottovolante emotivo, con sbalzi d’umore continui”

Domee Shi

Fare i conti con il proprio panda

Sembra un film rivolto solo ad un pubblico di bambini e quasi adolescenti, e invece è la rielaborazione di un’autrice che, attingendo dalla propria formazione, fisica ed emotiva, realizza una favola contemporanea con un finale a sorpresa.

SPOILER – Perché Mei non rinuncia al panda? Perché il panda non è qualcosa di estraneo, ma un lato di sé. Incarna l’emotività incontrollata, la gioia dilagante, la rabbia più cieca. Le generazioni più anziane se ne sono dovute liberare per sopravvivere alla società, lei si rende conto che non deve rinunciarci, come parte di una nuova generazione di donne e di una società più aperta.

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Silvia Pezzopane
Ho una passione smodata per i film in grado di cambiare la mia prospettiva, oltre ad una laurea al DAMS e un’intermittente frequentazione dei set in veste di costumista. Mi piace stare nel mezzo perché la teoria non esclude la pratica, e il cinema nella sua interezza merita un’occasione per emozionarci. Per questo credo fermamente che non abbia senso dividersi tra Il Settimo Sigillo e Dirty Dancing: tutto è danza, tutto è movimento. Amo le commedie romantiche anni ’90, il filone Queer, la poetica della cinematografia tedesca negli anni del muro. Sono attratta dalle dinamiche di genere nella narrazione, dal conflitto interiore che diventa scontro per immagini, dalle nuove frontiere scientifiche applicate all'intrattenimento. È fondamentale mostrare, e scriverne, ogni giorno come fosse una battaglia.

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